IL REPORT

Ocse: “Scuola digitale, Italia al palo”

Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo annuncia che a settembre nelle scuole italiane arriveranno altre 4.200 lavagne digitali. Ma non basta. Secondo l’Ocse investiamo troppo poco e il gap con gli altri Paesi è profondo. Intanto Consip lancia il bando Mepi

Pubblicato il 06 Mar 2013

Italia in ritardo nella digitalizzazione del sistema scolastico. E’ l’Ocse nel report “Review of the Italian Strategy for Digital Schools” a mettere in evidenza il gap del nostro paese, che ad esempio rispetto alla Gran Bretagna è indietro di 15 anni nel processo di informatizzazione delle classi. “Al ritmo attuale ci vorranno più di 15 anni per dotare l’80% delle classi italiane” di dotazioni tecnologiche nelle classi, in particolare delle lavagne interattive multimediali (Lim), “ovvero per raggiungere l`attuale livello di dotazioni del Regno Unito”. Lo dice l’Ocse nello studio sul Piano nazionale italiano per la scuola digitale, presentato oggi al Ministero dell’Istruzione. Le criticità riguardano innanzitutto le risorse: i 30 milioni di euro l’anno stanziati (5 euro per studente) sono un budget insufficiente. Ma non solo. Sono scarse anche le risorse didattiche digitali a disposizione dei docenti.

Proprio oggi il ministro Francesco Profumo ha annunciato che a settembre saranno installate negli istituti del paese 4.200 nuove lavagne multimediali (Lim) che passeranno dalle attuali 69.813 (21,6% di copertura delle aule) a 74.013 (23% di copertura), per un totale del 6% in più. Le classi 2.0 attivate (quelle dotate di più strumenti tecnologici) passeranno da 416 a 3mila (+2.600 classi pari a un incremento del 621%). Mentre le scuole cosiddette 2.0 (quelle dove ci sono spazi comuni con strumenti digitali per la didattica) passerannmo da 14 a 30 (+114%). Lo ha detto il ministro, illustrando al ministero il Rapporto Ocse sulla digitalizzazione nelle aule d’Italia e lo sviluppo del Piano nazionale scuola digitale per l’informatizzazione degli istituti.

Oggi abbiamo 1 pc ogni 15 studenti alla primaria e 1 ogni 11 alle medie. Alle superiori sono 1 ogni 8. Numeri pallidi a confronto con le medie europee. Il 18 settembre il ministero ha avviato una serie di accordi con le Regioni per implementare le dotazioni informatiche. “Il Piano per la digitalizzazione delle scuole – ha ricordato il ministro – è partito 5 anni fa. Purtroppo gli investimenti sono ridotti anche se il progetto e’ allineato con gli standard europei. La comunità di docenti e dirigenti delle scuole è pronta per la digitalizzazione, ma servono investimenti – ha proseguito appellandosi al prossimo governo – Anche gli studenti chiedono una scuola al passo con la loro vita quotidiana. E con la scuola digitale – chiude Profumo – ad esempio le famiglie potranno risparmiare circa 100 euro all’anno in spesa per i testi di studio. Stiamo facendo intese anche con gli operatori telefonici per dotare di connessione studenti e famiglie”

“Il paese, la comunità scolastica (insegnanti, presidi) sono pronti perché pur nelle difficoltà oggettive – ha detto il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo – hanno dimostrato di saper reagire. Bisogna però rendersi conto che la scuola oggi è parte integrante del territorio, della famiglia e quindi credo che debba esserci una compartecipazione più profonda. Pensare che tutto debba essere messo a disposizione dalla scuola è utopia, serve invece un lavoro di squadra. Insomma se uno studente ha un tablet lo porti pure a scuola, come fosse un libro, e lo usi per studiare”. E’ chiaro che la scuola deve mettere a disposizione le grandi infrastrutture (banda larga, ad esempio) ha aggiunto il ministro assicurando l’impegno per collegare sempre più scuole alla rete Garr della ricerca.

Ocse: “Budget di 30 milioni insufficiente”

I 30 milioni di euro l’anno stanziati (5 euro per studente) sono un budget insufficiente, sosteine l’Ocse. L’Italia è “in ritardo rispetto alla maggioranza dei paesi: nel 2011 solo il 30% degli studenti italiani di terza media utilizzava le Ict come strumento di apprendimento durante le lezioni di scienze, rispetto a una media del 48% in altri Paesi dell’Ocse“, dice l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nello studio sul Piano nazionale italiano per la Scuola Digitale.

L’Ocse spinge l’Italia a trovare finanziamenti integrativi, da parte di Regioni, Fondazioni e scuole e ad aprirsi ad altre tecnologie meno costose e scelte dalle scuole (kit composto da computer di classe, visualizzatore e proiettore). Sarebbe di aiuto, inoltre, lo sviluppo di una piattaforma virtuale di scambio delle risorse digitali per insegnanti, la possibilità per le scuole di organizzare la formazione dei docenti in modo flessibile, l’istituzione di premi per gli insegnanti e fiere dedicate all’innovazione e la definizione di obiettivi e criteri di valutazione dei risultati.

“Il Piano Lim – ricorda l’Ocse – è la principale iniziativa a sostegno delle dotazioni tecnologiche nelle classi, in particolare delle lavagne interattive multimediali” ma “il suo maggiore limite consiste nella lentezza della sua attuazione. Nel 2012 il 16% delle classi italiane (al massimo) erano dotate di lavagne interattive, con un aumento di 11 punti di percentuale rispetto al 2010”. Questa lentezza “ha portato ad una presenza disomogenea delle dotazioni nelle scuole che crea discontinuità nell`esperienza didattica delle tecnologie digitali degli insegnanti, limita le loro opportunità di apprendimento e riduce la loro capacità di sfruttare tutto il potenziale didattico della tecnologia”, conclude l’Ocse.

Nell’ ambito della presentazione del rapporto Consip ha annunciato la pubblicazione del bando “MePI Soluzioni per la scuola: Soluzioni integrate per la scuola digitale”, che segna l’avvio definitivo del progetto Mercato elettronico della Pubblica Istruzione (MePI), un’area del Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione, a disposizione delle scuole italiane per acquistare on line beni e servizi destinati alla didattica ed alla gestione organizzativa della Scuola.

Le imprese che offrono soluzioni integrate per la Scuola digitale potranno pubblicare i loro cataloghi e, una volta raggiunto un idoneo popolamento, le istituzioni scolastiche potranno procedere alle operazioni di acquisto.

L’iniziativa rientra nell’ambito della collaborazione già avviata negli anni scorsi tra Miur-Mef e Consip. In particolare, il Miur ha contribuito a definire le caratteristiche funzionali delle soluzioni integrate per la scuola digitale, in linea con gli indirizzi, gli obiettivi e i requisiti del Piano Nazionale Scuola Digitale (Pnsd), mentre Consip, in esecuzione del mandato attribuito dal Mef, pubblica i cataloghi delle soluzioni offerte dai fornitori.

Nell’ambito del MePI le imprese fornitrici presenteranno i beni e i servizi aggregati secondo logiche coerenti con la destinazione d’uso scolastica e gli istituti scolastici di ogni ordine e grado potranno selezionare sistemi integrati o singoli prodotti e soluzioni, con requisiti tecnici e di servizio personalizzati. Sarà quindi favorita la standardizzazione e l’interoperabilità delle soluzioni, semplificando e velocizzando il processo d’acquisto attraverso la piattaforma elettronica.

Le soluzioni integrate per la scuola digitale oggetto del bando sono costituite da prodotti, applicazioni e contenuti specifici per la Scuola digitale. Ogni soluzione tecnologica integrata proposta nel MePI sarà aperta, interoperabile e collegabile con altri dispositivi. La soluzione integrata proposta deve risultare in linea con le finalità del Piano Nazionale Scuola Digitale quindi deve essere rivolta ad una delle azioni di cui consta il PNSD (“LIM in Classe”, “Cl@ssi 2.0“, “Scuol@ 2.0” , “Centri Scolastici Digitali”).

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