IL CONVEGNO DEL CORRIERE DELLE COMUNICAZIONI

Ngn, il grande nodo investimenti

Operatori di tlc divisi sull’incognita delle risorse a favore delle nuove reti. Botta e risposta fra le parti in occasione del convegno Telco per l’Italia organizzato dal nostro giornale. Maurizio Dècina: “Le infrastrutture sono il catalizzatore del cambiamento, ma il target devono essere applicazioni e servizi”

Pubblicato il 09 Mag 2012

Anche una tavola rotonda dedicata alle reti Ngn al convegno "Telco per l’Italia! Il ruolo delle infrastrutture e dei servizi di telecomunicazione a supporto dell’Agenda Digitale e della ripresa economica" organizzato dal Corriere delle Comunicazioni: quali le tecnologie su cui puntare e chi dovrà investire? Per Gianluca Baini, amministratore delegato di Alcatel Lucent, servirà un mix di tecnologie: fibra e rame; fisso e mobile; macro e micro celle, perché non su tutto il territorio italiano è “economicamente conveniente investire in fibra”. Una delle soluzioni può essere rappresentata dal satellite, come ha illustrato Achille De Tommaso, amministratore delegato di Skylogic, società al 100% di Eutelsat: grazie al lancio del suo nuovo satellite, Skylogic offre una connessione veloce, di alta qualità e a costi analoghi a quelli delle offerte broadband alternative. Laddove gli operatori non investono, interviene Infratel: “Il nostro ruolo per le Ngn è fondamentale”, ha affermato il direttore generale Salvo Lombardo, “e abbiamo già definito un piano strategico per portare entro il 2020 Internet a 100 Megabit al 50% della popolazione italiana e almeno 30 Megabit al restante 50%”. Un piano che richiede però investimenti di 15-20 miliardi di euro e va “finanziato insieme ai privati”.

Roberto Loiola, Vice President Western Europe di Huawei ha ricordato l’impegno del vendor cinese sul fronte Ngn a livello di rete (fissa e mobile) ma anche di device, grazie a continui investimenti e a un’intensa attività di ricerca e sviluppo.Mario Mella, Cto di Fastweb, ha sottolineato invece come l’infrastruttura complessiva di Fastweb sia cresciuta del 25-30% negli ultimi anni grazie agli investimenti in fibra per i settori PA e impresa. “Sul fronte residenziale invece la scarsa chiarezza delle regole ferma gli investimenti”, ha detto Mella. “Fastweb è interessata a investire in Italia ma vogliamo chiarezza sulla direzione degli investimenti”.Un punto su cui si è espressa ancheDina Ravera, Chief Operating Officer di H3G, secondo cui “l’Italia deve darsi da fare per non allontanare i pochi investitori stranieri presenti nel paese, per esempio rivedendo i limiti elettromagnetici”. La Ravera ha ricordato che il traffico sulle reti di H3G è aumentato del 300% negli ultimi 24 mesi e per questo l’operatore sta fortemente puntando sugli investimenti di rete.

Secondo Stefano Parisse, Direttore Strategy e New Business di Vodafone Italia, nelle telecomunicazioni fisse “non si e’ creato quel circolo virtuoso che nel mobile ha conciliato investimenti in innovazione e calo dei prezzi perche’ e’ mancata la spinta della competizione”. Per massimizzare i benefici per il Paese, spiega Parisse “le infrastrutture devono essere utilizzate dal maggior numero di persone, a condizioni economiche accessibili”. Per questo “la ricetta e’ la realizzazione di un’unica infrastruttura in fibra passiva FTTH, aperta a tutti gli operatori”.

Perciò occorre più concorrenza: come è stato nel mobile, ma non è ancora nel fisso. Una visione non condivisa da Giuseppe Roberto Opilio, Direttore Technology di Telecom Italia, che ha sottolineato come Telecom Italia sia impegnata a investire in nuove reti sia per il mercato business che consumer, aggiungendo che “Telecom Italia non ha alcun monopolio sulle reti, la rete è di tutti”.Ma per Nicola D’Angelo (Commissione per le infrastrutture e le reti, Agcom) in Italia manca una vera concorrenza sulle infrastrutture, proprio per i “forti limiti sulla rete fissa”. “Oggi esiste una dicotomia tra chi fornisce accesso e chi fornisce contenuti e servizi, i cosiddetti over the top”, ha notato D’Angelo, “e se l’Europa deve intervenire con la sua vigilanza antitrust sul dominio degli Ott, dall’altro l’Italia deve interrogarsi sulla sua debolezza strutturale rappresentata dalla rete fissa in monopolio”. “Le infrastrutture sono il catalizzatore del cambiamento, ma il target devono essere applicazioni e servizi”, ha concluso il moderatore della tavola rotonda Maurizio Decina, Professore Ordinario di Telecomunicazioni del Politecnico di Milano. “La grande domanda è se e quanto i consumatori sono disposti a pagare per avere 100 Megabit? Per gli operatori il ritorno sull’investimento è la chiave e l’Italia deve lavorare sulla semplificazione normativa, l’eliminazione delle sovrapposizioni tra reti e il rilancio della concorrenza”.

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