Amazon, Alphabet, Microsoft e Intel chiudono il primo trimestre del 2017 con profitti in aumento, ma solo le prime due compagnie vanno oltre le stime degli analisti. Tempo di trimestrali per i giganti hi-tech degli Stati Uniti, che registrano performance con il segno più anche se con effetti diversi sugli umori del mercato.
Amazon: utili in crescita, bene il cloud – Amazon ha chiuso l’esercizio gennaio-marzo con utili in crescita del 41% e ricavi in aumento del 23%, andando oltre le previsioni degli analisti. Il colosso americano fondato e guidato da Jeff Bezos si porta a casa profitti per 724 milioni di dollari, contro i 513 milioni di dollari dello stesso periodo del 2016. Al netto di voci straordinarie, si legge fra i numeri, gli utili per azione sono cresciuti in un anno a 1,48 dollari da 1,07 dollari (5 centesimi in più delle attese). Il fatturato sale anno su anno da 29,1 a 35,7 miliardi, superando di poco le stime del mercato che si erano fermate a quota 35,3 miliardi.
Corre il business di Amazon Web Services (Awa), la divisione di cloud computing, che genera ricavi per 3,661 miliardi in rialzo del 43% dai 2,566 miliardi dell’anno precedente. Il mercato continua però a interrogarsi sulla tenuta di questi ritmi di crescita, vista la concorrenza agguerrita dei rivali Microsoft e Google (Alphabet). Da segnalare che per la prima volta Amazon ha incluso nella sua trimestrale le vendite associate ai servizi che offre a rivenditori terzi, finora presenti solo nel bilancio annuale. Questo segmento vale un fatturato di 6,438 miliardi di dollari, il 34% in più rispetto al periodo gennaio-marzo del 2016. Il Nord America resta il mercato di riferimento, seppur con una perdita operativa in aumento (da 121 a 481 milioni). Amazon sta comunque investendo con più forza al di fuori degli Usa, ad esempio in Paesi come l’India dove la competizione si fa sentire.
Per il trimestre in corso, Amazon prevede ricavi netti per 35,25-37,75 miliardi di dollari o in crescita del 16-24% rispetto al secondo trimestre del 2016. C’è attesa per vedere la reazione di Wall Street, dove da inizio anno il rialzo in borsa di Amazon è stato del 22,5% e negli ultimi 12 mesi del 51,4%.
Alphabet, ricavi e utili sopra le stime – Sorridono gli azionisti di Alphabet, la holding che controlla l’universo Google. La sua trimestrale segna 5,43 miliardi di dollari di utili, in rialzo rispetto ai 4,2 miliardi dello stesso periodo del 2016 (+29%). Al netto di voci straordinarie, i profitti per azione passano da 6,02 a 7,73 dollari, più dei 7,39 stimati dal consensus. Oltre le stime degli analisti anche i ricavi, saliti del 22% a 24,75 miliardi contro i 24,22 attesi.
Le vendite nel segmento Google, che include anche Youtube, toccano quota 24,51 miliardi, oltre 4 miliardi in più rispetto al dato del primo trimestre 2016. Corrono le vendite pubblicitarie (21,41 miliardi, +18%), che smentiscono le previsioni di un contraccolpo dovuto all’abbandono della piattaforma di Big G da parte di molte grosse compagnie. Google è riuscita a tamponare l’emorragia offrendo loro più controllo sul posizionamento dei loro messaggi promozionali. Scende del 21% il cost-per-click sui banner pubblicitari gestiti dalla compagnia di Mountain View. La voce “other bets” (letteralmente, altre scommesse, che comprende progetti come le vetture senza autista sotto il cappello Waymo, Google Fibre e prodotti come i termostati Nest) registra un fatturato di 244 milioni, in aumento dai 165 milioni dell’anno prima. Ma anche una perdita operativa di 855 milioni di dollari, più dei 774 milioni dello stesso periodo del 2016.
Alphabet continua a non indicare le vendite generate dalle attività cloud, un mercato in cui compete contro Amazon. Nella voce “Google other revenues“, in cui ricade il segmento cloud, i ricavi salgono a 3,1 miliardi di dollari (+49%). Ruth Porat, direttore finanziario di Alphabet, definisce i risultati “eccellenti” e preannuncia un 2017 “straordinario”. Google, spiega il cfo, “continuiamo a beneficiare dei nostri investimenti in prodotti innovativi”.
Microsoft, il mercato teme i ricavi deboli – Profitti in rialzo anche per Microsoft, che chiude il primo trimestre dell’anno in corso con profitti a quota 4,8 miliardi (+28% rispetto allo stesso trimestre 2016), pari a un utile per azione di 73 centesimi (contro i 67 del consensus). A far calare qualche nube sui conti della compagnia guidata da Satya Nadella è la performance del fatturato, attestatosi a 22,1 miliardi con un aumento dell’8% che però è inferiore alle previsioni di 23,62 miliardi.
Meglio delle stime la divisione Intelligent Cloud, che si è distinta con entrate per 6,76 miliardi rispetto ai 6,60 miliardi ipotizzati alla vigilia. Azure, che compete con Amazon Web Services nelle piattaforme cloud per il business, ha aumentato il giro d’affari del 93%. Soffre la divisione personal computing, che si ferma a 8,84 miliardi di ricavi, in calo del 7%, contro i 9,22 miliardi attesi. “I nostri risultati nel trimestre riflettono la fiducia che i clienti hanno nei servizi di Microsoft Cloud – commenta l’Ad Nadella -. Da grandi multinazionali a piccole e medie aziende fino a non-profit ovunque nel mondo, le organizzazioni usano le piattaforme cloud di Microsoft per dare vita alla loro trasformazione digitale”.
In crescita del 12% le spese operative, che toccano gli 8,4 miliardi a causa dell’acquisto di LinkedIn. Un affare da 27 miliardi di dollari che ha generato 975 milioni di dollari in ricavi, segnando tuttavia una perdita operativa di 386 milioni. A Wall Street ieri il titolo ha chiuso in rialzo dello 0,65% a quota 68,27 dollari ad azione.
Intel, deludono i ricavi in flessione – Infine Intel, che batte le attese di profitti nel primo trimestre dell’anno ma non quelle di fatturato. Il colosso dei microprocessori riporta profitti in rialzo del 50% a 3 miliardi di dollari, pari a utili per azione di 66 centesimi (65 quelli attesi dagli analisti). Deludono invece i ricavi che si fermano a 14,8 miliardi e che, pur in rialzo del 7%, hanno provocato una flessione del 3% del titolo in Borsa.
Intel sta cercando di diminuire la sua dipendenza dal settore in crisi dei personal computer, che oggi rappresenta ancora metà del suo giro d’affari. Non riesce a ingranare il segmento dei data center, con un fatturato di 4,2 miliardi inferiore alle attese (4,35 miliardi). Va meglio per il business IoT, in rialzo dell’11% a 721 milioni e superiore alle attese di 714 milioni. Di recente Intel ha anche scommesso sulle tecnologie di guida autonoma, con l’acquisto di Mobileye per 15,3 miliardi.