Bisogna accelerare sull’infrastrutturazione delle reti Vhcn ma la crisi delle Tlc comincia a farsi sentire forte in molti Paesi a partire dall’Italia dove sono in corso piani di riorganizzazione votati al taglio dei costi che prevedono anche licenziamenti. Il tutto mentre le telco sono chiamate a spingere gli investimenti. In Europa si sta aprendo un fronte pericoloso? Si riusciranno davvero a traguardare gli obiettivi del Decennio digitale e della Gigabit society?
“La situazione riguardante la crisi delle telecomunicazioni in molti paesi è un campanello d’allarme che rispecchia il delicato momento geopolitico ed economico in cui ci troviamo. Il raggiungimento degli obiettivi del Decennio Digitale e della Gigabit Society dell’Unione Europea è una sfida che bisogna affrontare con determinazione ed avendo chiaro in mente che raggiungere tali traguardi rappresenta anche una nuova opportunità per il settore delle telecomunicazioni europeo”, ha detto Franco Accordino, Head of Unit “Investment in High-Capacity Networks” della Commissione Europea in occasione di Telco per l’Italia.
Accordino cosa c’è in ballo?
È importante riconoscere che l’infrastrutturazione delle reti Vhcn è fondamentale per consentire la trasformazione digitale e lo sviluppo di servizi avanzati come l’Internet of Things (IoT), la connettività 5G, il Web 4.0 e l’intelligenza artificiale. Tuttavia, le difficoltà finanziarie delle società di telecomunicazioni possono mettere a rischio gli investimenti necessari per realizzare tali reti.
Per garantire il raggiungimento dei target del Decennio Digitale e della Gigabit Society, è fondamentale che i governi, l’industria delle telecomunicazioni e gli altri attori coinvolti lavorino insieme per affrontare le sfide attuali. Per far ciò è necessario sostegno finanziario: i governi devono considerare l’adozione di politiche che agevolino gli investimenti nelle reti Vhcn, offrendo incentivi fiscali o finanziamenti diretti alle società di telecomunicazioni, con l’aiuto di fondi EU/nazionali/regionali. Ma tali investimenti devono avere uno scopo molto chiaro: dare un impulso alla connettività di queste imprese, eventualmente stimolando l’adozione di nuovi modelli di business. Non possono rappresentare delle semplici sovvenzioni incondizionate. Un esempio tangibile di programma d’investimento che promuove lo sviluppo delle infrastrutture digitali legando la messa a terra di queste infrastrutture con la loro adozione è il Connecting Europe Facility (Cef Digital), iniziativa dell’Unione Europea che fornisce finanziamenti per sostenere la costruzione e l’ammodernamento delle reti di comunicazione ad alta velocità a livello europeo, compresi le reti 5G e le reti backbone sottomarine. Il Cef Digital si occupa essenzialmente di due cose: costruire le infrastrutture trans-frontaliere che difficilmente rientrano negli interessi dei singoli stati membri, per esempio i Corridoi 5G o i backbone sottomarini, sviluppare migliori pratiche di deployment e adozione che possano essere replicate a livello europeo, per esempio le comunità 5G locali.
Quanto conta la collaborazione pubblico-privato?
Le partnership tra il settore pubblico e quello privato possono contribuire a condividere i costi e le risorse per l’infrastrutturazione delle reti, consentendo di accelerare i tempi di implementazione. Esempi di tali strumenti sono i fondi d’investimento europei che mirano a promuovere la connettività in fibra nelle aree scarsamente servite ma anche la connettività trans-continentale tra l’Unione e paesi terzi. Questi strumenti finanziari vedono la Commissione europea collaborare con istituzioni finanziarie pubbliche come la Banca Europea degli investimenti (con la garanzia InvestEU), attori privati e le banche d’investimento nazionali come la Cassa Depositi o la Caisse des Dépôts.
Riduzione delle barriere normative: semplificare le procedure burocratiche e accelerare l’approvazione dei progetti infrastrutturali può contribuire ad accelerare gli investimenti e la realizzazione delle reti Vhcn. Ad esempio, a febbraio di quest’anno, la Commissione ha proposto una Legge sulle infrastrutture Gigabit (Gia), che mira a ridurre gli oneri amministrativi e i costi per gli operatori delle reti di comunicazione elettronica, nonché ad accelerare la rapida diffusione del 5G garantendo nuove possibilità di accesso alle infrastrutture fisiche pubbliche, e a promuovere la diffusione delle fibre ottiche pre-attrezzando gli edifici nuovi e ampiamente ristrutturati con fibra ottica.
Bisogna dunque spingere sulla condivisione delle infrastrutture.
Promuovere la condivisione delle infrastrutture tra diverse società di telecomunicazioni può ridurre i costi e accelerare l’implementazione delle reti ad alta capacità. Sempre a Febbraio di quest’anno, la Commissione ha pubblicato una progetto di raccomandazione Gigabit che si concentra sulla fornitura di orientamenti alle autorità nazionali di regolamentazione (Anr) sulle condizioni di accesso alle reti degli operatori che detengono un significativo potere di mercato. L’obiettivo è garantire che tutti gli operatori possano accedere alle infrastrutture di rete esistenti. Le misure contribuiranno inoltre a far sì che i consumatori godano dei vantaggi di un mercato unico delle comunicazioni elettroniche in Europa — servizi migliori forniti attraverso reti di alta qualità a prezzi accessibili.
In conclusione, sebbene la situazione attuale possa rappresentare un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi digitali, esistono soluzioni da affrontare come sistema Europa. È necessaria una stretta collaborazione tra gli attori coinvolti per superare le difficoltà finanziarie e normative e garantire che le reti Vhcn vengano effettivamente implementate e adottate su larga scala. Il problema dell’adozione dell’Ftth e del 5G e della loro monetizzazione va affrontato su vari fronti, dagli aiuti di stato orientati alla domanda, ben definiti e collegati a soluzioni avanzate per dare anche uno stimolo all’offerta, alla promozione di nuovi modelli di business, oltre il tradizionale modello consumer-centric delle telcs. In questo processo di trasformazione del settore telecom, l’Unione Europea, con i suoi programmi e iniziative legislative, ha un ruolo cruciale e determinante.
Telco e over the top: l’Europa propone il co-investimento in chiave di fair contribution e riequilibrio dei pesi e delle misure. Gli Ott si oppongono e c’era da aspettarselo, rivendicando ingenti investimenti infrastrutturali anche a beneficio delle telco a partire da quelli per i data center e quindi per la partita cloud. La consultazione europea si è conclusa da qualche settimana, quali sono adesso gli step e cosa bisogna aspettarsi?
La consultazione europea riguardante il futuro del settore delle comunicazioni elettroniche e delle sue infrastrutture da poco conclusa è il punto di partenza per avviare un dialogo con le parti interessate. Abbiamo ricevuto un totale di 434 contributi, di cui 124 sono stati inviati da singoli individui, mentre 310 da persone giuridiche, tra cui aziende, associazioni e Stati Membri. La maggior parte dei contributi (87%) è stata ricevuta da soggetti residenti in UE, mentre il resto proviene da paesi terzi. Sulla base dell’esito della consultazione, ora al vaglio, la Commissione esaminerà le azioni più appropriate per il futuro del settore, valutando tutte le risposte ricevute e prendendo in considerazione i punti di vista delle diverse parti interessate, inclusi i fornitori di servizi di telecomunicazioni e gli Ott. Potranno poi quindi essere elaborate raccomandazioni/proposte specifiche per affrontare la questione dell’equilibrio degli investimenti e del coinvolgimento dei fornitori Ott nei finanziamenti infrastrutturali. Se necessario, potrebbero essere formulate specifiche leggi/regolamenti per stabilire nuove condizioni d’investimento e promuoverne una distribuzione più equa tre Telco e Ott, favorendo anche negoziazioni e accordi tra i vari attori coinvolti. Il tutto dovrà poi essere debitamente attuato/monitorato per garantire il reale raggiungimento degli obiettivi preposti. È importante comunque tenere presente che i tempi e gli esiti esatti possono variare a seconda delle decisioni politiche e delle discussioni in corso. Il tema della “fair contribution” ai costi delle reti da parte degli Ott è una questione complessa e ogni decisione dove essere presa sulla base di dati e specifiche analisi. Il nostro obiettivo di fondo rimane comunque ben chiaro: nessuno deve rimanere escluso dalla trasformazione digitale e questo richiede una connettività di qualità per tutti i cittadini entro la fine del decennio.
La sfida digitale fa il paio con quella green: si aggiungono opportunità ma anche complessità. Cosa ne pensa a proposito?
La transizione digitale dell’Europa va di pari passo con il Green Deal europeo. Queste potrebbero sembrare due questioni distinte, ma si tratta di sfide congiunte, entrambi essenziali per il futuro dell’Europa. Uno degli articoli del nostro ‘Digital Decade Policy Programme’ si riferisce all’importanza di promuovere, investire e sfruttare al meglio le tecnologie digitali, in quanto avranno un ruolo chiave nel raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo. L’intelligenza artificiale, il 5G, il 6G, la blockchain, il cloud e l’edge computing e l’Internet delle cose potranno, ad esempio, accelerare e massimizzare l’impatto delle politiche volte ad affrontare i cambiamenti climatici e a proteggere l’ambiente. Possono aiutare a ridurre le emissioni globali, prevedere catastrofi naturali, monitorare in modo più efficiente l’uso di risorse naturali come l’acqua, e a migliorare i regimi di gestione dei rifiuti attuali.
Ciò nonostante, il rapporto tra digitale e verde rivela anche alcune complessità. Esistono ancora molti problemi legati, ad esempio, alle emissioni delle stesse imprese informatiche o a come gestire i rifiuti elettronici nel lungo termine. L’UE ha bisogno di un settore digitale che ponga al centro la sostenibilità, anche per quanto riguarda la propria catena di approvvigionamento, impedendo un’eccessiva dipendenza da altre regioni nel settore delle materie prime critiche. Abbiamo affrontato questo tema in un recente seminario sul decennio digitale. Dalle discussioni è emerso tra le tante cose che, fino ad ora, l’industria tecnologica non ha prestato sufficiente attenzione alla sostenibilità, molto probabilmente perché comporta un costo rilevante.
Dobbiamo iniziare ad abituarci a trattare la transizione digitale ed ecologica in modo analogo e sinergico. Le tecnologie digitali possono avere un fattore abilitante, ma talvolta possono comportare anche degli ostacoli. Sta a noi garantire che le nuove tecnologie digitali si sviluppino in modo adeguato e responsabile.
Cosa dobbiamo aspettarci da qui a fine anno? Quali sono i principali programmi a cui si lavora in Europa sul fronte delle nuove reti fisse e mobili?
Alcuni programmi meritano di essere menzionati. Il programma Europa digitale (Dep), che mira a colmare il divario tra la ricerca sulle tecnologie digitali e la diffusione sul mercato; il programma Horizon Europe, che si basa sulla ricerca e l’innovazione, e infine il Connecting Europe Facility (Cef). Per quanto riguarda Cef l, la DG Connect lavora essenzialmente sulla sua componente digitale (Cef Digital). Il programma risponde alla carenza di finanziamenti pubblici e privati sostenendo un numero senza precedenti di investimenti destinati a infrastrutture sicure, protette e sostenibili ad alte prestazioni. Cef Digital mira a contribuire all’aumento della capacità e della resilienza delle infrastrutture portanti digitali in tutti i territori dell’UE, in particolare nelle regioni ultra-periferiche.
Nell’ambito del Cef Digital sono previste cinque azioni principali: copertura 5G lungo i corridoi transfrontalieri, l’iniziativa per l’infrastruttura europea di comunicazione quantistica (EuroQciI), le reti dorsali per le federazione di cloud paneuropei, la connettività 5G per le comunità intelligenti (5G4SC) e la connettività dorsale per i gateway digitali globali. Quest’ultima azione attira una crescente attenzione politica a causa del ruolo strategico delle reti dorsali sottomarine nel contesto geopolitico attuale. Occorre evitare vulnerabilità critiche e investire in resilienza, anche attraverso la ridondanza, promuovere la messa a terra di cavi intelligenti capaci di raccogliere dati ambientali a scopi scientifici ma allo stesso tempo per assicurare un monitoraggio continuo dei cavi stessi come deterrente contro eventuali attacchi che, purtroppo non possono essere esclusi nel futuro.
Il Cef Digital finanzia anche il deployment di sistemi 5G “standalone” (5G4SC) che ha caratteristiche di performance utilizzabili in applicazioni di pubblico interesse, per esempio l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la pubblica amministrazione e i trasporti, rendendoli più efficienti e resilienti. L’idea e’ di mettere insieme operatori 5G, anche locali, per sviluppare reti pubbliche o private, per esempio in un contesto industriale, eventualmente in cooperazione con integratori verticali e fornitori di soluzioni digitali (per es. edge cloud, AI) per rendere possibili casi d’uso per i quali il 5G rappresenta la soluzione più appropriata. Il nostro obiettivo è di finanziare una trentina di migliori pratiche e poi metterli in rete e fare uno scale-up. In questo modo intendiamo contribuire a sbloccare il processo di adozione di questa importante tecnologia, oltre il modello classico consumer-centric che abbiamo visto per le precedenti generazioni.
Finora sono ci sono stati due bandi CEF-Digital per la presentazione di proposte di progetto. Il primo è stato avviato nel 2022 e abbiamo approvato il finanziamento di 38 progetti in totale. Di questi, 7 progetti sono nell’ambito di 5G4SC e 13 riguardano i gateway globali (cavi sottomarini), di cui 7 sono studi e 6 sono lavori.
Il secondo bando, che si è appena concluso, ha ricevuto un totale di 18 proposte nell’ambito di 5G4SC e 37 proposte nell’ambito dei gateway globali. Al momento, le proposte sono in fase di valutazione da parte dell’agenzia esecutiva HaDea e a breve verrà pubblicata la lista dei progetti che sono stati ammessi al finanziamento. Vi invito a rimanere aggiornati tramite il nostro sito web, poiché entro la fine 2023 prevediamo di lanciare un terzo invito a presentare proposte.