LO STUDIO

Glocus: in Italia una scuola su 5 non è connessa a Internet

Lo rileva un rapporto di Glocus: un aula su due non è cablata. Quasi 70mila le lavagne interattive, tablet a quota 13mila. “Per invertire la rotta sfruttare le risorse di Horizon 2020”

Pubblicato il 12 Giu 2014

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L’era della scuola digitale non è ancora iniziata in Italia. Nel nostro Paese infatti una scuola su 5 non è connessa a internet e un’aula su due, pari al 45,8% non è cablato ma non solo. Le lavagne interattive multimediali sono appena 69.813 e il tablet per uso individuale nelle classi sono ancora di meno, appena 13.650. E’ questa la fotografia della scuola digitale che ancora non c’è e che emerge dallo studio “Scuola 2.0 – Innovazione dei modelli didattici e delle nuove tecnologie per la scuola del futuro” curato da Glocus, il think tank presieduto da Linda Lanzillotta.

Lo studio è stato presentato e discusso oggi in Senato da un pool di esperti del settore e che ha visto l’intervento del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini. Insomma, i gap infrastrutturali e il ritardo culturale rendono in Italia la scuola digitale ancora un miraggio. Certo, sottolinea lo studio, un salto di qualità si potrebbe realizzare se le infrastrutture digitali verranno considerate al pari dei muri, banchi, sedie, e quindi essere finanziate con il piano di investimento per l’edilizia scolastica già deciso dal governo e se si punterà ad una forte azione per la formazione dei docenti.

Lo studio infatti rileva che ”non è solo un problema di mancanza di strumenti digitali”, ma che occorre ripensare anche ”il metodo di insegnamento” nell’era digitale. Un metodo, si legge ancora nello studio, che non abbia più paura, ma che piuttosto valorizzi ”la strumentazione tecnologica disponibile oggi, potenziando al tempo stesso l’autonomia nello studio e la formazione di un autonomo profilo culturale”. Va quindi insegnato ai ragazzi ”come muoversi nel complesso mondo digitale”, e come gestire ”proficuamente e scientificamente l’enorme flusso di informazioni presenti nella rete”.

Il nostro Paese, rilevano i dati della Commissione europea, da una parte ha la più bassa disponibilità di accesso alla rete a banda larga, indipendentemente dal grado dell’istituto, d’altra parte la stessa Europa mette a disposizione, con il programma Horizon 2020 oltre 17 miliardi di euro, sui 70 disponibili per sviluppare l’industrial leadership ovvero sostenere maggiori investimenti in tecnologie chiave tra cui, sottolinea lo studio, quelle promosse per l’istruzione.

”Ma se abbiamo i livelli di abbandono più alti d’Europa è anche perchè la scuola si allontana sempre più dagli studenti, non parla il loro linguaggio – spiega la presidente di Glocus, Linda Lanzillotta – dobbiamo mettere in atto una serie di politiche perchè si sviluppi una consapevolezza nuova e considerare, finalmente, gli strumenti digitali come parte dei servizi essenziali della scuola, come l’acqua e la luce”. L’esortazione di Lanzillotta è quella di fare ”un salto di qualità nel metodo di insegnamento, perchè si sta allargando il gap tra docenti e nativi digitali”. ”Ecco perchè -osserva- anche un turn-over qualificato del corpo docente sarebbe auspicabile insieme ad una serie di policy che Glocus avanza per rimettere in moto la scuola digitale”.

“Nell’era dell’iperconnessione, i nuovi strumenti di comunicazione digitale rappresentano un’opportunità concreta per lo sviluppo dei programmi formativi scolastici e universitari. Va però sottolineato che il digitale è uno strumento attraverso il quale la scuola deve innovarsi per raggiungere al meglio il suo scopo educativo, cioè di formare i giovani per le sfide del futuro e non un punto di arrivo. Il rinnovamento deve coprire sia gli aspetti di una necessario riallineamento della formazione strutturata sulle competenze, introdurre il concetto alla base della vita contemporanea cioè del “life long learning”, della necessità di una continua crescita e formazione di tutti noi e che deve partire dagli insegnanti nell’ambito della scuola. E infine la necessità di investimenti strutturali sia per la parte di edilizia scolastica che per quella digitale (larga banda, wi-fi, tablet, etc). Condividiamo quindi le proposte presentate da Glocus.”. È quanto dichiara Cristiano Radaelli, presidente di ANITEC, in occasione della presentazione del rapporto Glocus “Scuola 2.0”, oggi pomeriggio a Roma presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica.

Per Cristiano Radaelli, presidente di Anitec, “per il futuro dell’Europa è necessario accrescere tra i cittadini (e in particolare tra i giovani), la consapevolezza della necessità di migliorare le proprie competenze di applicazioni e tecnologie digitali”.

“Questo permetterà ad ognuno di incrementare la propria possibilità di trovare lavoro e avere maggiori opportunità di carriera e alle imprese di avere risorse preparate ed essere più competitive – sottolinea Radaelli – L’effetto sinergico produrrà quindi più posti di lavoro e maggiore crescita economica. Per questo è importante che la scuola si faccia parte attiva di questo processo virtuoso”.

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