IN PARLAMENTO

Contenuti digitali, Italia in standby

Posizione bipartisan in parlamento sulla guerra tra editori e multinazionali hi-tech. Vita (Pd) e Bergamini (Pdl): “Toccherà alla prossima legislatura”

Pubblicato il 28 Nov 2012

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Meglio aspettare la prossima legislatura. Per diversi motivi (ma anche per motivi diversi), Pd e Pdl sembrano concordi che non sono questi mesi il momento per regolare meglio il rapporto fra Google e gli editori, o, più in generale, fornitori di contenuti. “Al momento si scontrano due torti, questa è la frase chiave di questa storia”, commenta il senatore democratico Vincenzo Vita. “La Fieg non è al passo coi tempi, pensa di poter tutelare il mondo dell’editoria come se fossimo ancora nella stagione analogica e non si accorge che la possibilità di vedere la prime pagine dei giornali tieno vivo il mercato, lo fa vedere e incuriosisce i giovani, i nativi digitali, che questo mondo non lo conoscono”, attacca. Dall’altro lato, invece, Google “non può fare il Berlusconi o il Murdoch dell’era digitale”. “È una piattaforma di grande interesse, ma è anche la grande ‘concentrazione’ e non può affidarsi alla sua forza per agire senza nessuna regola”.

“Tutto si gioca attorno al ruolo di Google – ha aggiunto l’onorevole Deborah Bergamini (Pdl) -: è o no un editore? È semplicemente una piattaforma o con la selezione che fa assume un altro ruolo, almeno in senso largo? Non c’è ancora una risposta”. Cautela, invece, sul “modello francese”. “Vedremo i risultati – chiosa ancora Bergamini -. Quando si prende una posizione così forte bisogna valutare, ma ho delle perplessità: più si interviene per regolare e cercare di dare risposte nette a un mercato che si muove così veloce, più si rischiano eventuali fughe in avanti. Sono più liberale, penso si debba intervenire il meno possibile”.
Di sicuro, lo spazio per interventi decisi in questa legislatura non c’è. “È del tutto irrealistico pensare un intervento in queste settimane”, ha spiegato ancora l’esponente del Pdl che, da vicepresidente della Commissione d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria commerciale, ritiene che “forse si potrebbe pensare a produrre una relazione frutto del lavoro che da settimane facciamo sulla pirateria online, in cui c’è anche un’analisi dettagliata del copyright sulla rete, che potrebbe essere una base importante per il lavoro da fare nella prossima legislatura”.

Fino al voto, fa eco Vita, “meglio non perseguire nessuna soluzione: in questo Parlamento c’è poca cultura digitale e prendere qualche iniziativa vorrebbe dire fare qualcosa di molto chiuso”. Dal senatore Pd anche un pronostico: “A maggioranza, e con l’opposizione di tanti di noi, passerebbe una norma ancora più dura di quanto chiede la Fieg”. Meglio, dunque, vedere come cambieranno le Camere dopo il voto, fermo restando che “non è un tema che si possa affrontare con una leggina”. “Bisogna preparare, istruire il materiale per la prossima legislatura, confidando in una percezione più corretta del tema”.

Il ritardo, sottolinea Vita, è “a livello europeo”. Una percezione che Bergamini, che partecipa anche all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, dove presiede la sottocommissione che si occupa proprio di Media e Information society, condivide, almeno parzialmente. “Non credo – spiega – che ci sia un problema di ‘digital divide’ culturale, che pure esiste. È chiaro che ogni parlamento, e non solo il nostro, si trova a disagio rispetto a una realtà che muta tanto in fretta. I temi digitali non sono ancora nel nostro Parlamento, ma in tutti quelli del mondo occidentale non trovano l’attenzione che meritano”. Piuttosto, spiega ancora la deputata del Pdl, i filoni da affrontare sembrano due: “Il rapporto tra tutela del copyright e mercato della rete e quello della tutela della privacy con la protezione del consumatore-utente rispetto alle opacità di Internet”. “La prossima legislatura dovrà misurarsi con questi temi”, su cui comunque “le risposte devono ancora arrivare”.

“Potrebbe essere gratis i titoli e l’informazione essenziale e magari potrebbe esserci qualche royalty flat”, azzarda Vita, per cui tuttavia il problema dei pagamenti, che dovrebbero essere “monetizzati molto limitatamente” è relativo, visto che “non è detto che la condivisione sia uno svantaggio economico”, con una valutazione “molto corporativa e chiusa della Fieg” a fronte di un mercato che “va alimentato”. “Sarei molto prudente – conclude Bergamini -. In questi casi si deve consentire al mercato di svilupparsi, spesso le sue leggi sono le più efficaci. Forse toccherà agli editori tradizionali, che capisco perché difendono i loro contenuti e quindi la loro ricchezza, rivedere ulteriormente il proprio modello di business. Al tempo stesso Google dovrà dare segnali ben più forti di quelli che ha già dato, per uscire da una logica che dipinge gli over the top come sfruttatori di contenuti altrui”.

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