La posta certificata è “indubbiamente uno strumento importantissimo e i problemi del suo utilizzo dipendono anche dai difetti della legislazione in particolare io credo dall’assenza di sanzioni efficaci per chi non la utilizza”. Ad affermarlo, nel corso del Question Time, è il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, sottolineando la necessità di essere consapevoli anche “delle nuove potenzialità delle tecnologie”.
Il Governo, spiega, “sta puntando in particolare sulla diffusione del sistema pubblico di identità digitale (Spid). E’ un sistema che assegnando un codice identificativo unico al cittadino consentirà a regime di accedere a tutti i servizi dell’amministrazione e di essere identificati con certezza nelle comunicazioni via internet. Le norme e le prassi amministrative devono tenere il passo con le tecnologie”, aggiunge Madia. E’ per questa ragione, sottolinea ancora il ministro, che l’articolo 1 del disegno di legge di riforma della PA, che sta per approdare alla Camera, prevede tra l’altro “la delegificazione di alcuni contenuti del codice dell’amministrazione digitale in modo da poter adeguare per tempo e più rapidamente all’evoluzione tecnologica e per l’attribuzione a ciascun amministrazione impresa o professionista di un domicilio digitale non necessariamente coincidente con la Pec”.
In quella sede, aggiunge Madia, “credo che si potrà affrontare anche il problema delle sanzioni per la violazione delle previste disposizioni relative all’uso degli strumenti tecnologici”. Questo intervento legislativo, aggiunge Madia, “consentirà quindi sicuramente di valorizzare la Pec e sicuramente di correggere i difetti della disciplina ma anche di utilizzare pienamente gli ulteriori strumenti offerti dalla tecnologia e quindi finalmente di abbattere le barriere che ancora separano la digitalizzazione della Pa dalle migliori pratiche che ogni giorno possiamo vedere nel privato”.
Lo Spid è uno dei progetti abilitanti del piano Crescita digitale. Il sistema mira a garantire a tutti i cittadini e le imprese un accesso sicuro e protetto ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione e dei soggetti privati che vi aderiranno, garantendo un elevato grado di usabilità attraverso l’uso di strumenti multipiattaforma (mobile first). Tutte le identità di Spid saranno verificate da parte dei gestori d’identità accreditati.
Intanto il 30 aprile il Senato ha approvato la riforma della pubblica amministrazione. Con 114 sfavorevoli, il ddl è passato in prima lettura dopo otto mesi di attesa a palazzo Madama. Si sono espressi per il sì i partiti di maggioranza (Pd, area popolare) e il gruppo per le autonomie. Contrari M5S, Lega, Sel, Fi, Gal.
Il provvedimento definitivo, che ci sarà solo dopo l’approvazione a Montecitorio e un ulteriore passaggio a Palazzo Madama, spazia dal digitale ai poteri del premier, dall’addio alla Forestale al riordino della dirigenza. In particolare apre l’era di Internet per la pubblica amministrazione partendo dalla cittadinanza digitale, ritenuto dal ministro Marianna Madia il progetto più importante contenuto nella riforma.
La riforma norma anche il progetto “Italia Login”, considerato una vera e propria rivoluzione che dovrebbe consentire l’accesso ai servizi della Pa in digitale. Lo scopo è quello di aprire il mondo di Internet al vasto pubblico (entro il 2015 raggiungerà tre milioni di italiani per arrivare a 10 milioni nel 2017) che, utilizzando un pin unico, potranno accedere ai servizi elettronici della pubblica amministrazione.
Tra le novità anche la creazione nelle pubbliche amministrazioni della figura del manager per la transizione al digitale. Il manager, alle dirette dipendenze dell’organo politico e dotato di competenze tecnologiche e organizzative, si spiega in una nota, avrà un ruolo chiave nella riforma della Pubblica amministrazione attraverso una più efficace governance del processo di digitalizzazione, cui dovrà corrispondere un cambiamento dei processi e degli assetti organizzativi. La nuova figura sostituirà l’ufficio dirigenziale previsto dal Codice dell’amministrazione digitale che fino ad ora ha avuto un ruolo marginale.