CINA

Dumping e aiuti di Stato, Huawei e Zte nel mirino della Ue

Bruxelles pronta ad aprire un procedimento formale già il mese prossimo. E’ la prima volta che la Commissione si muove in autonomia senza il puntello di una denuncia ufficiale di qualche azienda

Pubblicato il 28 Mag 2012

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L’Unione Europea è pronta ad aprire un caso contro Huawei e Zte, i due maggiori fornitori di apparati di networking cinesi. Grave l’accusa di Bruxelles, che sta per contestare alle due aziende di aver usufruito di finanziamenti illegali dallo Stato, grazie ai quali avrebbe praticato un forte dumping commerciale nell’area Ue. Lo scrive il Financial Times, precisando che la Commissione Europea ha raccolto indizi per mesi. Gli stati membri dell’Ue sono stati informati in un incontro a porte chiuse il 24 maggio. Le autorità Ue disporrebbero di “prove solide” del fatto che le due aziende abbiano ottenuto illegalmente aiuti dal Governo e che abbiano commercializzato i loro prodotti nell’area Ue sottocosto.

Secondo fonti vicine al dossier, l’Unione Europea è pronta ad aprire un caso ufficiale già entro il mese prossimo. Se si appurasse che la Cina ha davvero agito illegalmente con aiuti di Stato a favore delle due aziende, l’Ue potrebbe costringere Huawei e Zte a modificare le tariffe in modo punitivo. La vicenda rappresenta un precedente, perché è la prima volta che la Commissione agisce sua sponte sul fronte del commercio internazionale, e non in risposta alla segnalazione di un’azienda privata.

Fra i competitor globali di Huawei e Zte ci sono gruppi come Alcatel Lucent, Ericsson e Nokia Siemens Networks.

Il commissario europeo per il Commercio Karel De Gucht nelle scorse settimane ha detto che l’Ue stava programmando nuove forme di difesa per contrastare forme di sussidio statale e dumping da parte dei partner commerciali come la Cina. La Cina è il secondo partner commerciale dell’Ue dopo gli Usa, con previsione per il 2012 di scambi commerciali per un totale di 500 miliardi di euro. Ma i rapporti sono tesi. In passato De Gucht si è lamentato del fatto che la Cina sovvenziona “quasi tutto”, rendendo difficile competere.

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