DIGITALE

Smart working, le regole di Agid esempio per tutta la PA

Il provvedimento adottato dall’Agenzia consente di conciliare i tempi vita-lavoro riorganizzando i processi su base più logica e razionale. L’analisi dell’avvocato Michele Gorga

Pubblicato il 07 Dic 2015

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Nella riforma del Ministro Madia uno degli aspetti qualificanti, come abbiamo già scritto, è il tentativo di conciliare i tempi di vita-lavoro con un nuovo ordinamento all’interno della PA che se ben implementato produrrà una rivoluzione nell’attuale organizzazione del lavoro pubblico, così come finora conosciuto di persone il cui ritmo di vita è scandito sin dall’alba da corse in metropolitane o autobus, o da soli in auto fermi nel traffico a respirare monossido di carbonio condiviso con l’intera città. In formicai presso bar o ristoranti o mense aziendali per i frugaci pasti di metà giornata per poi riprendere, a fine lavoro, l’odissea del rientro dove l’unica variante rispetto al mattino è solo l’annerirsi del cielo rispetto a quello del chiaro mattino.

Umanizzare e conciliare il benessere della vita-lavoro e rendere vivibile una megalopoli si può fare ricorrendo all’innovazione nell’organizzazione nei tempi e nei modi di prestare l’attività lavorativa. Il primo grande esperimento, passato sottotraccia nel campo della limitazione della mobilità per lavoro è stato finora, nell’ambito della giustizia digitale, il Pct che ha già fatto segnare un abbattimento dei costi delle notifiche e delle comunicazioni per il ministero della Giustizia e dei costi delle trasferte per il deposito degli atti per gli avvocati. Con la legge di riforma della Pubblica amministrazione si accelera sulla conciliazione dei tempi vita-lavoro mediante un specifica disciplina sul telelavoro ritenuta una delle opportunità offerte per contribuire, in modo significativo, non solo alle politiche di benessere organizzativo nel lavoro ma quale concreta best practices per una reale spending review, intesa come taglio di spesa a servizi invariati, e di mobility city e in una parola di una migliore qualità della vita e per una maggiore produttività nel lavoro pubblico.

La previsione è stata attuata dall’Agenzia per l’Italia Digitale, che del ministero della funzione Pubblica è equipe operativa, con un innovativo regolamento che disciplina il telelavoro. Il provvedimento AgID, che è perfettamente in linea con i provvedimenti del Governo si inserisce in quel quadro normativo che si è perfezionato con la legge di stabilità la quale prevede sovvenzioni nel caso in cui si favorisca la flessibilità dell’orario di lavoro a particolari categorie di lavoratori e lavoratrici. Provvedimenti, questi ultimi, in linea con quelli del 2014 che avevano già favorito gli accordi sul telelavoro e che nel 2015 hanno visto una nuova accelerazione con il Jobs Act che ha introdotto ulteriori agevolazioni per favorirlo anche nel settore del lavoro privato.

Il telelavoro come concreta occasione per arrestare l’inurbamento, preservare l’ambiente ed eliminare il pendolarismo lavorativo. Possibilità data dal fatto che oramai la lavorazione in “ufficio”, quale luogo fisico dell’adempimento della prestazione, si svolge quasi esclusivamente su documenti informatici condivisi telematicamente e rispetto ai quali le interrelazioni con gli altri dipendenti interni, presso la sede di lavoro, può efficacemente avvenire con il mezzo della telefonia, di Skype, in video conferenza o via mail o con la lavorazione condivisa sullo stesso documento.

Nel telelavoro la disciplina della prestazione resta invariata in merito alla mole di lavoro, che non cambia, e alla carriera, che resta analoga a quella di chi esercita in maniera tradizionale le proprie mansioni. In definitiva il Regolamento dell’Agenzia è un esempio per tutta la PA per una concreta riorganizzazione dei processi di lavoro su base più logica e razionale.

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