IL CONVEGNO

Digital transformation, per le aziende italiane scatta l’ora X

Da Eni a Enel, dall’Istat alla Rai fino alle startup. Il digitale si afferma come fattore disruptive che impone un modo nuovo di rapportarsi agli utenti. Felicia Pelagalli (InnovaFiducia): “Momento straordinario di profonde innovazioni sociali”

Pubblicato il 13 Giu 2016

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“Siamo in un momento straordinario, di profonde innovazioni sociali. Ma le persone e le organizzazioni fanno fatica ad adeguarsi, spesso per paura del cambiamento. La rete fa saltare le catene gerarchiche nelle imprese, si passa dal controllo all’enpowerment della persona, dalla privacy alla trasparenza assoluta, tutto all’insegna della sperimentazione”.

Così Felicia Pelagalli (a sinistra nella foto), presidente dell’associazione InnovaFiducia e founder di Culture Srl inquadra la valenza “dirsruptive” dell’innovazione digitale per l’Italia. L’occasione per fare il punto della situazione sul settore in Italia è stata il convegno “Digitale, cambio di cultura”, che si è svolto questa mattina a Roma nella sala Polifunzionale della presidenza del Consiglio dei ministri. Un momento di confronto tra i grandi e piccoli player del settore, da Enel a Eni, dalle nuove prospettive di Istat ai cambiamenti in corso nella Tv di Stato, fino alle scelte delle aziende emergenti dell’innovazione, come “FacillityLive”, il motore di ricerca europeo, nato in Italia con l’ambizione di fare concorrenza a un gigante incontrastato del settore come Google.

“Per cogliere questa sfida – prosegue Pelagalli – è necessario avere un’apertura nei confronti dell’innovazione, non essere fermi e chiusi al nuovo. In primis riuscendo a sfruttare lo straordinario patrimonio informativo e di conoscenza che viene dai dati. L’aspetto dei big data va pensato sull’oggi e anche sul domani, perché le informazioni richiedono che la conoscenza sia restituita a chi mette a disposizione i propri dati. Anche le aziende devono entrare nell’ottica di restituire conoscenza con l’open data, superando le ‘fantasie di manipolazione’: la conoscenza che arriva dai big data deve essere utile per tutti”.

La trasformazione digitale di Istat

“La grande sfida – spiega Giorgio Alleva, presidente dell’Istat – è di utilizzare le tecnologie per sfruttare le informazioni fornite dai cittadini e le loro tracce in rete. La chiave è nell’integrazione di tutte le fonti per fornire informazioni di maggiore qualità. Questo vuol dire riscrivere le regole e integrare diverse e nuove competenze, tutte insieme, al di là di quelle prettamente statistiche”.

L’istituto nazionale di statistica è tra l’altro impegnato anche nel “nowcasting” e sta sperimentando nuovi strumenti per mettere a punto previsioni: “Il nostro mandato è allargato da quando abbiamo inglobato l’Isae, che si occupava tipicamente di previsioni. E’ importante distinguere bene questi due ambiti, perché si tratta in entrambi i casi di stime, ma molto diverse tra loro. Provvediamo a cogliere quale sia l’intensità della fiducia da parte degli attori della vita economica del Paese. Il sentimenti – conclude Alleva – si può stimare attraverso il trattamento e la raccolta di informazioni in rete. Su questo siamo in fase di sperimentazione e di studio”.

La Rai e l’informazione nel mondo digitale.

“La selezione delle notizie è sempre meno cruciale – spiega Antonio Di Bella (al centro nella foto), direttore di RaiNews24 – mentre quello che diventa sempre più importante è l’assemblaggio delle notizie. Le persone si informano sempre più suo web, spesso attraverso lo smartphone: l’online e l’all news sono come un mercato in cui le persone possono scegliere gli ingredienti e cucinare da soli, senza prendere i piatti preconfezionati che vengono dai telegiornali ‘classici’”. La Rai si sta attrezzando, sottolinea Di Bella: “L’azienda sto ormai diventando una media company: per il Paese come per la Rai è sempre più essenziale la digital inclusion: da una parte catturare i giovani attraverso le piattaforme più utilizzate dai nativi digitali, e dall’altra avvicinare a questo mondo le fasce d’età più distanti, come gli anziani. L’azienda lo sta facendo utilizzando i temi più popolari, come lo sport, e inserendo nella propria produzione, anche nelle fiction, elementi in cui i protagonisti si confrontano con i temi del digitale. Quanto all’informazione, non si conta più molto sull’effetto annuncio, ma si cerca l’elemento esplicativo, che aiuta a capire, con approfondimenti, commenti autorevoli e collegamenti con la ‘memoria’, che non possiamo permetterci di sottovalutare”.

La nuova strategia di comunicazione di Eni

“La comunicazione delle aziende cambia perché il pubblico cambia – afferma Roberto Ferrari (a destra nella foto), head digital communication strategy &data analysis di Eni – Con il digitale le persone diventano parte della comunicazione. L’informazione diventa qualcosa da condividere all’interno di una comunità, in un quadro in cui è sempre più difficile catturare l’attenzione: per riuscirci servono i contenuti di qualità. Per questo abbiamo dato vita a strumenti innovativi, come il blog dell’amministratore delegato all’interno dell’Intranet aziendale, e ci siamo impegnati a cambiare il linguaggio della comunicazione corporate online. Abbiamo dato vita a un canale Telegram in cui rilanciamo gli articoli del blog aziendale, e investiamo sui canali social. Questo ovviamente ha richiesto un cambiamento organizzativo all’interno dell’azienda, un vero e proprio salto culturale. Infine il sito istituzionale, dove abbiamo puntato con decisione sul nuovo motore di ricerca, ‘Ask Now’, per renderlo sempre più efficiente e dinamico”.

Cambia il lavoro – Tetra Packaging solutions

“Nella nostra azienda puntiamo sul fatto che le persone abbiano a disposizione i luoghi che permettano loro di lavorare al meglio, in sede o da remoto. Non ci interessa quanto stanno seduti alla scrivania, ma che raggiungano i risultati che si sono poste. Crediamo che il bilanciamento lavoro-vita privata sia un valore, come anche il lavorare nelle condizioni più favorevoli”. Così Gianmaurizio Cazzarolli, direttore dell’area valore alle persone dell’associazione InnovaFiducia e a capo delle risorse umane in Tetra packaging solutions riassume la sfida digitale nell’organizzazione del lavoro. “Per riuscirci ci vuole trasparenza totale, condivisione di tutti gli aspetti della vita aziendale. Crediamo fortemente nel fatto che le persone che lavorano per noi debbano divertirsi: solo così si realizzano personalmente e professionalmente – conclude Cazzarolli – Ci si basa sulla fiducia reciproca e non sullo sfruttamento: è una dinamica win win”.

Innovazione e sostenibilità in Enel

Le scommesse per il futuro di Enel sono quattro: l’automobile elettrica, l’energia carbon neutral, l’accesso universale all’energia e l’accesso al digital. “Il digitale sta cambiando il mondo: questa non è un’era di tanti cambiamenti, ma una nuova era – afferma Ernesto Ciorra, direttore innovazione e sostenibilità di Enel Group – Internet è solo il primo dei cambiamenti che il digitale comporta, e il mondo dell’energia ha ruolo di primo piano in questo campo: non c’è bisogno di sottolineare, infatti, che senza energia non esiste Internet”.

La scommessa di FacilityLive

FacilityLive nasce cinque anni fa come Startup: oggi conta su 70 dipendenti e brevetti in 44 Paesi nel mondo. Ci hanno definito come la risposta europea a Google, e ci poniamo l’obiettivo di migliorare e superare i motori di ricerca esistenti: il nostro motore sa ragionare come il nostro cervello, ed è in grado di leggere e riconoscere la logica che sta dietro alle ricerche. Questo vuol dire mettere l’uomo al centro del mondo, e le macchine al suo servizio. Utilizziamo una tecnologia italiana, tutti i ragazzi del nostro gruppo escono dalle università italiane”. Così Mariuccia Teroni, founder & chair di FacilityLive oltre che Vp Anitec per la digital society e ambassador & digital Icon di E-skills for job riassume la sfida raccolta dal suo gruppo: “C’è bisogno di grande fiducia, coraggio e passione di fare le cose. E’ necessario dare speranza ai giovani e dire loro che il futuro può essere ricco. Competenze digitali non vuol dire soltanto Stem, ma anche competenze creative, grafici, interfacce per far comunicar l’uomo con le macchine. Per questo abbiamo deciso di rimanere italiani ed europei e di non spostarci in Silicon Valley, per dimostrare che si può decidere di giocare un ruolo globale anche da una piccola città storica come Pavia. Non siamo gli unici, siamo tanti a seguire questa logica: crediamo in quello che facciamo e in quello che il nostro paese ci può dare. Vogliamo contribuire alla creazione di un ecosistema favorevole, proprio come succede in California”.

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