Il convegno organizzato da Intoo a Roma su dal titolo “Internet Of Things. Creatività, Capitale Umano e nuovi ruoli IT” ha visto confrontarsi voci autorevoli del mondo delle aziende su come la rete è diventata una competenza orizzontale, modificando i sistemi di business e, di conseguenza, anche i fabbisogni di risorse, all’interno di un settore trasversale come quello dell’Information Technology.
Gli interventi hanno visto le relazioni di Angelo Deiana (Presidente di Confassociazioni), Eva D’Onofrio (General Manager Services Western Europe in Microsoft), Roberto Prioreschi (Director in Bain & Company) e Tomaso Greco (Università degli studi dell’Insubria).
A seguire – all’interno della tavola rotonda – moderata da Angelo Salvatori, Senior Advisor Intoo – si sono confrontati primari Hr directors e managers di settore, quali Roberto Bellini (Aica), Guido Stratta (Enel), Titti Fortunato (Eustema), Gabriela Bizzozzero (Oracle) e Simona Borelli (Eurovita Assicurazioni).
Dal confronto è emerso in modo importante come l’obiettivo primario che le aziende devono porsi per fronteggiare il problema del lavoro e della riqualificazione professionale sia quello di vincere la nuova sfida digitale. Sfida che, per “incarnarsi”, deve necessariamente dar vita alla realizzazione di un “umanesimo digitale” che preveda la creazione di figure che sfruttino al massimo le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, capaci di attuare velocemente strategie di digital business in tutte le aree industriali.
L’intervento di Eva D’Onofrio ha fatto luce su un aspetto chiave e, cioè, su come sempre più l’individuo – abituato ad usare tecnologia semplificata nella vita privata – si aspetti lo stesso accesso a servizi e informazioni nella vita professionale. Dato importante che ha evidenziato la top manager di Microsoft è come la funzione del Data Center potenzialmente venga svuotata, dal momento che gli stessi servizi vengono forniti nel Cloud con maggiore flessibilità, maggiore sicurezza, minore costo, maggiore velocità e scalabilità. E’ questo un passaggio potenzialmente traumatico per chi, nato e cresciuto nella prima generazione dell’IT aziendale, si trova in situazioni completamente diverse dal passato. Il rischio è quindi, da un lato, un rallentamento del processo di cambiamento – che per le aziende ha un potenziale enorme – dall’altro quello di marginalizzare una funzione ed i ruoli associati che, invece, potrebbero giocare un ruolo di primo piano. Necessario diventa, allora, cavalcare questo processo, perché – solo decidendo di condurlo proattivamente – l’IT potrà recuperare un ruolo di primo piano in un sistema aziendale e, al contempo, realizzare valore attraverso le nuove tecnologie e i nuovi modelli (processo che per le aziende si traduce in crescita, espansione, competitività).
L’intervento di Angelo Deiana ha posto l’attenzione su come tutto cambi in un mondo in cui la condivisione è il valore fondante in cui si richiede di pensare e agire non più attraverso competizione individuale, ma una competizione collaborativa. Non si vince più da soli: o vincono
tutti o non vince nessuno. In questo contesto il mercato del lavoro si sviluppa sempre più su processi di polarizzazione: al vertice della piramide le professioni della tecnologia, i progettisti, i decisori, gli innovatori, quelli che guidano o gestiscono il cambiamento, perché possiedono competenze trasversali e soft skills. Alla base, i cosiddetti servizi locali: gli esecutivi, gli addetti all’assistenza, all’ordinaria manutenzione, alla pulizia.
Le relazioni hanno fatto, poi, luce su come la rivoluzione digitale impatta ed impatterà sul sistema delle imprese, dei processi aziendali, della governance e delle risorse umane in maniera rivoluzionaria. Gli schemi di riferimento classici, fino ad oggi usati con successo, cambieranno molto velocemente coinvolgendo a 360 ° le organizzazioni, il modo di fare le cose, i sistemi premianti, i meccanismi operativi, i sistemi.
La velocità della nuova rivoluzione digitale non può, quindi, cogliere impreparate le imprese ed il loro capitale umano, pena l’uscita altrettanto veloce dal mercato. Si rende, quindi, necessario, trasformare questa sicura sfida in un’opportunità di crescita, cambiando le regole del gioco ed i processi aziendali, nonchè facendo leva sull’innovazione tecnologica, sulla connettività, sul knowledge sharing e sulle “capacità digitali” come elementi essenziali delle aziende 2.0.
Punti di vista, quelli di cui sopra, che sono stati poi ulteriormente ampliati nel corso della successiva tavola rotonda che ha sviluppato il tema delle competenze IT, intese come competenze soft e non hard, che guidano e guideranno sempre più i processi di cambiamento e innovazione. Le competenze di Rete si pongono, così, come skills orizzontali che tagliano trasversalmente il mercato del lavoro e vengono messe a disposizione di modelli di business innovativi caratterizzati dalla produzione di conoscenza e ricavi attraverso la cross fertilization, generata dalla contaminazione con quelli verticali posseduti dalle “linee” verticali che governano i processi aziendali.
In sintesi l’impatto della “trasformazione digitale” sulle persone sta comportando un inevitabile nuova valutazione del loro potenziale e della loro attitudine al cambiamento (il c.d. mindset). Consapevoli che la velocizzazione del processo di avvicinamento all’innovazione avviene sempre anche con un’adeguata riqualificazione e aggiornamento. Solo questa sarà la leva per i processi di innovazione e per il consolidamento di strategie di cambiamento necessarie per la sopravvivenza di un’azienda e per la sua competitività.