La biografia di Jobs: “Voleva distruggere Android”

Il libro, in uscita il 24 ottobre, rivela che il capo della Apple era determinato a una “guerra atomica” contro il sistema operativo rivale, considerato “merce rubata” a iOs

Pubblicato il 21 Ott 2011

Steve Jobs era pronto a far guerra a Google senza esclusioni di
colpi, per distruggerla e rimediare al danno che il software
Android della rivale aveva fatto ad Apple copiando le sue
tecnologie. E’ quanto emerge dalla biografia “Steve Jobs” di
Walter Isaacson: il co-fondatore della casa di Cupertino, secondo
quanto riporta l’Associated Press, che ha letto il libro in
anteprima, era pronto a intraprendere una “guerra atomica”
contro Android le cui caratteristiche erano per Jobs un “furto
bello e buono”.

Jobs, allora Ceo della Apple, si sarebbe detto pronto anche a
“spendere ogni centesimo dei 40 miliardi di dollari che Apple ha
in banca per mettere a posto le cose”.

La tensione tra le due aziende è arrivata alle stelle quando
Google si è servita del suo sistema operativo mobile Android per
sfidare Apple nell’allora nascente, ma già dalle prospettive di
crescita esplosive, mercato degli smartphone. L’accesa rivalità
costrinse Eric Schmidt, a quel tempo Ceo di Google, a dimettersi
dal cda Apple nel 2009.

“Voglio distruggere Android, perché è un prodotto rubato”,
afferma Steve Jobs nel libro, riferisce l’Ap. “Farò scoppiare
una guerra per questo”.

La biografia autorizzata di Isaacson, che uscirà il 24 ottobre,
racconta anche di un’altra difficile battaglia, quella che Jobs
ha combattuto col cancro. Il co-fondatore di Apple si faceva curare
anche nel periodo in cui aveva pubblicamente dichiarato di essere
guarito. Jobs aveva anche rifiutato inizialmente la chirurgia per
il cancro al pancreas, rimandando di nove mesi un intervento che
sarebbe stato necessario.

“Non volevo essere violato così”, ha confidato Jobs a
Isaacson. Contro il parere della moglie, perciò, Jobs
inizialmente seguì terapie di tipo spirituale e alimentare. Ma
pentendosi poi della sua decisione, secondo il biografo: “Jobs si
illudeva che forse, non pensandoci, facendo finta che quella
malattia non esistesse…potesse scomparire magicamente. Nei nostri
incontri, ne abbiamo parlato tanto”.

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