Iran terra promessa dell’Ict italiano? Almaviva fa da apripista

Il presidente Alberto Tripi racconta a CorCom la due giorni nel Paese con la missione di governo. “Prospettive entusiasmanti. In trattative con un paio di aziende locali, puntiamo a chiudere accordi già a fine mese”. L’azienda in campo con soluzioni per i sistemi ferroviari, l’agricoltura e l’home banking

Pubblicato il 12 Feb 2016

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È l’Iran la nuova terra promessa per l’Ict italiano? Ancora presto per dirlo, ma la missione da 310 imprenditori che dall’8 al 10 febbraio, è sbarcata a Teheran, fa ben sperare. E fra le aziende che non si sono fermate alle strette di mano ma sono già andate oltre e si preparano a formalizzare partnership e contratti c’è Almaviva. “È stata una due giorni davvero entusiasmante – racconta a CorCom il presidente Alberto Tripi -. Nel Paese c’è grande fermento, abbiamo incontrato i rappresentanti istituzionali e di aziende locali, curiosi di toccare con mano l’offerta made in Italy e verificare opportunità di business e investimento”.

Presidente Tripi, dunque l’Ict italiano ha una chance?

Sicuramente sì, ma è importante che l’Italia si proponga con una “filiera”, affinché si possano offrire soluzioni davvero chiavi in mano. L’Ance, ad esempio, ha portato a Teheran una squadra rappresentativa di tutto il comparto edilizia. Così deve fare anche l’Ict italiano se vogliamo essere competitivi rispetto ai paesi nostri concorrenti che tipicamente si propongono proprio facendo leva sulle filiere. E poi non bisogna trascurare gli aspetti finanziari: in Iran c’è molta volontà di investire ma a fronte di progetti concreti, possibilmente in project financing, che possano velocizzare l’erogazione di servizi finali.

Ma l’Ict italiano ha una filiera da proporre?

Vede, il più delle volte si pensa che all’estero possono affermarsi solo aziende di grandi dimensioni. Ma non è così, anzi. Anche perché le stesse grandi aziende hanno bisogno di poter contare sul supporto di medi e piccoli partner che possono mettere in campo soluzioni altamente specializzate e che dunque aiutano a comporre tutto il puzzle.

Quali sono i progetti che Almaviva porterà avanti nel Paese?

Siamo già in trattativa con un paio di aziende locali e puntiamo a stringere accordi concreti già a fine mese, quando torneremo a Teheran. In particolare si stratta di progetti che riguardano l’automazione dei processi ferroviari e soluzioni per l’agricoltura. Riguardo alle attività in campo ferroviario abbiamo una profonda esperienza, e di sicuro in Iran le chance di poter avviare partnership sono enormi, anche e soprattutto in considerazione dell’accordo da 5 miliardi che è stato sottoscritto dalle Ferrovie dello Stato con le il Ministero dei Trasporti Iraniano per lo sviluppo di alcune linee dell’alta velocità. Nel Paese si sta poi puntando a una vera e propria politica industriale per l’agricoltura e quindi ci sono grosse opportunità. E noi abbiamo lunga esperienza nel settore, in particolare con il ministero dell’Agricoltura italiano. Un altro fronte aperto è quello dell’home banking: anche qui abbiamo alcune iniziative in trattativa. E più in generale ci sono grandi chance a livello pervasivo se si tiene conto che uno degli obiettivi principali del Paese è avvicinare cittadini e PA attraverso l’egovernment e quindi l’informatica.

E prendono esempio dall’Italia?

L’Italia ha fatto grandi passi in avanti in tal senso. E la nomina di Diego Piacentini a commissario per il digitale, ossia di una figura abituata a ragionare con i “clienti” e quindi in qualche modo “people-oriented” è il segnale che il paradigma dell’informatica sta cambiando ovunque. In Iran si punta sullo stesso principio e lì la rivoluzione è davvero enorme: arrivare ad 80 milioni di cittadini in maniera “friendly” è una modalità innovativa rispetto alle dinamiche che fino ad oggi hanno caratterizzato il Paese.

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