La “cosa” si chiama Fuchsia. Ne ha parlato per primo GitHub, servizio di hosting per progetti software, che ne ha pubblicato il codice. Poi la notizia è rimbalzata in Rete. Le informazioni sono poche: quanto basta però a scatenare ipotesi. Potrebbe trattarsi di un nuovo sistema operativo open source su cui Google ha iniziato a lavorare? Sì, la risposta unanime. Ma sull’ambito di destinazione c’è ancora un grosso punto interrogativo.
Google ha rifiutato di fornire alcun dettaglio sul progetto.
Ciò che è noto finora è che Fucsia è un progetto open source, ma non sembra correlato a Android o Chrome, nonostante alcune speculazioni dicano che potrebbe essere sviluppato per sostituirli o per aggiungersi a essi.
L’ipotesi che vince sulle altre è che si tratti di un sistema operativo concepito per l’Internet of Things. “Penso che il sweet spot stia nell’IoT” ha detto Judith Hurwitz, analista di Hurwitz & Associates. In questo senso Fuchsia potrebbe essere specificamente progettato per funzionare embedded su tutti i dispositivi che popoleranno le nostre case nel futuro.
“Fuchsia potrebbe rappresentare il cuore dell’offerta di Google per fornire il sistema operativo che esegue l’IoT – ha detto Dan Olds, analista di OrionX -. Ovvero un sistema operativo in grado di girare su sensori che, ad esempio, controllano i livelli di fertilizzanti nei campi o le funzionalità di riconoscimento vocale per prodotti fitness. La gamma di possibilità di questo tipo di dispositivi è infinita e tutti loro hanno bisogno di un qualche tipo di sistema operativo”.