L’obiettivo principale di Palazzo Chigi sarebbe che Google e gli altri Ott che gestiscono aggregatori di notizie online paghino un corrispettivo per l’utilizzo che fanno, attraverso la pubblicazione dei link o di parte dei testi, dei contenuti coperti da copyright. Per arrivarci, senza andare a interferire sulla materia fiscale, che non sarebbe di propria diretta competenza, il dipartimento Editoria della presidenza del Consiglio punterebbe principalmente a una soluzione da raggiungere attraverso il dialogo, senza imposizioni o contrapposizioni polemiche. Quindi ascoltando gli Over the top da una parte e l’associazione degli editori dall’altra, e ponendosi come mediatori con il pragmatismo di chi vuole portare a casa il risultato. Ma il sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti, raggiunto da CorCom per avere maggiori dettagli sul contenuto del dossier, smentisce: “A me questa iniziativa non risulta. Non ho letto i giornali, e non ne so niente”, afferma.
A quanto risulta a CorCom sarebbe ben chiaro, a questo punto, quali siano le strade da non seguire. Perché non si sono dimostrate efficaci, o addirittura hanno evidenziato il rischio di essere controproducenti. E’ il caso delle regole stabilite dal Governo spagnolo: l’obbligo deciso dall’esecutivo Rajoy di pagare un corrispettivo agli editori ha infatti scatenato la reazione di Google che alla fine del 2014 ha nel giro di pochi giorni disposto la chiusura del portale Google news. Iniziativa che ha causato, a catena, una diminuzione del traffico sui siti dei giornali online e messo l’associazione degli editori spagnoli nella condizione di cambiare idea rispetto all’appoggio iniziale offerto al provvedimento, chiedendo al Governo di aprire un tavolo di discussione con Big G per trovare una soluzione condivisa.
Altra soluzione che all’Italia non piace è quella adottata in Francia, dove gli Over the top versano un contributo una tantum: soluzione vista dagli editori come una sorta di obolo, che non terrebbe nella dovuta considerazione la complessità della materia. Quel che pare certo, in ogni caso, è che la misura non sarà discussa domani in Consiglio dei ministri come parte del Ddl concorrenza, come pure a un certo punto era sembrato possibile e come era stato anticipato da alcuni quotidiani.
All’orizzonte, inoltre, ci sarebbe la volontà di destinare i fondi versati dai colossi della rete ad alcuni obiettivi specifici, da fissare sempre una volta sentiti gli aggregatori di notizie e gli editori. Una eventualità di cui si era parlato nelle scorse settimane, anticipata anche da Maurizio Costa, presidente della Fieg, che aveva proposto l’utilizzo dei proventi della Google tax “per sostenere lo sviluppo del wi-fi e della banda larga in Italia”. Un’altra ipotesi allo studio è che i fondi raccolti dal pagamento degli Ott possano essere destinati a investimenti per lo sviluppo dell’editoria digitale.