LA CURIOSITA'

E-commerce, Italia indietro eppure gli italiani sono i più bravi “affaristi” online

Secondo i risultati della survey internazionale di Ipsos per eBay siamo i più bravi a trarre il massimo risultato dalla vendita di articoli di seconda mano. E l’80% dei navigatori si fa coinvolgere nell’economia partecipativa

Pubblicato il 24 Mar 2017

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Quado si tratta di ricavare il massimo dalla vendita di un oggetto di seconda mano su Internet gli Italiani non hanno rivali. Pur utilizzano questo strumento meno di altri cittadini europei, infatti, hanno ottenuto in media da questa attività – nel 2016 – 136 euro, contro i 124 degli spagnoli e i 11° euro dei francesi. E’ quanto emerge dalla ricerca internazionale condotta da Ipsos per conto di eBay.

Nonostante riescano a trarne maggior profitto gli italiani rimangono ancora un po’ in ritardo in termini di vendite online – emerge dalla ricerca – Solo il 35% degli intervistati ha dichiarato di aver già utilizzato piattaforme online per vendere gli oggetti inutilizzati, contro il 44% degli intervistati in Spagna e il 57% in Francia, ma sono intenzionati a recuperare lo svantaggio. Il 45% degli italiani si mostra volenteroso a ricorrere all’online per la vendita dei propri beni usati in futuro e ben 50% afferma che venderà di più attraverso canali online.

“Sono tre – si legge in una nota di eBay – gli aspetti fondamentali a cui prestano attenzione gli italiani nella scelta del sito dove vendere gli oggetti di seconda mano: la sicurezza dei pagamenti (51%), la facilità di utilizzo (43%) e la popolarità del sito (39%). La sicurezza dei pagamenti assume una maggiore importanza (62%) soprattutto tra le persone interessate a vendere in futuro.

eBay è parte della vita di milioni di persone e sta accompagnando l’evoluzione della società traghettandola da un modello ‘consumer to consumer’ al modello ‘citizen to citizen’ – afferma Iryna Pavlova, responsabile comunicazione di eBay per l’Italia – Le persone vedono nelle vendite online un modo nuovo e giusto per essere dei buoni cittadini in quanto rappresenta un buon rimedio per combattere l’eccessivo consumo e per contribuire a preservare l’ambiente”.

Un altro aspetto che emerge è la tendenza sociale: sempre più persone credono nella sharing economy. Non soltanto per il fattore economico, che pesa comunque per il 50% degli intervistati, anche per la propensione a seguire uno stile di vita più sostenibile che si realizza attraverso l’utilizzo “temporaneo” degli oggetti o la condivisione. L’80% degli intervistati nei tre Paesi analizzati è coinvolto in almeno una pratica di economia partecipativa. La vendita di beni tra privati cittadini né il modo più comune.

eBay è un motore della sharing economy e da oltre 21 anni connette milioni di venditori – professionali e non – e acquirenti in tutto il mondo, dando grande rilevanza al ruolo delle persone e creando innumerevoli opportunità per tutti” – spiega Pavlova – è stata la prima piattaforma online a creare questo modello di business che negli anni si è evoluto. Oggi l’81% delle transazioni su eBay riguarda oggetti nuovi ma la vendita tra privati resta sempre una parte importante del nostro business”.

Dalla ricerca emerge inoltre che tra i venditori italiani a ricavare più denaro dalle vendite online sono i 35-44enni: 164 euro di media contro i 99 euro degli under 24.

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