Genesi, obiettivi e opportunità di una sfida che il Corriere della Sera ha preso di petto. Ecco il punto di vista di Alessandro Bompieri, responsabile Direzione Media Rcs.
Come è maturata una scelta – considerato il contesto italiano – tanto radicale?
Le imprese editoriali soffrono sempre di più dal punto di vista dei ricavi. Finora si è fatto fronte al problema aumentando il costo del quotidiano cartaceo, che però non ha risolto la questione del calo degli investimenti pubblicitari. Da una parte la situazione congiunturale dell’economia, dall’altra quella strutturale, con l’esplosione del mondo digitale e degli OTT, costringono gli editori a trovare nuove forme di monetizzazione. Abbiamo cominciato sulla carta, proponendo a 50 centesimi l’inserto la Lettura, prima gratuito, mentre in autunno abbiamo lanciato la digital edition a pagamento. In entrambi casi, con il valore del contenuto, siamo riusciti a migliorare le performance dei prodotti. Il paywall, che è il frutto di un lavoro durato due anni, rappresenta il terzo passo, e si muove nella stessa direzione degli altri. L’obiettivo è rinsaldare il cuore dell’attività editoriale, ovvero vendere contenuti.
In che modo cambia l’offerta multipiattaforma?
È cambiata innanzitutto l’organizzazione del lavoro: adesso ogni redazione realizza il contenuto per la carta, per il sito desktop e per il mobile: qualità a prescindere dalla piattaforma. Ciò comunque non significa che non ci siano persone dedicate ma piuttosto che è stata superata la logica del responsive design. L’integrazione con i social, che disseminano tra i giovani i contenuti più virali, è totale, e sono state studiate unità organizzative ad hoc per aumentarne la fruizione.
Il target di riferimento cambia età?
La parte cartacea insiste su lettori dai 40 anni in su, mentre Web e mobile si rivolgono a pubblici molto più giovani. Cerchiamo di coprire tutte le fasce, aspirando a differenziare l’offerta con mezzi declinati a seconda della piattaforma.
La profilazione degli utenti consentirà quindi di personalizzare la dieta mediatica?
Sì, se i lettori loggati ci autorizzano a trattare i dati di navigazione, siamo in grado di predisporre sia offerte editoriali personalizzate, sia – ove ci sia il consenso – di fare proposte insieme a partner terzi.
Ci sono accordi commerciali già avviati?
Ancora no. Al momento siamo in fase di apprendimento. Conosciamo il potenziale dello strumento, ma preferiamo concentrarci sui contenuti.
Quali sono gli obiettivi nel medio termine, calcolando anche l’abbandono degli utenti non disposti a pagare?
Nell’arco di un triennio intendiamo raddoppiare il numero di abbonati digitali (secondo l’ultima rilevazione ADS, il Corsera ha diffuso a novembre 2015, 82.638 mila copie digitali, ndr). Il fatto che l’homepage, i video e venti articoli rimangano per sempre gratuiti significa – dati alla mano – che gran parte dei visitatori del sito non si accorgerà nemmeno del paywall. Le defezioni sono un rischio calcolato e non penso che assisteremo a un drop significativo del traffico.