“Di fronte a un certo tipo di pirateria, soprattutto quella che riguarda la trasmissione in diretta degli eventi sportivi, l’unica misura che finora si è dimostrata efficace è il blocco dell’Ip del sito Pirata. Un provvedimento che è stato disposto dal tribunale sulla base di precedente sequestro penale, e che poi però deve essere eseguito dai fornitori di connettività”. A parlare è Stefano Previti, avvocato specializzato in diritto della proprietà intellettuale, diritto delle comunicazioni e di diritto societario, dal 1994 responsabile della gestione dello Studio Previti, di cui è associato. Previti, che ha assistito Mediaset Premium nella causa che ha visto la PayTv citare in giudizio RojaDirecta per la diffusione illegale delle dirette televisive degli eventi sportivi, è tra l’altro tra i fondatori dell’Osservatorio web legalità, che ha come mission quella di fornire strumenti di studio, analisi e informazione per la promozione e la tutela dei diritti rispetto ad illeciti commessi in ambito telematico.
Previti, recentemente con due ordinanze il tribunale di Milano ha chiesto anche a Telecom e Fastweb di bloccare l’Ip di Roja directa. Perché è importante questo pronunciamento?
Fino a oggi c’era stato il problema dell’inefficacia dei provvedimenti limitati al blocco del dns. Ma coinvolgendo il fornitore di connettività e bloccando l’Ip il provvedimento diventa realmente efficace, e si ottiene così una tutela vera ed effettiva dei contenuti. Gli atri operatori si erano adeguati subito dopo la sentenza, considerando, come Mediaset Premium, che il blocco dell’Ip fosse incluso nell’ordine esecutivo del sequestro penale. Fastweb e Telecom sono stati di diverso avviso, e per questo sono state necessarie ordinanze specifiche in sede civile.
Perché Fastweb e Telecom non si sono adeguate subito?
Si è trattato di una differenza di vedute nell’interpretazione del provvedimento cautelare penale. La loro opinione era che il provvedimento penale non prevedesse automaticamente anche il blocco dell’Ip. Ora le due ordinanze hanno sancito che era corretta l’interpretazione nostra e di tutti gli altri fornitori di connettività che si erano spontaneamente adeguati.
Quanto è diffuso oggi il fenomeno della pirateria, e come si può contrastare con efficacia?
Il tema di fondo è che la pirateria può essere combattuta efficacemente solo se vengono responsabilizzati tutti i soggetti che sono in grado di fermarla. Per questo può essere fondamentale il ruolo degli intermediari, nel caso specifico i fornitori di connettività, anche quando non hanno una responsabilità diretta. E’ chiaro che l’intermediario quanto più è lontano dall’illecito tanto meno ne risponde. Ma quando ne viene a conoscenza è giusto che collabori efaccia tutto quello che può.
Quali sono le argomentazioni di chi si oppone al blocco dell’Ip?
In via del tutto teorica ci sarebbe il rischio che il blocco fosse esteso anche a soggetti terzi che nulla hanno a che fare con la pirateria ma che si trovano ospitati sullo stesso server. I fatti però hanno dimostrato che si tratta di un argomento nella pratica infondato, nel senso che finora non si sono registrati problemi di questo genere, e se si verificassero sarebbe tecnicamente semplice risolverli con la collaborazione degli hosting providers interessati.
Quali sono oggi le dimensioni della pirateria?
All’arrivo di Netflix in Italia un suo dirigente affermò pubblicamente che il competitor più importante nel Paese fosse la pirateria. La dimensione del fenomeno in Italia è gigantesca, ed è difficile darne una stima attendibile per la costante evoluzione, anche tecnologica, del fenomeno. C’è anche da dire che la situazione sta migliorando grazie alla collaborazione di soggetti aggregatori, come ad esempio Youtube, che stanno adottando misure di una certa efficacia per limitare la pubblicazione di contenuti illegali sulle loro piattaforme. Proprio su questi temi come osservatorio abbiamo organizzato per il 3 maggio un incontro con l’istituto giuridico dello spettacolo.
Cosa si sta facendo in Italia per contrastare le pirateria online?
Si può apprezzare lo sforzo fatto da Agcom e dalla Polizia postale, ma certo ci sarebbe ancora molto da fare. Soprattutto se si pensa che in campo c’è la tutela di aziende che danno lavoro a migliaia e migliaia di persone. Il proliferare della pirateria colpisce indirettamente persone, posti di lavoro: se si consente a chi sfrutta l’illegalità di succhiare valore in maniera parassitaria, interi comparti possono andare in sofferenza e non certo a vantaggio di operatori e posti di lavoro nazionali.