Riscoppia la polemica sul braccialetto elettronico fornito da Telecom Italia al Viminale. Dopo l’interrogazione del febbraio dell’anno scorso, a firma dell’ex guardasigilli Nitto Palma (Pdl), oggi è il M5S a chiamare in causa il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri.
“Le spese folli per i braccialetti elettronici targati Telecom ed i possibili conflitti d’interessi del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, il caso, dopo essere scoppiato su diversi organi di stampa finisce in Parlamento”. E’ quanto si legge in una nota dei senatori del M5S nella quale si annuncia la presentazione a Palazzo Madama di un’interrogazione parlamentare sul tema. Firmatari dell’atto: Bartolomeo Pepe, Mario Giarrusso, Maurizio Buccarella Enrico Cappelletti e Alberto Airola.
“Il responsabile Administration Finance and Control della Telecom – si legge nell’interrogazione – è Piergiorgio Peluso, che, con uno stipendio annuo lordo di circa 600mila euro, risulta essere figlio di Anna Maria Cancellieri ovvero colei che, in veste di ministro dell’interno prima e di ministro della giustizia poi, avrebbe assunto la responsabilità di queste ingenti spese per l’erario”. “L’impegno del ministero rispetto a tali folli spese contrasta con i tagli ai bilanci dei tribunali e con i tagli, per altro inspiegabili e insensati, dei tribunali stessi” continuano Pepe e gli altri senatori del M5S.
I parlamentari ‘grillini’ pongono quindi alla Cancellieri quattro domande: e cioè se risponda al vero quanto riportato sulla stampa; se non ritenga ”di investire diversamente e in modo migliore l’ingente somma di denaro pubblico, destinata al rinnovo del contratto per i braccialetti elettronici alla Telecom”; se non intenda riferire in Parlamento con urgenza sulla destinazione di questa ulteriore spesa a carico dei contribuenti. Quali iniziative, infine, intenda assumere ”al fine di dirimere tutti i possibili dubbi circa eventuali conflitti di interessi in capo ai vertici dell’esecutivo”.