Tv 2.0, Nicita: “Più garanzie ai produttori audiovisivi indipendenti”

Il commissario Agcom: “Servono nuove norme che garantiscano forme pluriennali di programmazione e investimento, in modo da permettere una capacità di programmazione oggi del tutto assente”

Pubblicato il 09 Mar 2015

In una recente intervista a CorCom, Riccardo Tozzi, presidente di Anica, ha rilevato alcune criticità Agcom e auspicato un level playing fielding tra over the top e altri media. Qualche giorno fa su Prima Comunicazione il Commissario Nicita si è espresso contro un uso facile e indiscriminato delle deroghe agli obblighi di programmazione e investimento di opere cinematografiche italiane da parte delle emittenti televisive. Lo abbiamo intervistato.

Nicita può spiegarci la sua posizione sul tema delle deroghe agli obblighi di programmazione e investimento per le emittenti televisive nazionali?

Ho osservato l’evoluzione delle tipologie di richiesta di deroga pervenute nel 2014 ad Agcom e le motivazioni addotte dalle emittenti. Mi son reso conto che l’effetto cumulato delle deroghe richieste ad Agcom lo scorso anno finiva, di fatto, per trasformare singole deroghe in una sorta di esenzione generale agli obblighi di programmazione e di investimento, da parte dei canali tematici. In ciò tradendo lo spirito della normativa di settore e svilendone la portata per lo sviluppo dell’industria italiana dell’audiovisivo, specie di quella indipendente.

In altri termini se sei un canale tematico hai il diritto a derogare dagli obblighi di programmazione e di investimento?

Questo è stato il rischio finora. Ma a mio avviso la tematicità del canale non può più essere considerata l’unico elemento, necessario e sufficiente, in base al quale accordare le deroghe a entrambi gli obblighi, quelli di programmazione e quelli di investimento. Per questa ragione, in un caso recente che riguardava canali tematici, mi sono espresso favorevolmente solo per la richiesta di deroga agli obblighi di programmazione ma ho votato contro la concessione della deroga agli obblighi di investimento.

Può spiegarci meglio in cosa consiste l’uso della tematicità come criterio di deroga agli obblighi?

Tutto nasce dal decreto Passera-Ornaghi del 2013 che ha fissato nuove sotto-quote di obblighi di programmazione e di investimento delle emittenti televisive in favore delle opere cinematografiche nazionali indipendenti. La normativa prevedeva una deroga, per i soli obblighi di programmazione, in favore delle emittenti a prevalente carattere tematico. Ma in nessun passaggio si richiamava la tematicità del canale come condizione necessaria, né tantomeno sufficiente, per derogare anche agli obblighi di investimento in opere cinematografiche indipendenti, oltre che a quelli di programmazione. Al contrario, le emittenti hanno finito per usare l’argomento della tematicità come condizione sufficiente anche per le richieste di deroga agli investimenti inoltrate ad Agcom. Al di là delle specifiche ragioni, una richiesta di questo genere, secondo me, non può essere meritevole di accoglimento ‘sistemico’ di tutte le deroghe agli obblighi di investimento, come invece purtroppo rischia di avvenire. Il rischio è quello di applicare la norma solo ai canali generalisti, che restano un numero limitato.

Quali potrebbero essere allora le ragioni per giustificare una richiesta di deroga per l’obbligo di investimenti?

Ad esempio perché sia accolta una deroga anche per gli investimenti occorrerebbe dimostrare di aver davvero compiuto ogni passo utile e idoneo a tal fine in tutte le forme previste dalla legge, dal pre-acquisto all’auto-produzione indipendentemente dalla natura tematica del proprio canale, tema rilevante per la programmazione ma non anche per gli investimenti. Finchè non cambierà la norma primaria, gli obblighi di investimento da parte dei canali televisivi vanno interpretati nel senso di un obbligo generale di reinvestimento nel settore audiovisivo indipendente e non necessariamente nella linea editoriale del canale. Sono due aspetti del tutto diversi.

La revisione dei regolamenti sulle deroghe, oggi posta in consultazione da Agcom, può servire a chiarire il quadro?

Mi auguro proprio di si e, per quanto mi riguarda, questa è una delle ragioni per le quali mi sono espresso favorevolmente all’avvio del pacchetto di consultazioni che abbiamo lanciato, inclusa l’indagine conoscitiva proprio sul settore della produzione indipendente sull’impatto degli obblighi e sugli effetti prodotti, anche nel confronto europeo. Ci vuole maggiore certezza sulle condizioni che devono essere verificate per accordare deroghe agli obblighi, distinguendo in modo molto netto tra programmazione e investimenti. Ma occorre anche migliorare il quadro normativo di riferimento, adattandolo all’evoluzione dei mercati e ai nuovi operatori che si sono affacciati sul mercato.

Quali potrebbero essere gli spazi di intervento?

Vanno innanzitutto favorite forme di aggregazione della domanda di finanziamento da parte dei produttori audiovisivi indipendenti, proprio per facilitare l’attuazione degli obblighi di investimento e l’incontro di domanda e offerta. In questo Agcom potrebbe essere il soggetto che, imponendo trasparenza e ‘pubblicità’ alla ricerca di partner da parte degli investitori, può agire da facilitatore dell’incontro tra domanda e offerta. Inoltre va posto l’accento non solo sulla natura di produttore indipendente, che va meglio definita, ma proprio sul rilancio della produzione nazionale di tutta la filiera audiovisiva, affiancando peraltro alle tradizionali emittenti anche i nuovi operatori di contenuti e i cosiddetti Ott. Occorre poi riscrivere le attuali norme per far si che vi sia certezza sui flussi finanziari attesi, magari anche garantendo forme pluriennali di programmazione e investimento in modo da permettere anche i produttori piccoli o indipendenti – non solo di film, ma anche di serie televisive e in generale di prodotti audiovisivi italiani – una capacità di programmazione oggi del tutto assente. Mi sembra poi assolutamente ragionevole che sia data ai titolari dei diritti la possibilità di valorizzare il proprio potere contrattuale in un’ottica di emancipazione economica.

Un programma assai ambizioso…

Il quadro è senza dubbio complesso ma mi sembra che ci sia piena volontà da parte di tutti gli stakeholders di scrivere una pagina nuova e costruttiva fatta di regole ragionevoli, trasparenti ed efficaci. L’Agcom con il pacchetto posto in consultazione intende dare il suo pieno contributo a questo obiettivo.

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