DIRITTO D'AUTORE

Copyright digitale, è scontro Agcom-provider

Botta e risposta tra il Commissario relatore del provvedimento e le associazioni che protestano per il ruolo affidato agli Isp. Posteraro: “Basta litigi, ora consultazione”. E alle critiche replica: “Non accetto lezioni di giurisprudenza”

Pubblicato il 31 Lug 2013

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“Non credo sia il caso di prolungare oltre questo scambio indiretto di opinioni: tutti i soggetti interessati avranno modo di rappresentare le loro valutazioni e richieste all’Autorità nell’ambito della consultazione pubblica”. Così dice al Corriere delle Comunicazioni Francesco Posteraro, commissario Agcom relatore insieme ad Antonio Martuscello dello schema di regolamento sul diritto d’autore online approvato il 25 luglio scorso dal Consiglio dell’Autorità.

È un chiaro tentativo di provare a fermare lo scontro in atto che vede schierata da una parte l’Autorithy, autrice del testo ora in consultazione pubblica per 60 giorni, e dall’altra, in prima linea, Assoprovider, l’avvocato Fulvio Sarzana e Marco Pierani di Altroconsumo. Tutti impegnati a chiedere, sostanzialmente, oneri meno gravosi sulle spalle dei provider.

In particolare Posteraro replica a un comunicato diffuso oggi a firma di Sarzana, Pierani e di altro avvocato, Marco Scialdone, in cui i tre lo tacciano di “scarsa dimestichezza con le cose della rete, pur essendo un insigne studioso” e soprattutto contestano fortemente il ruolo assegnato agli Internet provider da Agcom.

Non scendendo nei dettagli del documento (peraltro su varie questioni di merito le due ‘parti’ hanno già ampiamente dibattuto in questi giorni), il Commissario Agcom tiene però a commentare un unico punto del testo redatto dai legali. È quello in cui si afferma che “i poteri di intervento di Agcom in materia di diritto d’autore online sono assai più circoscritti e dovrebbero essere limitati ai soli servizi di media audiovisivi come peraltro detto a chiare lettere nel dossier n. 39 del 9 luglio 2013 del Servizio Studi della Camera dei Deputati. Camera dei Deputati, della quale, se non andiamo errati, Posteraro è stato vice segretario generale”.

“Senza voler in alcun modo alimentare sterili polemiche – è la replica dell’interessato – mi permetto solo di rispondere con un sorriso alla pretesa dei tre avvocati di insegnarmi a leggere un dossier del Servizio studi della Camera”.

Restando nello stesso ambito di discussione (se cioè l’Agcom possieda o meno i poteri per intervenire in materia di diritto d’autore online) l’esponente dell’Authority si pronuncia sui contenuti di un articolo a firma dell’ex senatore ed ex sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita apparso oggi sul quotidiano Il Manifesto. Il politico ha scritto di “eccesso di potere dell’Agcom” che, a suo dire, le avrebbe “dato probabilmente alla testa, facendo immaginare al Collegio dei Garanti di avere la facoltà di sostituirsi al legislatore e alla magistratura”.

“Con tutto il rispetto per il senatore Vita – dice Posteraro – dubito che possa essere citato per impartirmi una lezione in materia di gerarchia delle fonti del diritto”.

Sempre commentando quell’articolo, Posteraro sostiene: “Quanto, poi, al fatto che si dia attuazione a un testo legislativo a distanza di dieci anni (ma allora, forse una legge c’è?), l’attuale Consiglio non è certo responsabile del ritardo e, comunque, a mio sommesso avviso le leggi non sono soggette a scadenza come gli alimenti”. E infine, con un tocco di ironia, “ringrazia” per la “preoccupazione per le notti che sarò costretto a passare in via Isonzo per smaltire le richieste di rimozione che l’Agcom riceverà. In nome della tutela del diritto d’autore cercherò di farmene una ragione – conclude – sperando che i miei interlocutori impieghino almeno una piccola parte del loro tempo a leggere con più attenzione le delibere dell’Autorità e le norme primarie cui esse scrupolosamente si attengono.E sperando, soprattutto, che vogliano ricondurre il confronto nei binari del rispetto”.

Rispetto che in effetti, in queste ultime concitate ore, si è un po’ perso nei toni accesi del botta e risposta tra il Commissario e i soggetti critici del provvedimento.

Voluto dal presidente Angelo Marcello Cardani e dal suo staff dopo che il predecessore Corrado Calabrò aveva fallito sullo stesso terreno, il testo prevede azioni soprattutto contro la pirateria massiva (siti e piattaforme) e non contro i singoli utenti; l’intervento dell’Authority solo su istanza e non d’ufficio; la rimozione selettiva o disabilitazione dell’accesso ai contenuti illeciti; e tempi per i procedimenti fissati in 10 giorni per le violazioni più gravi. Di fatto è ancora suscettibile di modifiche proprio in base agli interventi che potranno fare gli stakeholder, ma i provider sono già sul piede di guerra.

Ieri Posteraro ha definito “gravi inesattezze” e “superficialità” alcune delle affermazioni formulate da Assoprovider e da Sarzana. Ha contestato per esempio la tesi secondo cui i provider rischierebbero di diventare “un organo di polizia giudiziaria che controlla 24 ore su 24 l’intera rete mondiale”, ribadendo che “i provider saranno chiamati a compiere, su richiesta, specifiche azioni, e non a controllare preventivamente la rete”. Ha smentito che gli Isp, come paventato da Sarzana, dovranno fare necessariamente la Deep packet inspection (Dpi), ovvero l’analisi dei flussi di traffico di siti internet per cercare di rimuovere le pagine incriminate (peraltro una procedura che comporta costi elevati per gli operatori). Inoltre, prendendo spunto dalle osservazioni di Marco Pierani (Altroconsumo) secondo cui nel testo Agcom mancano proposte concrete per sviluppare l’offerta legale, Posteraro ha ricordato che l’Authority “può e deve promuoverla ma non può sostituirsi a chi quell’offerta la deve creare”.

Non si è fatta attendere la risposta degli interessati. Sarzana, Pierani e Scialdone hanno diffuso oggi un comunicato in cui ribattono punto su punto alle affermazioni di Posteraro. Tornano a ribadire, per esempio, che “i provider italiani di accesso, qualora si trovino di fronte ad un ordine dell’autorità giudiziaria concernente un sito collocato all’estero, non possono rimuovere selettivamente i contenuti sullo stesso ospitati, ma possono unicamente rendere inaccessibile l’intero sito, quand’anche il contenuto ‘illecito’ sia di modesta entità o sia relativo ad una minima parte del sito in questione”. Questo perché, per entrare nel merito del traffico di siti Internet esteri e monitorarli per verificare quale pagine siano da rimuovere e quali no, dovrebbero ricorrere al “Deep packet inspection”(Dpi), ovvero monitoraggio preventivo: cosa che non hanno alcuna intenzione di fare. E che peraltro l’Autorità non richiede. Ma allora, prevedono i tre legali, inibendo in blocco un sito, fan-site o blog personali potranno diventare inaccessibili dall’Italia anche laddove presentino un unico contenuto illecito. E questo minaccia, a loro dire, la libertà della Rete.

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