Battiferri: “Ecco come funziona lo Spid di Tim”

Il direttore ICT Solutions & Service Platforms: “Puntiamo a raggiungere la platea più ampia possibile facilitando le modalità di richiesta online. Entro l’estate disponibili anche canali fisici dove attivare l’identità digitale”

Pubblicato il 17 Mar 2016

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TIM – insieme a Poste e InfoCert – è uno dei provider accreditati dall’Agenzia per l’Italia digitale. Simone Battiferri, Direttore ICT Solutions & Service Platforms, racconta a CorCom le strategie dell’operatore per contribuire alla digitalizzazione del Paese.

TIM offrirà gratis il servizio TIM id per i prossimi due anni. E dopo cosa succederà?

Partiamo dalla grande novità di Spid ovvero il fatto che, credo per la prima volta, lo Stato affida ai privati l’erogazione di servizi “core” della PA. L’identità digitale è il classico esempio di mercato da “networking effect”: funziona se si raggiungono volumi importanti in tempi brevi, creando un circolo virtuoso per cui se ci sono molti servizi ci saranno più utenti e se ci sono più utenti maggiore sarà il numero di soggetti che saranno portati a offrire servizi. In questa tipologia di mercato abbiamo scelto, in accordo con Agid, un approccio al massimo livello “promozionale”.

E dopo, quindi?

Questi due anni ci serviranno per capire se e quanto far pagare Spid. Va considerato che la PA non paga canone ai provider per l’identità digitale mentre questo sarà richiesto ai privati e proprio la loro adesione è la grande scommessa. Bisogna capire se il business si ripaga con i servizi a valore aggiunto o con gli eventuali canoni dei privati. In ogni caso si tratterebbe di importi molto contenuti. Ma non escludo che potrebbe continuare ad essere gratis. È comunque presto per dirlo.

Vi siete dati degli obiettivi sul numero di identità da rilasciare nei prossimi mesi?

Non abbiamo previsioni specifiche, ma certamente speriamo che il servizio sia adottato a livello massivo. La sfida è quella di erogare TIM id “a blocchi” di utenti per fare massa critica in tempi più rapidi.

In che senso?

Se ogni cittadino deve fare una richiesta autonoma per avere lo Spid, i tempi tecnici per l’on-boarding saranno necessariamente più lunghi. Se invece Agid consentirà agli utenti già autenticati per altri scopi – penso a quelli dell’Inps, ad esempio, che ne ha diversi milioni – di ricevere il pin unico senza effettuare il procedimento di richiesta o comunque di poter utilizzare una procedura “facilitata”, riusciremo ad accelerare l’on-boarding massivo e raggiungere il networking effect che citavo prima. Contestualmente TIM sta lavorando per facilitare le richieste da parte dei cittadini.

Per ora TIM consente di fare richiesta solo online a coloro che già posseggono Firma digitale o Crs-Cns. Non si rischia di escludere larga parte dei cittadini?

Siamo partiti rivolgendoci ad una platea di utenti che ha caratteristiche specifiche e che evidentemente non rappresenta la totalità dei cittadini. Stiamo però lavorando per allargare la platea dei potenziali richiedenti online, grazie a una modalità di riconoscimento audiovisuale le cui immagini saranno conservate per un tempo ragionevolmente necessario. Si tratta di una procedura in fase di approvazione da parte dell’Agenzia per l’Italia digitale.

Non c’è l’opzione canale fisico?

Stiamo lavorando anche a questa opzione. Presumibilmente entro l’estate lo Spid si potrà richiedere in un certo numero di negozi TIM.

Un fronte delicato è quello della sicurezza. I cittadini temono furti di dati quando non di identità.

Lo Spid è normato da regole molto stringenti sui temi privacy e sicurezza. Da questo punto di vista il cittadino è protetto da punto di vista legale. Dal punto di vista tecnologico, TIM, attraverso Trust Technologies (società del Gruppo Telecom Italia), assicura elevati standard di sicurezza nonché una lunga esperienza nell’ambito della conservazione digitale, della firma digitale e della Pec. Sto parlando sia di “tutele fisiche” – dei veri e propri bunker dove stoccare le informazioni – fino alla cifratura delle identità.

L’Ad Marco Patuano ha annunciato che darà Spid a tutti i 53mila dipendenti. Perché questa scelta?

Perché vogliamo dare un contributo forte al processo di digitalizzazione del Paese. I dipendenti potranno usare il pin unico, oltre che per accedere ai servizi della PA, anche per utilizzare quelli aziendali come l’accesso alla intranet e la busta paga.

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