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Chip & AI: Samsung e Amd in volata, Intel licenzia, il titolo Nvidia in forte ribasso



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L’intelligenza artificiale ha messo il turbo alla domanda di semiconduttori di nuova generazione ma il mercato teme la “bolla” e l’evoluzione del contesto geopolitico legato alle presidenziali Usa impone prudenza. Ecco cosa sta succedendo

Pubblicato il 31 lug 2024



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Il rialzo dei prezzi dei semiconduttori alimentato dal boom delle applicazioni Ai spinge in alto i risultati di Samsung Electronics: il produttore sudcoreano mette a segno nel secondo trimestre un utile operativo in crescita di oltre 15 volte anno su anno (10,4 trilioni di won, circa 7,52 miliardi di dollari) grazie alle vendite di chip, che trainano l’intero business del colosso dell’elettronica. Samsung prevede che la domanda per i chip per l’intelligenza artificiale resti sostenuta.

Nella seconda metà del 2024, ci aspettiamo che i server Ai rappresentino una larga porzione del mercato di memory chip, perché i grandi fornitori di servizi cloud e le imprese stanno ampliando i loro investimenti in intelligenza artificiale”, ha indicato Samsung in una nota.

Non tutti i produttori di semiconduttori beneficiano però del mercato in fase ascendente: mentre Amd cresce sull’onda dell’Ai, Intel è costretta a licenziare proprio perché non ancora capace di cavalcare le ultime novità tecnologiche. Nvidia, invece, paga il prezzo del rally in Borsa delle scorse settimane, nonché delle incertezze politiche negli Stati Uniti, e lascia diversi punti sul tappeto, anche se gli analisti continuano ad aspettarsi una trimestrale più che positiva.

Samsung vola sulle ali dei chip Ai

Per Samsung la divisione dei chip si conferma la gallina dalle uova d’oro, capace di macinare cash e rinvigorire i conti aziendali. L’utile netto della business unit è di 6,45 trilioni di won, il più alto registrato dal secondo trimestre del 2022 e il secondo utile consecutivo trimestrale. A trainare il risultato è la domanda esplosiva di chip Dram di fascia alta come gli Hbm (high bandwidth memory) usati nei chipset Ai, e i chip per i server dei data center e i dispositivi elettronici con Ai. Infatti, i ricavi di Samsung dai chip Hbm sono cresciuti del 50% nel secondo trimestre su base trimestrale.

Un risultato analogo è stato messo a segno dalla concorrente sudcoreana Sk Hynix, specialista proprio dei chip Ham, che ha registrato nel secondo trimestre il più alto utile trimestrale dal 2018 e prevede ancora crescita per la domanda di chip Ai.

Cloud e Ai, Amd alza le stime

Anche Amd (Advanced Micro Devices) ha alzato il suo forecast 2024 per i chip a supporto dell’intelligenza artificiale, prevedendo un target di vendite per l’anno intero di 4,5 miliardi di dollari, anziché 4 miliardi come indicato in precedenza. I chip Ai di Amd sono usati soprattutto dai colossi del cloud computing, ma si trovano anche nei Pc, un segmento che pure potrebbe crescere sotto la spinta delle funzionalità Ai.

I data center rappresentano, però, il maggior ramo di business di Amd e i ricavi sono cresciuti nel secondo trimestre del 115% a 2,8 miliardi di dollari, con i chip Ai che valgono oltre un miliardo di dollari, secondo le stime degli analisti. I ricavi totali di Amd nel trimestre sono saliti del 9% a 5,8 miliardi di dollari.

Per gli analisti di Wall Street, la gamma di chip Ai di Amd può competere ad armi pari con l’avanzata lineup di Nvidia, le cui azioni, dopo l’annuncio dell’ottimistico forecast di Amd, sono salite del 4,7%: il mercato è pronto a credere che il rialzo della domanda distribuirà benefici a entrambi i produttori.

Nvidia, brusca frenata in Borsa

Il rialzo di Nvidia segue una serie di giornate negative in Borsa: il titolo del chipmaker è in territorio correttivo dopo il rally dei mesi scorsi che l’ha portato al vertice per capitalizzazione (3,34 miliardi di dollari alla chiusura del mercato il 16 giugno scorso). Le azioni di Nvidia sono attualmente scambiate a un prezzo di circa il 26% inferiore al picco di giugno (oltre 140 dollari per share); a luglio la perdita è del 16%.

Secondo i commentatori, tuttavia, è fisiologico che, dopo l’impennata del prezzo, il titolo del gigante tecnologico sia in fase di assestamento; resta il fatto che le azioni di Nvidia si sono apprezzate del 110% year-to-date e del 610% dalla fine del 2022.

Nvidia, inoltre, è stata trascinata dal generale calo delle azioni dei semiconduttori negli Usa dopo un’ondata di vendite da parte degli investitori, effetto a loro volta delle dichiarazioni dell’ex presidente e candidato alle prossime elezioni presidenziali Donald Trump sulle future politiche commerciali in Asia orientale, una regione cruciale per i chipmaker statunitensi in termini sia di manufacturing che di vendite.

Nvidia resta un gigante nella produzione di chip Ai e gli analisti si aspettano una trimestrale (sarà pubblicata a fine agosto) più che positiva, con utile netto in crescita del 140% anno su anno a 15 miliardi di dollari.

Intel ancora costretta a licenziare

È in chiaroscuro, invece, la situazione di un altro colosso americano dei chip, Intel, che ha annunciato l’intenzione di tagliare migliaia di posti di lavoro per finanziare il piano di ristrutturazione e fronteggiare gli impatti di un market share in diminuzione, come riporta Bloomberg News. Sono ancora una volta i chip per le applicazioni Ai a fare da ago della bilancia: in questo campo Intel non è arrivata agli avanzamenti tecnologici delle sue concorrenti, pur rimanendo uno dei big player sul mercato dei chip per personal computer e server.

Ciò costringe per ora intel a giocare in difesa, proseguendo sul piano di ristrutturazione e riposizionamento dell’attività avviato dal ceo Pat Gelsinger a ottobre del 2022 e che ha già portato a licenziamenti, ma anche a un maggior focus sul business della fonderia, ovvero la produzione di semiconduttori per conto terzi.

Gli analisti prevedono che i ricavi di Intel nel secondo trimestre restino piatti, ma con il segmento data center ed Ai in flessione del 23%. Gli investitori si aspettano, inoltre, che l’azienda approfitti degli incentivi che l’amministrazione Biden accorda alla produzione di chip in Nord America per diversificare la supply chain: ciò aiuterebbe Intel a ridurre la dipendenza da Taiwan e a migliorare il suo outlook.

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