L'ANALISI

Carnevale Maffè: “Scorporo rete, il nodo è la governance non la proprietà”

Il professore della Sda Bocconi: “Gli Olo non dovrebbero preoccuparsi tanto delle quote di Telecom nella newco, quanto dell’indipendenza degli amministratori. Il modello è quello inglese di Open Reach”

Pubblicato il 28 Mag 2013

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“L’interesse del mercato italiano oggi, se viene separata la rete fissa di Telecom Italia, è che avvenga una grande differenziazione dei modelli di offerta e che la rete venga gestita sul modello dell’inglese Open Reach, con una governance separata e indipendente”. La pensa così Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategia e Imprenditorialità alla Sda Bocconi, in vista del cda di Telecom Italia di giovedì, quando è prevista l’ultima parola sullo scorporo della rete. Secondo Cardinale Maffè, “gli Olo non dovrebbero preoccuparsi tanto della proprietà della newco della rete, quanto della sua governance, perché sono gli amministratori e non i proprietari a garantire l’equivalence of input”.

L’Italia è arretrata nell’arena del fisso, anche perché “tutte le offerte si assomigliano, hanno lo stesso prezzo, creando così un effetto deflattivo, per cui la gente aspetta l’offerta speciale e rimanda l’acquisto di tecnologie superiori”, attacca Carnevale Maffè. La tesi del professore, è che il mercato del fisso nel nostro paese è completamente diverso dal mobile, dove invece la competizione è molto più serrata, e per questo la spinta innovativa è molto più forte con una grande differenziazione anche sul fronte dell’offerta. “In Italia dobbiamo fare sul fisso quello che è stato fatto sul mobile – argomenta Carnevale Maffè – rendendo le offerte molto differenzianti. Per fare questo, l’unica condizione è che la rete sia effettivamente separata, in base alla cosiddetta equivalence of input, che in altre parole significa pari opportunità di input (accesso ndr) alla rete”.

Ma a fronte di questa equivalence of input, “bisogna che ci sia differenciation of output, perché altrimenti facciamo socialismo telematico – aggiunge Carnevale Maffè –tutti comprano le stesse cose, perché tutti vendono le stesse cose”.

La separazione della rete da sola non basta, “è necessario che ci sia una governance indipendente della rete, sul modello inglese di Open Reach – aggiunge il professore – La proprietà invece è meno rilevante, che Telecom Italia abbia il 30%, il 51% o il 60% interessa molto meno, perché l’aspetto fondamentale è che la governance della rete sia indipendente”.

In sintesi, secondo Carnevale Maffè la governance della rete diventa fondamentale nel ruolo di “garante dell’equivalence of input – aggiunge – Quello che conta nei sistemi di separazione come questo, paradossalmente, non è la proprietà ma la governance e chi nomina gli amministratori. Il modello Open Reach prevede amministratori indipendenti da British Telecom, ed è stata questa la condizione posta da Ofcom (l’Agcom del Regno Unito) per poter rilasciare gli obblighi e i limiti di commercializzazione a British Telecom”.

I principi saldi dell’operazione sono la massima differenziazione degli output, pur in presenza di equivalence of input che si garantisce garantendo non la proprietà, bensì la governance. “La proprietà dal mio punto di vista è irrilevante, quindi la critica degli Olo sulla proprietà di Telecom Italia, è tecnicamente sbagliata. Gli Olo dovrebbero essere preoccupati della governance e non della proprietà”, chiude il professore.

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