“Il piano industriale presentato agli azionisti e ai sindacati? Estrema positività, se vuole un giudizio sintetico”. Mauro Martinez, presidente del CNQ, l’associazione dei quadri e delle alte professionalità del Gruppo Telecom Italia commenta così la strategia 2016-2018 presentata da al presidente di Telecom Giuseppe Recchi e dall’amministratore delegato Marco Patuano.
Perché un giudizio così favorevole?
Innanzitutto perché si tratta di un piano “industriale” che, pur non dimenticando l’attenzione al debito, guarda prioritariamente allo sviluppo, specie in un momento in cui il costo del denaro ed il suo ulteriore abbassamento da parte della BCE rendono il momento propizio per gli investimenti.
Siete dunque favorevoli all’accelerazione sull’ultrabroadband.
Certo. Gli investimenti di rete in fibra e Lte, in particolare per la componente di innovazione che ne rappresenta più del 50%, appaiono assolutamente necessari ed improcrastinabili. Arrivare a fine 2018 a coprire in fibra l’84% della popolazione ed il 98% con il 4G sarà sicuramente un ottimo risultato nel processo di digitalizzazione del Paese. Vorrei sottolineare a questo proposito che Tim già vi contribuisce in maniera pesante.
Gli investimenti in innovazione marcano anche una trasformazione del business di Telecom.
Proprio per questo riteniamo fondamentale l’oramai avviata “business transformation” dell’azienda che vede passare il gruppo da telco tradizionale a digital telco & platform company, con forte focus su offerta di multimedia entertainement per il mondo consumer e servizi Ict&cloud per la trasformazione digitale delle imprese. Questo avviene in un contesto in cui già oggi la diffusione della rete in fibra stia traiando la domanda di ultrabroadband. A ciò contribuisce anche il riposizionamento del brand, allineando l’immagine dell’azienda a quella delle best practice europee che vedono nel mercato dei servizi innovativi le strategie di sviluppo.
Il piano indica anche chiare strategie di riduzione del debito.
Non possiamo che valutare positivamente le operazioni di capitalizzazione previste tra cui la valorizzazione ulteriore di quote di Inwit sul mercato, così come l’uscita dall’Argentina e la conversione obbligatoria del “convertendo” nel prossimo autunno. Ai fini dell’espansione dei ricavi e delle strategie di sviluppo, è però importante il mantenimento dell’investimento in Brasile che, nonostante le difficoltà del Paese, è ancora di forte interesse per dimensione e potenzialità del mercato, anche in ottica di future operazioni strategiche. In ogni caso, non ci sono solo i numeri del piano triennale. Ci sono anche le persone.
Cosa intende?
Intendo sottolineare l’attenzione “ragionata” di questo management ai costi operativi. Le faccio un esempio su tutti: la nuova politica di smart working, attualmente in fase pilota, ridurrà in maniera sensibile alcuni costi fissi ma nel contempo migliorerà l’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti. A questi aspetti “sociali interni” in pochi pensano quando si redige un piano industriale, soprattutto in ottica di taglio dei costi. Invece, Tim sarà la prima grande azienda italiana a farlo. Nel caso delle pratiche di smart working anche con grande attenzione alla sostenibilità dei costi sociali pubblici, come ad esempio il traffico e l’inquinamento nelle grandi città. E non possiamo che essere soddisfatti, come dipendenti ma anche come cittadini.
Che ne pensa delle prospettive dell’It di Telecom?
Il tema è importante. Credo che ogni prossima mossa vada studiata con estrema attenzione, a partire dalla individuazione del giusto partner tecnologico da individuare nell’ambito di una nuova mission di IT che, oltre a mirare all’efficientamento interno, non prescinda dalle logiche di sviluppo di mercato.
Da parte vostra, via libera al piano triennale, dunque
Come ho già accennato da parte dei quadri e delle alte professionalitá di telecom vi è un giudizio complessivo positivo su un piano industriale che punta all’innovazione e che conferma e addirittura migliora quanto promesso con il piano presentato lo scorso anno. In questo modo, mi pare che si siano messi definitivamente in soffitta i piani esclusivamente finanziari camuffati da piani di sviluppo presentati in passato.