ACQUISIZIONE

Sia punta su Ubiq per il mobile couponing

Lo specialista delle tecnologie di pagamento ha ottenuto il 69% della compagine azionaria della startup titolare dell’applicazione T-frutta

Pubblicato il 26 Gen 2016

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Diffondere la pratica degli strumenti di pagamento cashless in Italia significa prima di ogni altra cosa agganciarli a servizi a valore aggiunto che invoglino i consumatori a sfruttare le piattaforme digitali. Programmi di loyalty e couponing sono in questo senso due killer application. Lo sa bene Sia, lo specialista tricolore delle soluzioni tecnologiche dedicate alle transazioni elettroniche, che ha acquisito Ubiq, startup nata come spin-off dell’Università di Parma nel 2012 e attiva da maggio 2015 con la mobile app T-frutta nei servizi di cashback dedicati al largo consumo. L’accordo, che prevede la cessione delle quote di maggioranza di Ubiq (il 51%, a cui è seguito un aumento di capitale che ha portato al 69% le azioni in mano a Sia), permetterà all’azienda emiliana di passare da una dimensione prettamente locale (35 mila utenti su cinque province) a un mercato che nel 2016 dovrebbe contare circa 100 mila iscritti in tutta la Penisola.

Come funziona il servizio? Una volta scaricata la app e dopo aver autorizzato Ubiq al trattamento dei dati personali, basta inserire nella piattaforma un conto corrente o un account PayPal al quale sarà inviato il cashback. A quel punto l’applicazione offre all’utente un volantino digitale con i prodotti in promozione, suddivisi per categorie merceologiche. L’utente può recarsi in qualSiasi negozio, supermercato o centro commerciale che disponga dei prodotti e che emetta uno scontrino parlante, acquistarli e, una volta a casa, utilizzare T-frutta per fotografare con lo smartphone la ricevuta. L’applicazione invia automaticamente al sistema il documento, che viene processato, e autorizza in caso di esito positivo dell’operazione il cashback, che viene accreditato direttamente sul conto del consumatore. In alternativa è possibile richiedere il saldo via assegno circolare o destinare la somma a soggetti terzi come donazione.

“Il modello di business di Ubiq si bassa sulla ritenuta di una fee rispetto al cashback erogato dalle nostre aziende clienti”, ha spiegato il fondatore e presidente Davide Pellegrini durante la conferenza stampa di ufficializzazione dell’ingresso di Sia, che si è tenuta stamattina a Milano. Non sono stati forniti i dettagli né sul valore dell’operazione finanziaria né sulle commissioni trattenute da Ubiq per singolo cashback. Pellegrini ha però precisato che le fee sono “assai inferiori a quelle applicate nel mercato dei coupon cartacei (il cui valore in Italia si aggira intorno ai 70 milioni di euro, ndr), pari ovvero al 14% del rimborso. La grande sfida per noi”, ha continuato Pellegrini, “è riuscire a perfezionare l’industrializzazione del sistema, garantendo ai nostri utenti gli standard di qualità e di servizio offerti da Sia. I numeri ci sono: il target di riferimento è quello degli under 54, il meccanismo dà tassi di redemption elevati, del 35%. La prossima tappa è il lancio sul territorio nazionale entro l’estate 2016, per cui sono imprescindibili un irrobustimento del motore analitico e lo sviluppo di partnership con i clienti di Sia. A breve potremo ufficializzare i nuovi accordi, spero nell’ambito dell’elettronica di consumo”. Attualmente Ubiq conta una ventina di collaboratori e un fatturato di 800 mila euro. L’obiettivo nel medio termine è triplicare le revenue.

L’acquisizione di Ubiq si inserisce in un quadro strategico che Sia sta orchestrando in Italia (dove viene generato l’80% delle revenue) e all’estero, con l’intento di accompagnare una espansione organica Sia sul piano delle competenze interne Sia, per l’appunto, con la differenziazione in nuovi mercati e tramite meccanismi di buy out. “Il piano 2016-2018 prevede il mantenimento di un tasso di crescita che finora è stata organica. Adesso, attraverso i nuovi azionisti, valutiamo acquisizioni”, ha confermato Massimo Arrighetti, amministratore delegato di Sia, che ha parlato di un incremento medio del fatturato dell’8% dal 2011, arrivando agli attuali 426 milioni di euro, con utili che invece hanno fatto registrare un +30%. “Non abbiamo fatto scelte tecnologiche di campo: noi offriamo tutti i servizi di pagamento possibili, dalla monetica al bonifico tradizionale, fino alle transazioni P2P via mobile offerte da Jiffy, con una proposizione che non copre solo l’ultimo miglio, ma anche l’infrastruttura e l’ecosistema sottostanti, inclusi gli strumenti di sicurezza e di clearing”. Jiffy, con 250 mila utenti attivi, è ad oggi la piattaforma di pagamento P2P più diffusa nel SEPA (Single Euro Payments Area). Il sistema non è ancora connesso a T-frutta, per la ricezione del cashback, ma Arrighetti non ha escluso che a breve arrivi anche questa implementazione.

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