SCENARI

E-health, Manzana (Gpi): “Rimettere il paziente al centro, ma servono processi standard”

Il presidente dell’azienda trentina fa il punto sulla sanità digitale: “Il freno non è la diversità dei sistemi IT quanto la mancanza di protocolli per la condivisione dei dati. Seguire l’esempio della ricetta elettronica”

Pubblicato il 09 Mar 2016

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“Oggi l’e-health in Italia soffre della stessa frammentazione che caratterizza tutto il sistema sanitario nel nostro paese. Dobbiamo andare oltre, e la parola d’ordine è standardizzare i processi”. Così il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in merito al ripensare in digitale il sistema socio-sanitario facendo leva su servizi sempre più efficienti, nuovi modelli di cura a misura di paziente e risparmi di lungo periodo per il sistema.

Affermazioni che trovano d’accordo Fausto Manzana, presidente e amministratore delegato di Gpi, con sede principale a Trento e filiali in Italia e all’estero. “Dal 1988 operiamo nel mercato dell’Ict in sanità con competenze che abbracciano quasi totalmente i processi core – amministrativi, sanitari e di prevenzione – delle strutture pubbliche e private”, spiega. Quindi Manzana affronta il tema della “frammentazione” sollevato dal Ministro. “È vero, ma non dipende dall’eterogeneità dei sistemi informativi ma dalla mancanza di metriche e protocolli per la condivisione delle informazioni. I progetti di ricetta elettronica e fascicolo elettronico dimostrano come sia possibile superare la frammentazione in presenza di sistemi informativi eterogenei attraverso quadri normativi chiari e condivisi”.

Quindi il presidente di Gpi valuta l’importanza della standardizzazione dei processi “che però deve avvenire a tutti i livelli: amministrativo, diagnostico, terapeutico, assistenziale. Solo così può rappresentare la chiave per il superamento della frammentazione e l’approdo alla definizione di metriche di misurazione condivise”. Dunque l’innovazione digitale come grande opportunità in ambito sanitario. Ma a che punto è l’Italia?

“Purtroppo i risultati conseguiti sono ancora difformi, con uno scenario a macchia di leopardo. Insomma, il paziente non è ancora al centro dei processi assistenziali, di cura e prevenzione”, riprende Manzana, precisando che “qualunque revisione di tali processi deve fondarsi sulla sostenibilità finanziaria per tutti i portatori di interessi: cittadini, provider delle prestazioni, payers”. Senza dimenticare l’importanza della formazione. “La rivoluzione digitale sta trasformando il mondo delle apparecchiature medicali tradizionali e la linea di demarcazione tra hardware e software risulta sempre più labile”, prosegue, sottolineando come “il digital-divide, ossia la ridotta familiarità con gli strumenti digitali del personale sanitario, è solo parzialmente un ostacolo da superare. Una difficoltà maggiore è rappresentata dalla modellazione dei Pdta (Percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali) e dalla revisione dei processi organizzativi”.

Quindi la grande novità della ricetta elettronica – che dallo scorso primo marzo è utilizzabile presso qualsiasi farmacia presente in Italia – con l’obiettivo, come ha spiegato il ministro Lorenzin, “di garantire un’assistenza migliore e più semplice nel percorso di cura e verificare l’appropriatezza prescrittiva”. E ancora: “Tracciabilità delle prescrizioni, una più efficace integrazione tra tutti gli operatori sanitari grazie alla sincronizzazione delle attività di prescrizione da parte del medico e di erogazione da parte del farmacista, per consentire di controllare l’appropriatezza e ridurre eventuali truffe e falsificazioni, con un risparmio di tempo e di oneri burocratici”.

Su questo tema, Manzana spiega che “la ricetta elettronica è già da tempo una realtà in alcune regioni. Come in Trentino, dove da mesi i cittadini possono ricevere prescrizioni per farmaci e prestazioni in modo completamente paper-less senza nemmeno l’impiego del promemoria cartaceo, grazie ad uno specifico consenso richiesto al paziente”. E in merito a possibili vincoli? “Possono essere rappresentati unicamente dalle interpretazioni non sempre uniformi del quadro normativo a livello locale”, conclude il presidente di Gpi.

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