Retorica falsa e indirizzata contro le istituzioni. Così il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti definisce l’atteggiamento di Apple sulla vicenda dell’iPhone che la casa di Cupertino si è rifiutata di “sbloccare”. I dati contenuti nello smartphone di Syed Farook, accusato della strage di San Bernardino in California, avrebbero potuto secondo gli investigatori essere utili per le indagini.
Il dipartimento di Giustizia Usa ha presentato una memoria alla US District Court della California in cui legge che “Apple ha volutamente aumentato le barriere tecnologiche che oggi si frappongono tra un mandato legale e un iPhone contenente elementi di prova relativi alla strage terroristica in cui sono morti 14 americani. Solo Apple può rimuovere tali barriere e consentire all’Fbi di accedere a quel telefono, e può farlo senza troppi sforzi”. Il Dipartimento accusa inoltre l’azienda di essersi presentata come “guardiano della privacy degli americani” e ricorda che la richiesta dell’Fbi è ”univoca e mirata perché si applica solo a questo iPhone”.
La risposta dei legali di Apple, per bocca dell’avvocato Bruce Sewell, è immediata: il documento del governo è ”un capo di accusa – afferma – scritto con un tono di chi è disperato e non sa che argomenti portare in tribunale”. “In 30 anni di attività – dice Sewell – non ho mai visto un fascicolo così infarcito d’insinuazioni e allusioni nei confronti della controparte, portate avanti solo per diffamare Apple e non per affrontare le questioni di questo caso. Tutti dovrebbero stare attenti, perché coloro che sono in disaccordo con il dipartimento di Giustizia vengono etichettati come il male e anti-americani”. La prossima udienza sul caso è prevista per il 22 marzo, in una causa in cui il Ceo di Apple Tim Cook si è detto disposto ad arrivare fino alla Corte Suprema.