“Il testo del Regolamento sugli scavi stradali per la posa in opera della fibra ottica, sul quale dovrà pronunciarsi la Conferenza Unificata delle Regioni il prossimo giovedì 26, non va assolutamente bene, perché contiene ancora specifiche norme che inficiano l’utilizzo delle tecniche di scavo più innovative e a basso impatto ambientale quali le minitrincee”. Cesare Avenia, presidente di Asstel, punta il dito contro il nuovo testo e spiega al Corriere delle Comunicazioni cosa non va.
Il testo è stato frutto di un lungo contro tra operatori ed enti. Cosa non funziona?
Quello che non convince è l’articolo 8 relativo alle modalità di ripristino dopo lo scavo. La norma prevede infatti modalità tradizionali a fronte di tecniche di scavo – le minitricee – innovative: si stabilisce la posa dello strato di binder, con malta cementizia. Una contraddizione in termini che inficia tutto lo spirito del provvedimento. Non è sostenibile che dopo mesi e mesi di riunioni, estenuanti confronti, relazioni tecniche, mediazioni fra Mise e Mit, dopo che sembrava che le minitrincee, previste dal Decreto Crescita 2.0 come innovazione necessaria per facilitare, modernizzare e omogeneizzare su tutto il territorio nazionale la posa in opera della fibra ottica fossero state finalmente accettate, sono spuntati nel testo articoli che, negando l’uso materiali innovativi per il ripristino del manto stradale, rendono di fatto impossibile applicare le minitrincee.
Asstel cosa chiede a questo proposito?
Se si utilizzano le minitrincee devono essere normate tecniche che permettono lo scavo, la posa della fibra e il ripristino in un unico passaggio, sfruttando materiali innovativi “incomprimibili”.In questi giorni Asstel ha presentato al Mise e Mit una proposta di variazione al Regolamento che rimette il testo in linea con gli obiettivi innovativi della legge, auspicando fortemente che sia questa la versione su cui si pronuncerà la Conferenza Unificata.
Lei ha detto che il decreto è vittima della burocrazia. Ci spiega perché?
Viaviamo una situazione ormai paradossale, per cui mentre le nostre istanze d’innovazione trovano ascolto presso i responsabili politici, il viceministro Catricalà e il ministro Lupi, siamo costretti nella quotidianità poi a confrontarci con la resistenza di apparati burocratici interessati soprattutto alla conservazione dello status quo. Da qui l’assurdità che un semplice regolamento tecnico, la cui emanazione avrebbe dovuto seguire un normale iter risolvibile nel giro di qualche giorno, sembra diventata invece una questione così complessa, tanto da far passare in secondo piano l’urgenza e l’interesse strategico del Paese nello sviluppo delle reti di Tlc.