IL CASO

Amazon nella bufera fiscale: dal 1° agosto tutto a regime nazionale



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Scatta un nuovo filone di indagine per verificare il rispetto della normativa su tasse e imposte a partire dal 2019. Il colosso dell’e-commerce cambia “modello”: per Iva e fatture verrà applicato il regime fiscale del Paese in cui è registrata l’attività dei venditori

Pubblicato il 29 lug 2024

Federica Meta

Giornalista



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Amazon “rivoluziona” i rapporti con il fisco italiano. Dall’1 agosto 2024 tutti i servizi di vendita, logistica e altri offerti fino ad oggi dalla società di diritto lussemburghese Amazon Services Europe sarl, titolare del marchio Amazon.it, passeranno in blocco a un’altra società lussemburghese (Amazon Eu sarl) ma saranno fatturati “dalla filiale del paese” in cui si trova l’attività dei venditori, applicando “il regime fiscale di quel paese”.

E’ quanto emerge da una comunicazione, giunta nelle scorse settimane, alle partite Iva che acquistano servizi su Amazon che ha per oggetto: “Contratti Amazon Ue/Uk e trattamento Iva: aggiornamento importante”.

Le novità introdotte da Amazon

“Se la tua attività è registrata in Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia, Belgio o Svezia – si legge nella comunicazione – riceverai le fatture dalla filiale del paese in cui si trova la tua sede”. Verrà dunque applicato il regime fiscale di quel paese e l’Iva verrà detratta dalle tariffe e commissioni corrisposte ad Amazon.

Le inchieste

La decisione arriva in concomitanza con la notizia dell’inchiesta della Procura di Milano, condotta dal sostituto procuratore Elio Ramondini con la guardia di finanza di Monza: una delle società del gruppo Amazon è indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti in base alle contestazioni di dichiarazione infedele ed omessa dichiarazione.

L’inchiesta in realtà è stata aperta nel 2021 dopo alcuni controlli di routine, ma è venuta a galla solo in questi giorni, quando, tra l’altro, in un fascicolo del tutto autonomo su presunti “serbatoi di manodopera” sono stati sequestrati per frode fiscale oltre 121 milioni di euro ad Amazon Italia Transport. Da quanto si è saputo, le Fiamme Gialle, nell’indagine in corso sulla presunta evasione fiscale, in passato hanno anche effettuato perquisizioni e acquisizioni e stanno ricostruendo, a partire dal 2019, la tipologia di business del colosso statunitense, a partire dalla suddivisione dei venditori e tracciando i percorsi della merce, per verificare se sia o meno stata rispettata la normativa relativa a tasse e imposte, come dazi doganali o Iva. Al momento, gli accertamenti puntano a verificare se sia stata commessa o meno qualche violazione e poi, nel caso, si procederà a quantificare l’eventuale ammontare della presunta evasione. La Gdf sta lavorando in tandem con l’Agenzia delle Entrate, anche se, va sottolineato, al momento non c’è alcun procedimento che faccia pensare ad un contenzioso fiscale già aperto.

Stando a quanto chiarito, si tratta di accertamenti su profili fiscali lunghi e complessi, attraverso i quali si dovrà capire se ci siano state eventuali violazioni, anche tenendo conto del fatto che nel 2021 è cambiata la disciplina sulle tassazioni col recepimento di una direttiva europea. Gli investigatori stanno ricostruendo le tipologie e il funzionamento del business di Amazon, oltre che i percorsi dei beni fino alla consegna al cliente, per verificare se ci siano state violazioni delle normative o meno. Amazon, tra l’altro, sul fronte tributario, a seguito di accertamenti della Gdf di Milano, aveva versato nel 2017 circa 100 milioni di euro con un accordo di risarcimento siglato con l’Agenzia delle Entrate. Sul fronte penale, invece, quel procedimento si era chiuso con un’archiviazione dell’accusa di omessa dichiarazione che era stata contestata ad un rappresentante legale della lussemburghese Amazon Eu sarl. Il gip in quel caso aveva stabilito che il colosso del commercio elettronico aveva sì creato “una stabile organizzazione occulta” in Italia, ma solo per il settore marketing e pertanto l’imposta evasa, per il periodo che andava dal 2011 all’inizio del 2015, era inferiore ai 30mila euro all’anno e quindi al di sotto della soglia di punibilità.

La Procura milanese ha aperto anche un’altra indagine, assegnata ai pubblici ministeri Paolo Storari e Valentina Mondovì, per frode fiscale Iva sull’utilizzo di fatture false per schermare somministrazioni di manodopera che ha portato al sequestro preventivo d’urgenza da 121 milioni di euro.

In questo caso le ipotesi avanzate dagli investigatori prefigurano “una complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale, del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti”.

È stato rilevato – secondo quando ipotizzato dalla Procura di Milano – che i rapporti di lavoro con la società committente sono stati schermati da società-filtro che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative, che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale”.

Semplificando, l’ipotesi investigativa è che si trovi davanti a un caso di “serbatoi di manodopera”, quello attraverso il quale grandi aziende possono contare su “tariffe altamente competitive” sul mercato dando i servizi di logistica “in appalto” ad alcune cooperative, consorzi o altre “società filtro” in modo irregolare e arrivando allo sfruttamento del lavoro.

In una nota Amazon ha fatto sapere di rispettare “tutte le leggi e le normative vigenti in ogni Paese in cui operiamo e richiediamo che le aziende che lavorano con noi facciano lo stesso”.

“Abbiamo definito standard elevati sia per noi che per i nostri fornitori, e abbiamo un Codice di condotta che i fornitori devono rispettare per poter lavorare con noi – conclude lo statement – Continueremo a collaborare prontamente con le autorità competenti nel corso dell’indagine”.

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