Agricoltura e tecnologia non si incrociano solo nelle rubriche di economia, figurando tra i pochi settori produttivi che ancora fanno registrare dati positivi in termini di crescita e occupazione; esse si incontrano ormai sempre più spesso anche nelle nostre campagne, dove danno vita ad un fenomeno emergente, anche se tutt’ora poco conosciuto. Si tratta dell’agricoltura di precisione (precision farming), un sistema di tecnologie e strumenti progettati per aumentare l’efficienza e la produttività delle colture agricole basato su tecniche di monitoraggio che consentono di effettuare interventi agronomici sulla base delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche biologiche, chimiche e fisiche del terreno.
L’interesse sul piano istituzionale, oltre su quello economico e della ricerca, verso questa nuova frontiera dell’agricoltura è testimoniato dall’apertura di un tavolo tecnico presso il Mipaaf per la redazione del primo Piano nazionale per l’agricoltura di precisione, secondo quanto annunciato dal Ministro Maurizio Martina a margine di un recente convegno in Expo, oltre che dall’impegno del Commissario europeo all’Agricoltura, Philip Hogan, che ha individuato nell’attuale “rivoluzione agro-tecnologica” una straordinaria opportunità per il settore agricolo di diventare più efficiente nell’utilizzo delle risorse.
L’uso sostenibile delle risorse – in primis l’acqua e l’energia – è infatti, insieme all’innovazione tecnologica, una delle principali chiavi di lettura per comprendere la grande importanza e la crescente diffusione, anche nel nostro Paese, dell’agricoltura di precisione, grazie alla quale il comparto agricolo può puntare al recupero di efficienza e di redditività delle aziende attraverso una migliore gestione delle risorse idriche e un utilizzo più razionale dei fertilizzanti e dei pesticidi, evitando gli sprechi derivanti da trattamenti inutili, ottimizzando la resa produttiva dei terreni agricoli e riducendo l’impatto ambientale degli interventi in campo.
L’utilizzo di droni aerei, sensori wireless, sistemi Gps e satelliti permettono infatti di rilevare, ad esempio, le condizioni del suolo, gli effetti dell’esposizione solare, il livello di crescita delle piante o i danni provocati dalle avversità atmosferiche (siccità, alluvioni, grandinate, ecc.). La raccolta e la successiva elaborazione di dati georeferenziati consentono poi di individuare con precisione le aree coltivate o addirittura le singole piante che richiedono un intervento, ottimizzando così le risorse necessarie per realizzarlo (tempo di esecuzione, utilizzo di sostanze, impiego di mezzi, ecc.).
In Veneto l’agricoltura di precisione è ormai una realtà anche nel settore pubblico, grazie all’impegno dell’Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura (Avepa), l’organismo pagatore della regione del Veneto, che oltre ad aver già realizzato alcuni importanti progetti nell’ambito dell’innovazione tecnologica – ad esempio la completa digitalizzazione delle procedure di erogazione del carburante agricolo e l’avvio dei controlli in campo basati sull’impiego di tablet che utilizzano dati georeferenziati certificati e firma elettronica in mobilità – utilizza da diverso tempo un proprio sistema aereo a pilotaggio remoto (Sapr) per la verifica e il rilievo del territorio agricolo, potendo contare su una squadra interna di piloti autorizzati dall’Ente nazionale dell’aviazione civile (Enac) con i quali opero nell’ambito della certificazione Enac ottenuta dall’Agenzia.
Il drone di Avepa ha la forma di un piccolo aereo a pilotaggio automatico e tutte le operazioni di volo sono programmate e trasferite tramite software e segnale radio; l’intervento vero e proprio del pilota in fase di volo avviene solo al manifestarsi di eventuali momenti critici. La visione aerea ed i diversi sensori di cui il drone è fornito consentono un rilievo dettagliato e speditivo delle superfici agricole e degli elementi caratteristici del paesaggio. È possibile preparare e far compiere al drone una missione in forma autonoma monitorando il volo attraverso una stazione a terra composta da un computer portatile. L’autonomia di ogni singolo volo è di oltre mezz’ora con la possibilità di cambiare batteria e di sorvolare grandi aree di territorio in una giornata lavorativa.
Fino a questo momento il drone di Avepa ha già sorvolato e fotografato oltre mille ettari di territorio agricolo in Veneto, ottenendo una serie di ortofoto con una risoluzione dieci volte maggiore rispetto alle tradizionali ortofoto utilizzate per le verifiche ed i controlli ordinari. Il drone dispone infatti di tre sensori: il primo rileva le bande del visibile (Rgb) per la cattura e la generazione delle ortofoto, il secondo rileva le bande del vicino infrarosso (Nir), mentre il terzo sensore multispettrale permette la raccolta e l’analisi di dati sia sulla quantità che sulla qualità delle coltivazioni sorvolate e delle superfici fotografate.
Nei prossimi mesi, attraverso specifiche forme di collaborazione avviate con l’Università degli Studi di Padova (Facoltà di Scienze agrarie) e l’Università Iuav di Venezia, l’Agenzia parteciperà inoltre alla sperimentazione di innovative metodologie di rilievo orientate alla realizzazione di sistemi di classificazione dell’uso del suolo, secondo quanto richiesto dalla Pac 2014-20, anche tramite un’analisi “automatica” delle immagini.
Lo sviluppo e la diffusione di questo tipo di tecnologie apre le porte a scenari di grande interesse per la verifica del territorio con strumenti e modalità più precisi, puntuali, semplici ed economici. In tal senso l’Agenzia – che attualmente è l’unico organismo pagatore in Italia a disporre di un proprio drone – è all’avanguardia e si sta muovendo per mettere a disposizione il proprio know how e contribuire così alla crescita di un sistema pubblico che sia in grado di fornire all’agricoltura servizi ad elevato contenuto tecnologico anche attraverso il monitoraggio di precisione del territorio e la condivisione dei dati acquisiti.