PUNTI DI VISTA

Editoria 2.0, Italia a caccia di un modello di business

Facebook & Co. conquistano la pubblicità, principale fonte di entrate delle imprese editoriali. E contano su bacini d’utenza immensi. Ma è necessario che rispettino le stesse regole di tutti gli altri operatori del Web. L’analisi di Giancarlo Vergori, presidente Fedoweb

Pubblicato il 08 Apr 2016

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La radicale trasformazione che sta coinvolgendo ad ogni livello l’editoria e l’informazione – dalle modalità di produzione al consumo di notizie, dalla loro distribuzione su piattaforme diverse all’interazione con i social media, dalla ricerca di modelli di business sostenibili a nuove offerte commerciali – non riguarda solo il futuro del settore editoriale, aspetto di per se stesso rilevante per gli effetti e gli impatti occupazionali ed economici collegati alla discontinuità, ma tocca temi fondamentali per la nostra società come l’indipendenza e la pluralità dell’informazione. Questi temi sono ancora più attuali in questi giorni in cui sta avendo luogo a Perugia il Festival Internazionale del Giornalismo, un’occasione unica per approfondire il dibattito sull’informazione, coinvolgendo non solo i principali attori del settore, ma anche le istituzioni e l’opinione pubblica.

Qual è la partita cruciale? Il vero nodo per l’editoria e l’informazione italiana – ma è sicuramente una situazione simile a quella di altri mercati – è che ad oggi non è ancora emerso un modello di business sostenibile e definitivo che sia in grado di accompagnare e guidare la transizione verso il digitale.

I ricavi pubblicitari degli editori italiani, che costituivano la principale fonte di entrate insieme alla vendita delle copie e degli abbonamenti, stanno subendo una riduzione non solo sui mezzi tradizionali ma anche su internet, con conseguenze sulla sostenibilità dell’intero settore. La raccolta pubblicitaria online, infatti, secondo recenti dati diramati da Fcp – Assointernet, ha subito una contrazione dello 0,7% nel 2015, scendendo a un giro di affari di 463 milioni di Euro

Questa cifra non tiene in considerazione la raccolta generata dai cosiddetti Over The Top come Facebook o Google, che è stimabile tra gli 1,4 miliardi e gli 1,6 miliardi di Euro (fonte: Fcp) ed è in continua crescita: assistiamo cioè ad uno scenario in cui i cosiddetti “giganti del web” da un lato conquistano la principale fonte di entrate economiche delle imprese editoriali, ovvero la pubblicità e dall’altro non condividono le regole che le componenti dei diversi mezzi si sono dati nei tavoli delle Audi, dove attraverso il modello organizzativo di joint industry committee si confrontano le componenti dei diversi mercati – editori, investitori pubblicitari, agenzie e centri media.

Fedoweb in rappresentanza degli editori e operatori web dal 2000 insieme a Upa, l’associazione degli investitori pubblicitari e Assap Servizi società di Assocom che riunisce le agenzie e i centri media operativi in Italia, ha contribuito con impegno ed investimenti nel fornire al mercato dati quantitativi e qualitativi sulla fruizione di internet, attraverso la rilevazione e la certificazione delle audience quale elemento chiave per la programmazione di investimenti pubblicitari. Un sistema che richiede continui investimenti, aggiornamenti e sviluppi. Oggi, ad esempio, una certificazione di terzi sarebbe utile anche per i “giganti del web”? Consentirebbe una maggiore trasparenza all’intero settore?

Certamente come evidenziano le stime di mercato il ruolo giocato dagli Over The Top è rilevante come il loro vantaggio competitivo rispetto agli editori, in particolar modo nella raccolta pubblicitaria. Come sono riusciti a creare un gap così grande? Innanzitutto, grazie alla loro eccezionale capacità di innovazione, facilità d’uso e pervasività, hanno attratto bacini di utenza di dimensioni inimmaginabili (solo Facebook ha 22 milioni di utenti attivi in Italia); in secondo luogo, hanno avuto la possibilità di gestire i dati personali di questi utenti con una granularità differente da quella concessa agli operatori europei. Il tutto ha evidenti ricadute positive per gli Over The Top in termini di valore pubblicitario.

E’ innegabile che colossi quali Facebook o Google abbiano innovato profondamente la vita di noi tutti, ma affinché concorrano ulteriormente ad uno sviluppo complessivo della società digitale, è auspicabile che contribuiscano alle stesse regole cui sono soggetti tutti gli altri operatori del web.

In questo scenario, oltre al fronte pubblicitario, un’altra sfida che gli editori online ritengono importante per il futuro dell’informazione italiana riguarda la valorizzazione della qualità dei contenuti nel mondo digitale. La produzione di contenuti di qualità è alla base dell’industria dell’informazione e in questa fase di transizione gli editori stanno mettendo in campo una serie di azioni per valorizzarla – da formule come i paywall a nuove modalità di fruizione come gli instant articles – tenendo in considerazione la moltiplicazione dei canali distributivi, con il peso del mobile che cresce esponenzialmente, e l’interazione con gli Over the Top.

La discontinuità digitale pone gli editori e operatori web di fronte a innovazioni continue come a nuove opportunità. In questo dinamico e veloce contesto un’associazione come Fedoweb, che è già stata pioniera del mondo editoriale online grazie alla creazione di Audiweb vuole rappresentare la voglia d’innovazione di tutti gli editori del web – da quelli tradizionali ai broadcaster e ai nativi digitali – continuando e mantenendo l’impegno verso la trasparenza e l’ascolto di chi, come i nostri partner in Audiweb, lavorano per migliorare il futuro.

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