PUNTI DI VISTA

Telco e pay tv, l’esperienza inglese

In UK ormai non c’è più distinzione tra operatori di tlc e broadcaster. Gli operatori a banda larga dominano il mercato delle televisione. La rubrica di Augusto Preta

Pubblicato il 11 Dic 2015

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Un altro esempio del crescente interesse delle telco nell’arena dei contenuti e delle pay tv, evidenziato dall’ultimo rapporto ITMedia Consulting, è rappresentato dalla strategia sui contenuti di British Telecom, che rappresenta ormai un punto di riferimento in Europa.

BT ha investito infatti risorse enormi nell’acquisizione di contenuti a partire dal 2013, con l’obiettivo di giocare un ruolo primario nel mercato televisivo e di rafforzare al contempo la sua posizione di leader nel settore telco. Per capire meglio la strategia di British Telecom, è necessaria una breve analisi del quadro (altamente) competitivo del Regno Unito. Nel settore dei servizi AV, i ricavi dell’industria televisiva britannica nel 2014 hanno raggiunto £13,2 miliardi, di gran lunga il maggior mercato europeo (quasi il doppio dell’Italia con la stessa popolazione), con un incremento del 3,1% sull’anno precedente. Il consumo della TV lineare cala anno dopo anno, mentre aumenta quello della TV non lineare, come i servizi catch-up e VOD.

Questi ultimi in particolare aumentano la loro popolarità: Netflix ha raggiunto 4,5 mln di abbonati e Amazon Prime Instant 1,3 mln. In questo scenario così dinamico e altamente competitivo, BT ha sviluppato la sua strategia di ingresso nel mercato del premium content assicurandosi i diritti dei principali eventi sportivi, per un totale di circa 2 miliardi di sterline. Tali accordo rappresenta una svolta per l’azienda: in precedenza BT aveva avuto soltanto l’esclusiva di qualche partita di Premier League e UEFA. L’acquisizione dei diritti esclusivi per tre stagioni della Champions League per £ 900 milioni è stata fatta con l’idea di offrirli anche in free TV, e perciò senza coprire direttamente i costi dei diritti direttamente dai servizi (pay) TV.

Ciò significa che BT si aspetta di beneficiare maggiormente dall’attrattività della sua offerta broadband rispetto ai competitor, aumentando il traffico a banda larga e di conseguenza gli abbonati. Successivamente BT ha acquisito anche i diritti di due pacchetti della Premier League per il triennio 2016-19 con un ulteriore investimento di 960 milioni di sterline. In questo modo BT Sport trasmetterà live e a pagamento 42 partite di Premier League (pacchetti B e F). Se è ancora prematuro affermare che la scelta di BT possa risultare vincente, il Rapporto ITMedia Consulting sottolinea due aspetti fondamentali di questa operazione: con il suo investimento pluri-miliardario di Champions e Premier League i ricavi dei servizi a banda larga di BT sono aumentati per sette trimestri consecutivi (dal 2013 al 2015), più di qualunque concorrente, con il valore delle azioni raddoppiato; in UK non vi è più ormai distinzione tra telco e pay TV, con tutti i principali operatori larga banda che fanno televisione e dominano il mercato televisivo e viceversa. L’ingresso degli OTT rischia di rimescolare le carte, ma vista come mossa difensiva o come strategia di lungo periodo, in questi Paesi il mercato si è ormai totalmente trasformato e la convergenza appare come un dato di fatto.

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