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Torri Tlc, Cellnex aumenta le co-locazioni in Italia. Iliad pronta a vendere fino a 1.900 siti a Pti



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Nel nostro Paese le torri di Cellnex ammontano a 22.572. Per il Gruppo guidato da Patuano la crescita organica dei punti di presenza nei siti è stata del 9,3% con un aumento del 6,2% dovuto a nuove co-locazioni in siti esistenti, per un totale di 4.668, soprattutto in Italia e Portogallo. Secondo indiscrezioni Iliad cederà le infrastrutture passive a Phoenix Towers International

Pubblicato il 1 ago 2024



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La società delle torri Cellnex ha chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi in crescita del 7,1% a 1,92 miliardi di euro e adjusted Ebitda a 1,57 miliardi di euro, contro 1,49 miliardi della prima metà del 2023. L’azienda guidata da Marco Patuano conferma la guidance per il 2024, con ricavi attesi tra 3,85 e 3,95 miliardi di euro, Ebitda tra 3,15 e 3,25 miliardi con un cash flow tra 250 e 350 milioni di euro.

“I nostri principali indicatori organici riflettono una solida prima metà dell’anno, in linea con i nostri obiettivi”, ha detto il ceo Patuano. “Stiamo facendo buoni progressi nel prossimo capitolo di Cellnex, incentrato sul consolidamento e sulla razionalizzazione della nostra struttura, sul rafforzamento del nostro bilancio e sulla massimizzazione del valore per gli azionisti, rispettando così gli impegni presi con il mercato”.

Cellnex, siti +9,3%, aumentano le co-locazioni in Italia

Al 30 giugno 2024 Cellnex conta un totale di 113.216 siti operativi, in crescita del 9,3% in un anno: 24.340 in Francia, 22.572 in Italia, 16.409 in Polonia, 13.417 in Regno Unito, 8.770 in Spagna (i cinque mercati principali del gruppo) e 27.708 siti negli altri mercati (Portogallo, Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Irlanda). A questi si aggiungono 1.903 siti per il broadcasting e altri per un totale di 10.865 nodi Das e small cell.

La crescita delle torri si deve soprattutto al co-location nei siti esistenti (6,2%), con un totale di 4.668 –soprattutto in Italia e in Portogallo-, mentre il 3,1% della crescita è legata al roll-out di siti nuovi (2.482 Pop nel semestre, soprattutto in Francia e Polonia).

La società è in fase di negoziazione avanzata riguardo al processo di dismissione in Austria.

Le revenue sono all’82% generate dalle torri Tlc (1,57 miliardi, circa +6% anno su anno), mentre Das, small cell e altri servizi di rete hanno contribuito al 6% dei ricavi, o 123 milioni (+17%). Fibra wholesale, servizi di connettività e co-location (Housing) rappresentano il 5% delle revenue (96 milioni, +24%) e, infine, il broadcasting ha contribuito per il 7% (129 milioni, +3%).

L’EbitdaaL è di 1,11 miliardi, +8,4%, l’Ebitdal organico è in aumento del 10,7%.

Cellnex ha rafforzato ed esteso le sue relazioni con Vodafone Uk e Virgin Media O2 in Regno Unito. Inoltre, ha completato la creazione dell’azienda Celland Estate Management, che si concentrerà sull’acquisizione di terreni in Spagna, Portogallo, Francia, Italia e Regno Unito.

Una distribuzione anticipata o acquisto di azioni proprie potrebbe essere considerata dopo la chiusura, soggetta a impegni di leva finanziaria/rating, ha indicato Cellnex.

Iliad monetizza le sue torri, Inwit in pole position?

Sul fronte delle torri, il Sole 24 Ore riporta che, dopo l’accordo del 2019 con Cellnex in cui ha venduto 2.200 torri in Italia, Iliad continua a monetizzare le sue “infrastrutture passive” vendendole a Phoenix Towers International (PTI). L’accordo prevede il trasferimento di fino a 1.900 siti in 5 anni, inclusi alcuni da costruire. Il primo trasferimento non avverrà prima del 15 settembre, in attesa delle necessarie autorizzazioni. La cessione è in linea con il trend di tutti gli operatori, vendere le infrastrutture passive e tenersi quelle attive.

Intermonte ha così commentato la notizia: PTI è presente in Italia con 2.400 torri acquisite da Ei Towers nel 2021 per 535 milioni di euro, circa 18x Ev/EbitdaaL di allora. Per le torri di Iliad, ci aspettiamo un cashout molto più contenuto, nell’ordine di qualche centinaio di milioni, anche in considerazione del recente de-rating sui multipli di settore e dell’aumento dei tassi di mercato. Con questa nuova operazione PTI raddoppia la sua dimensione in Italia, senza tuttavia raggiungere una scala sufficiente per competere efficacemente con Cellnex (26.000 siti considerando il rollout programmato al 2030) e Inwit (24.000 siti) che controllano oltre il 90% delle torri in Italia. Non escludiamo quindi che la stessa PTI, controllata dal fondo Blackstone, possa decidere di vendere le sue attività italiane e in questo caso vedremmo ben posizionata Inwit potendo contare su una flessibilità finanziaria di 1,5 miliardi di euro al 2026, grazie alla possibilità di fare releverage fino 5.0-5.5x (corridoio ottimale identificato dal management) rispetto ai circa 4.1x previsti a fine piano”.

Prosegue Intermonte: “La strategia di Cellnex ci sembra più orientata ad ottimizzare il portafoglio esistente e cedere asset non core (dopo Irlanda, Paesi nordici e Austria) perseguendo un approccio M&A disciplinato per mantenere l’investment grade ottenuto di recente da S&P e Fitch (entrambe BBB-). La cessione consente a Iliad di concentrarsi sul core business, di migliorare la gestione delle infrastrutture attive, e di liberare risorse finanziarie per potenziale attività di M&A (non escludiamo potenziale consolidamento con Tim Consumer o con Wind3)”.

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