IL REPORT

PA digitale, l’Italia (ancora) al palo: solo il 36% dei cittadini usa gli “sportelli” online

Secondo un rapporto di Confartigianato, peggio di noi fanno solo Bulgaria e Romania. L’85% delle aziende usa il web per dialogare con lo Stato, una quota di tre punti inferiore rispetto alla media Ue. A livello regionale, il Sud fanalino di coda

Pubblicato il 11 Mag 2015

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Sono pochi e insoddisfatti gli italiani che usano la rete per dialogare con la pubblica amministrazione: soltanto il 36% della popolazione utilizza Internet per interagire con lo Stato. Questa percentuale ci vede al terzultimo posto nella graduatoria dei 28 Paesi Ue dove la media di utilizzatori di Internet per i rapporti con la PA è del 59%. Peggio di noi fanno la Bulgaria (36%) e la Romania (17%).

Secondo i risultati di un rapporto di Confartigianato, i servizi on line della PA sono utilizzati dall’ 85% delle imprese, una quota inferiore di 3 punti rispetto alla media Europa. Ma il divario con l’Europa aumenta per alcune tipologie di servizi: per le dichiarazioni Iva e contributi in via elettronica gli imprenditori italiani sono il 33% in meno rispetto alla media dell’Ue a 28. L’ invio telematico di moduli compilati vede le imprese italiane distanti di 16 punti percentuali dal resto d’ Europa. Quanto poi a scaricare moduli dai siti della PA e offrire beni e servizi il gap con l’Europa è di 4 punti percentuali.

“I ritardi dell’e-gov non contribuiscono a migliorare la situazione delle imprese italiane, che pagano a caro prezzo le complicazioni della burocrazia: 30.980 milioni l’anno – ha commentato Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino, Soltanto per le 578.947 imprese guidate da giovani si tratta di un costo annuo pari a 2.588 milioni di euro. Ci auguriamo che il ddl di riforma della PA venga rapidamente approvato per poter imprimere una svolta anche sul fronte della cittadinanza digitale”.

A livello regionale, la maggiore insoddisfazione si registra in Puglia (38% degli utilizzatori di servizi on line della Pa), quindi Abruzzo (36,9%), Sardegna (34,8%), Molise (34,7%) mentre il Piemonte si colloca al dodicesimo posto con il 31,6%. Le cose vanno meglio in Valle d’ Aosta con il 18,6% degli utenti insoddisfatti, Bolzano (20,8%), Trento (24,7%), Liguria (27,9%), Lombardia (28%).

Le lentezze nella digitalizzazione della PA si riflettono sul basso utilizzo di Internet per compilare e spedire moduli burocratici: appena il 18% degli italiani ha usato questa modalità per ridurre il tempo in coda agli uffici pubblici. L’ Europa ci batte con una media del 33% e peggio di noi fanno la Repubblica Ceca (14%), la Bulgaria (13%), la Romania (6%). Il 31% di coloro che ha utilizzato Internet per interagire con gli uffici pubblici si dice deluso per 4 motivi: difficoltà di trovare le informazioni, scarsa utilità delle informazioni stesse, difficoltà a comprendere lo stato di avanzamento della pratica, difficoltà nell’ utilizzo dei servizi disponibili sul sito web.

Qualche progresso, tra il 2010 e il 2014, è stato comunque compiuto: gli internauti italiani con rapporti on line con la PA sono aumentati del 4%. Ma restiamo molto distanti dagli sprint compiuti da Spagna (+12%) e Regno Unito (+10%). Anche i giovani, nonostante la loro maggiore propensione all’ utilizzo della rete, frequentano poco gli uffici pubblici on line. Gli under 35 che ottengono informazioni dai siti web della PA sono il 24,3% dei giovani internauti, quelli che scaricano moduli sono il 21,1% e si scende drasticamente al 14,1% per i giovani che effettuano pratiche complete come spedire moduli compilati.

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