PRIVACY

Street View, Ico: “Google ceda i dati in suo possesso”

Mountain View ammette di non aver distrutto tutte le informazioni raccolte involontariamente nell’ambito delle rilevazioni per il servizio di mapping nel Regno Unito e in altri paesi. L’ente britannico per la tutela della privacy: “L’azienda viola gli accordi”

Pubblicato il 31 Lug 2012

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Si riaccende il caso Street View, con un’ammissione shock di Google: i dati raccolti illegalmente dal motore di ricerca sulle reti wireless nella sua attività di raccolta per il servizio di mapping non sono ancora stati distrutti e per questo chiede scusa, ma nel contempo chiede all’Ico, l’ente per la tutela della privacy in Uk, istruzioni su come procedere. Reazione stizzita dell’agenzia: “Quei dati non dovrebbero più esistere da tempo”.

Google aveva ricevuto nel lontano novembre del 2010 l’ordine tassativo di distruggere i dati personali raccolti per sbaglio dalle reti wi-fi, ma per sua stessa ammissione con una lettera inviata all’Ico, l’ente per la tutela della privacy britannica, Mountain View ha fatto sapere che i dati sono ancora lì, a disposizione. Pronta la replica dell’Ico, che ha ingiunto a Google di cederle i dati. “Il fatto che parte dei dati ancora esista è contrario agli accordi siglati da Google”, fa sapere l’Ico, che vuole vederci chiaro e per questo intende passare al setaccio i dati conservati da Google, fra cui email e comunicazioni personali degli utenti intercettati.

In una lettera all’Ico, Peter Fleischer, Google Global Privacy Counsel, ha ammesso che il motore di ricerca è ancora in possesso di una piccolo parte di quei dati raccolti dai veicoli Street View in Uk.
Tra l’altro Fleischman aggiunge che altri dati raccolti in altri paesi non sono ancora stati distrutti, senza precisare di quali paesi si tratti.

Negli Usa Google per ora se l’è cavata con una mini multa di 25mila dollari da parte dell’Fcc (Federal communication commission) per il caso Street View, per aver intralciato la raccolta dei dati in oggetto e le attività dell’agenzia. Nell’Ue il problema è il coordinamentofra le diverse authority garanti della privacy sul comportamento da adottare nei confronti del motore di ricerca. Non è certo tenera l’Ico, che ricorda a Google come in primo luogo quei dati non avrebbero dovuto essere raccolti.

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