DIRITTO D'AUTORE

Copyright, Posteraro: “Contestazioni basate su inesattezze”

Il commissario Agcom commenta le critiche al provvedimento: “Alcune categorie hanno meno interesse di altre a tutelare il diritto d’autore online”

Pubblicato il 31 Lug 2013

“Gravi inesattezze”: così il commissario di Agcom Francesco Posteraro commenta alcune delle critiche piovute in questi giorni sullo schema di regolamento sul diritto d’autore online approvato il 25 luglio scorso dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

Il provvedimento, attualmente in consultazione pubblica per un periodo di 60 giorni, prevede azioni soprattutto contro la pirateria massiva (siti e piattaforme) e non contro i singoli utenti, l’intervento dell’Authority solo su istanza e non d’ufficio, la rimozione selettiva o disabilitazione dell’accesso ai contenuti illeciti e tempi per i procedimenti fissati in 10 giorni per le violazioni più gravi. Proposte che, appunto, non hanno mancato di suscitare polemiche e contestazioni tra esperti e addetti ai lavori. Particolarmente veementi le proteste di Assoprovider e dell’avvocato Fulvio Sarzana. Ma Posteraro, relatore del testo insieme ad Antonio Martusciello, commenta: “Fermo restando che alcune categorie hanno ovviamente meno interesse di altre a tutelare il diritto d’autore online, alcune affermazioni peccano quanto meno di superficialità”.

In particolare Assoprovider, in una recente nota, ha espresso “vivissima preoccupazione per lo schema di regolamento che finirebbe per trasformare ogni intermediario della rete in un organo di polizia giudiziaria che controlla 24 ore su 24 l’intera rete mondiale”. Posteraro ribadisce che, in base all’attuale testo, l’Autorità agisce solo a seguito di istanza di parte e, se accerta la sussistenza di una violazione del diritto d’autore, ordina agli Internet Service Provider di farla cessare attraverso la rimozione selettiva dei contenuti diffusi illegalmente o mediante la disabilitazione dell’accesso ai medesimi. “I provider, quindi, saranno chiamati a compiere, su richiesta, specifiche azioni, e non a controllare preventivamente la rete” insiste il commissario.

Sia Sarzana sia Assoprovider contestano inoltre l’obbligo per i provider di “consegnare, a 48 ore dalla richiesta, i nomi dei titolari di siti Internet, di blog, di forum, senza peraltro che sia stata elevata nei loro confronti alcuna contestazione formale, in aperta violazione dei principi di tutela della privacy”. Ma Posteraro ricorda la legislazione vigente, e in particolare l’articolo 17 del decreto legislativo n.70 del 2003, in cui è previsto che l’autorità amministrativa possa chiedere al provider l’identificazione del destinatario dei suoi servizi. “In materia di enforcement lo schema di Regolamento – sottolinea l’esponente dell’Authority – non contiene niente di più di quanto è nella legge italiana e non fa che applicare la legge esistente”. Peraltro il Commissario ricorda, en passant, che non sono previste sanzioni per la mancata comunicazione dei nomi dei titolari dei siti.

Sempre secondo l’avvocato Sarzana, i provider “dovranno fare dei ‘posti di blocco’ sulle autostrade informatiche, a loro non riconducibili, per individuare quale opera violi il diritto d’autore, per poi rimuovere le opere su reti non loro. Per fare ciò i provider dovranno fare necessariamente la Deep packet inspection (Dpi), ovvero l’analisi dei flussi di traffico di siti internet per cercare di rimuovere le pagine incriminate, strumento di sorveglianza preventiva vietata dalle norme comunitarie e censurata ripetutamente dalla Corte di Giustizia Ue”. Eventualità però già smentita da Maurizio Dècina, commissario dell’Agcom, che aveva precisato in un’intervista rilasciata al nostro giornale: “Non imporremo ai provider Internet di bloccare gli indirizzi Ip dei siti pirata, né tantomeno imporremo loro di usare sistemi Dpi che analizzano il traffico degli utenti. Siamo stati attenti a tutelare i diritti degli utenti di Internet e la libertà della rete, stabilendo norme che non gravano sulla gestione dei provider”.

Anche Posteraro ribadisce il concetto, ricordando che le misure previste della rimozione selettiva o della disabilitazione dell’accesso ai contenuti illeciti “saranno improntate a gradualità e proporzionalità, tenendo conto della gravità della violazione e della localizzazione del server. Ciò significa che non si ricorrerà alla rimozione nei confronti di siti esteri. Del resto, nelle motivazioni della delibera che accompagna il Regolamento, è detto esplicitamente che non si chiederà mai ai provider di ricorrere al Dpi. In alcuni casi basterebbe leggere con più attenzione, prima di formulare critiche ”.

Altra tesi sostenuta da Sarzana: “L’Art 10, lettera d della Delibera, prevede che i titolari dei siti debbano in un giorno cancellare qualsiasi affermazione che incoraggi la violazione del diritto d’autore ovvero ‘l’incoraggiamento, anche indiretto, alla fruizione di opere digitali diffuse in violazione della Legge sul diritto d’autore’”. “Il regolamento– osserva Posteraro – si limita a includere l’incoraggiamento alla violazione della legge sul diritto d’autore fra gli elementi di valutazione ai fini del ricorso alla procedura abbreviata”.

Marco Pierani di Altroconsumo se l’è presa invece con la “sbandierata promozione dell’offerta legale”, sostenendo che nello schema di provvedimento mancano proposte concrete in questo senso. Ma Posteraro rileva che l’Authority è “consapevole dei propri limiti” e proprio per questo sa che “può e deve promuovere l’offerta legale ma non può sostituirsi a chi quell’offerta la deve creare”.

Da parte sua Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider, sostiene che rimuovere contenuti illegali “non rientra nelle competenze di un provider, che è un mere conduit”. In pratica, a suo dire, un provider “dovrebbe sobbarcarsi lunghe e complicate operazioni di analisi del traffico per contribuire a individuare reati con i quali non ha assolutamente niente a che fare”. E si scaglia anche contro le sanzioni previste, fino a 250.000 euro, “troppo esose soprattutto per i provider più piccoli”.

Il provvedimento, comunque, è ancora suscettibile di modifiche. Dopo le interlocuzioni di rito con Bruxelles, a settembre il Consiglio prenderà in esame le proposte presentate da addetti ai lavori e stakeholder. Poi procederà verso la delibera finale, prevista non prima del 3 febbraio 2014.

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