Secondo quanto trapelato sulla stampa nel weekend, in particolare sul Sole 24 Ore di domenica, il Cda di giovedì prossimo sulla rete potrebbe limitarsi ad esaminare i dettagli e le valutazioni sullo scorporo della rete, senza deliberare nulla sullo spin off. Molto probabilmente si prenderà altro tempo per permettere agli azionisti di esaminare nei dettagli le proiezioni che fornirà il presidente esecutivo Franco Bernabè.
“Il 23 maggio si terrà il Cda di Telecom che completerà l’esame del progetto di separazione della rete di accesso. Ci attendiamo un esito favorevole, nel senso di mandato al management di studiare come implementare il progetto, se attraverso una ‘semplice’ divisionalizzazione o ‘societarizzazione’, nel caso in cui fosse previsto l’ingresso di un investitore esterno – la Cdp. Quest’ultimo punto sarà comunque analizzato in futuro”, commentano gli analisti di Equita Sim.
“Pensiamo che il mercato tenderà a considerare lo spin off come un catalizzatore moderatamente positivo grazie all’opportunità di procedere ad un deleverage accelerato, nel caso fosse necessario. Noi siamo piuttosto dubbiosi sugli effetti che ci potranno essere sull’arena competitiva e quindi in definitiva sulla valutazione. L’operazione sarebbe comunque propedeutica all’eventuale consolidamento con H3G che, se si verificasse, sarebbe invece un catalizzatore molto positivo per il titolo”, aggiungono gli esperti, secondo cui il rating del titolo è buy e il target price a 0,75 euro.
Nomura ritiene che la separazione della rete non sia un catalizzatore per la valutazione e “la complessità dell’integrazione tra Telecom e 3 Italia ci porta ad applicare una probabilità molto bassa al fatto che un accordo venga raggiunto”. Gli esperti evidenziano che la rete fissa di Telecom non ha una serie di caratteristiche che hanno sostenuto la valutazione di Openreach di British Telecom, come un outlook per una forte crescita della clientela residenziale, una solida domanda per il broadband e una penetrazione in aumento della fibra”. Anche se le reti dei due gruppi tlc dovrebbero entrambe mostrare prospettive in miglioramento per la regolamentazione dei prezzi in Ue, le dimensioni del passaggio dal fisso al mobile in Italia “supportano una valutazione molto inferiore. Pensiamo che il mercato stia scontando un multiplo più basso delle 6 volte l’Ebitda per Openreach, anche se pensiamo che un multiplo sopra 7 volte sarebbe giustificato”, hanno commentato dalla casa d’affari.
Il calo dei prezzi del mobile e l’incremento di quelli del fisso aumentano l’incentivo per gli utenti a spostarsi solo sul mobile e l’Italia, nota Nomura, sta già patendo la più alta sostituzione dal fisso al mobile in Europa e “crediamo che la perdita di linee e la contrazione del broadband continueranno allo stesso ritmo, se non più rapido”. Nomura ha tagliato il target price di Telecom Italia a 0,58 da 0,68 euro a causa di un impatto del cambio sulle valutazioni dell’America Latina.
Intanto, un’analisi condotta dall’Università Bocconi per conto di CorrierEconomia sostiene che Telecom Italia debba puntare urgentemente alla crescita del business all’estero, proseguendo con il modello Brasile, perché lo scorporo e l’eventuale aggregazione con 3 non sono sufficienti per evitare il nanismo internazionale dell’azienda. “Africa, India, Indonesia o paesi più difficili come Iran e Pakistan: sono questi i mercati dove andare – ha detto Stefano Caselli, prorettore all’internazionalizzazione dell’Università Bocconi – Altrimenti ogni mossa è inutile e fra cinque anni staremo ancora parlando del debito di Telecom”.