Gli Usa: “Cina e Russia rubano i nostri segreti industriali”

“Una minaccia silenziosa che va debellata”: uno studio dell’intelligence americana punta il dito contro cinesi e russi, le cui cyber-spie sono a caccia costante di segreti industriali e tecnologie Usa per alimentare la crescita economica dei loro Paesi

Pubblicato il 04 Nov 2011

Cina e Russia accusate di cyber-spionaggio dagli Stati Uniti:
secondo un documento dell’intelligence americana i due Paesi
usano le spie che si muovono su Internet per rubare tecnologie e
segreti industriali degli Usa a tutto vantaggio della propria
crescita economica. “Una vera minaccia per la ricchezza e la
sicurezza degli Stati Uniti”, afferma il report realizzato
dall’Office of the national counterintelligence.

Ormai molte informazioni sensibili e ricerche confidenziali vengono
trasmesse su reti informatiche e ciò rende possibile per le spie
straniere raccogliere enormi quantità di dati in modo rapido e
anche senza grandi rischi, perché è difficile accorgersi della
presenza delle cyber-spie, afferma lo studio intitolato
"Foreign spies stealing Us economic secrets in
cyberspace" presentato al Congresso.

Secondo l’agenzia di intelligence americana i servizi di
spionaggio stranieri, ma anche aziende e singoli individui, hanno
incrementato i tentativi di furto di informazioni sensibili e
costose tecnologie Usa negli ultimi due anni. "Cina e Russia,
tramite i loro servizi di intelligence e le loro aziende attaccano
la nostra ricerca e sviluppo”, ha commentato il capo della
National counterintelligence Robert Bryant. "Il problema è
serio perché noi alimentiamo la loro crescita economica con le
nostre informazioni, e non è giusto”.

Il report cita solo Cina e Russia, pur sostenendo che siano decine
i servizi di intelligence, le aziende, le istituzioni accademiche e
i privati cittadini che spiano i segreti americani sul web. "I
cinesi sono i più attivi e accaniti autori di spionaggio
economico”, secondo lo studio americano.

Ma anche la Russia rappresenta una temibile minaccia: "I
servizi di intelligence russi stanno conducendo una serie di
attività per raccogliere informazioni industriali e tecnologiche
da obiettivi selezionati negli Stati Uniti”, si legge nel
report.

Lo studio americano ammette la difficoltà di capire chi veramente
si celi dietro un cyber-attacco. Diverse aziende Usa hanno riferito
di intrusioni nelle loro reti informatiche che hanno avuto origine
in Cina, ma l’intelligence non riesce a risalire sempre ai
diretti responsabili. Tuttavia, "Quando un attacco è molto
sofisticato, noi presumiamo sempre che ci sia il coinvolgimento di
un governo o di un servizio di spionaggio estero”, ha detto
Bryant.

La National science foundation rivela che il governo, le
università e le imprese americane hanno speso in ricerca e
sviluppo 398 miliardi di dollari nel 2008. Ma non è possibile
definire quanto di questo patrimonio sia rubato dalle cyber-spie.
Per questo Bryant ha definito il cyber-spionaggio una “minaccia
silenziosa per la nostra economia con risultati enormi: segreti
commerciali sviluppati dopo migliaia di ore di lavoro dalle nostre
menti più brillanti sono rubati e trasferiti alla concorrenza nel
giro di secondi”.

I settori più a richio di intrusioni sono le Ict, le tecnologie
militari, l’energia, l’industria farmaceutica. Per
l’intelligence americana fa parte della politica nazionale di
Cina e Russia rubare i segreti tecnologici e industriali di altri
Paesi per alimentare il proprio sviluppo economico.

"Il report non fa che confermare la necessità che gli alleati
degli Stati Uniti in Asia e Europa uniscano le forze e facciano
pressione su Pechino”, ha commentato il presidente dell’House
intelligence committee, il Repubblicano Mike Rogers.

"Riteniamo che i governi di Cina e Russia continueranno ad
essere molto aggressivi nei tentativi di rubare informazioni
industriali e tecnologie dagli Stati Uniti, particolarmente tramite
il cyber-spazio”, afferma il report. “La loro motivazione è
cercare di raggiungere la parità economica, strategica e militare
con gli Stati Uniti”. "Si tratta di una minaccia a lungo
termine per la nostra nazione”, ha concluso Bryant. “Non
possiamo permetterci di non affrontarla e debellarla”.

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