“Industry 4.0 deve diventare impresa 4.0 e business 4.0”. Lo ha detto Donato Iacovone , ceo Italia e Managing Partner Italia, Spagna e Portogallo di EY nell’intervento di apertura dell’EY Capri Digital Summit 2017. “Dobbiamo intercettare il cambiamento e avere una visione olistica su cosa accade nelle nostre imprese. L’innovazione è diventata sempre più complessa, sofisticata e va gestita in ecosistema”, ha detto Iacovone.
Determinante l’open innovation: “L’innovazione si fa su sistemi aperti coinvolgendo fornitori, clienti, developers, università. Bisogna creare un ecosistema e intorno ad esso capire cosa fare”. Secondo Iacovone bisogna anche puntare sugli spin off, sul corporate venture capital “anche e soprattutto per generare nuova imprenditoria”.
Sulla strada però c’è lo scoglio competenze: “Il nuovo scenario economico-sociale si regge sul capitale umano e sulle competenze. Nessun azienda può sopravvivere se ha il 30% di ‘zavorre’ e bisogna lavorare non solo sulla riqualificazione del personale ma anche sullo sviluppo di nuove competenze”. Secondo Iacovone “l’allocazione delle competenze alte è un tema nuovo e interessante e dobbiamo concentrarci su questo tema nei prossimi anni”.
L’Italia è ancora “indietro” sul commercio elettronico, classificandosi al terzultimo posto in Europa, “ma il trend per il 2017 parla di una crescita intorno al 20%, raggiungendo i 23,4 miliardi di valore: se la previsione sarà rispettata sarà il migliore incremento del 2010”, e quasi il doppio “rispetto ai 12,6 miliardi del 2013”. “La nuova centralità del cliente – ha quindi rilevato Iacovone – spinge tutte le imprese, grandi e piccole, al cambiamento guidato da un consumatore più attento, esigente, preparato e multichannel: il 51% dei consumatori europei ricerca offline e compra online e il 72% dei millennial vuole comprare esperienze, non solo beni”. Pertanto, ha aggiunto, “le aziende devono rivedere i processi produttivi e di vendita per adattarsi a questo nuovo scenario. Innovare non significa, quindi, solo adottare un approccio digitale, ma necessita un cambiamento radicale della cultura d’impresa, per essere in grado di seguire la società e il mercato. Per attuarlo, e per reggere la velocità e intensità d’impatto moltiplicate dalla tecnologia, servono competenze elevate, da sviluppare e sostenere attraverso nuovi modelli educativi, percorsi formativi basati sullo scambio e interazione”.
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