IL PACCHETTO

Connected Continent, ok al compromesso lettone: roaming semi-abolito dal 2016

Semaforo verde dai 28 stati Ue al documento della Presidenza. Net neutrality “light”: no alle discriminazioni sul traffico, ma gli operatori avranno margini per gestire i servizi speciali. A metà marzo i negoziati con l’Europarlamento

Pubblicato il 04 Mar 2015

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Via libera da parte da parte degli stati membri al pacchetto telecomunicazioni “Connected Continent”. Riuniti in mattinata a Bruxelles i rappresentanti permanenti dei 28 hanno dato semaforo verde al compromesso della Presidenza lettone dell’Ue sulla proposta legislativa: compromesso che introduce una semi-abolizione del roaming da metà 2016 di fianco a norme sulla net neutrality che pur proibendo ogni forma di discriminazione sul trattamento del traffico al contempo lasciano agli operatori margini di manovra per gestire servizi speciali via internet. Le negoziazioni tra Consiglio Ue e Parlamento europeo dovrebbero dunque cominciare entro metà mese rafforzando le speranze che il testo, nonostante un periplo legislativo molto tortuoso e la mai sopite polemiche, venga approvato in via definitiva entro la primavera.

Secondo diversi analisti, a cui si sono aggiunte ieri le voci del Financial Times e del Wall Street Journal, la posizione adottata oggi dal Consiglio andrebbe nella direzione di una linea più accomodante in materia di neutralità della rete rispetto alle regole “forti” adottate giovedì dalla Fcc americana. Il compromesso lettone mette nero su bianco l’obbligo di “uguale trattamento” per “tipologie equivalenti di traffico”, sancendo che “bloccare, rallentare, alterare, degradare o discriminare contro contenuti, applicazioni o servizi specifici dovrebbe essere proibito”.

D’altra parte, benedice gli accordi tra content provider e telco, e tra quest’ultime e gli utenti, per la fornitura “di servizi che richiedono un livello specifico di qualità” – i famigerati servizi “specializzati” – a patto che “la disponibilità e la qualità dell’accesso a internet per gli altri utenti non sia compromessa in modo materiale”. Garanzia quest’ultima che non placa i più critici i quali accusano la norma di fare d’anticamera ad un internet a due velocità (ne è convinto anche l’FT). Gli operatori potranno anche implementare misure “ragionevoli” di traffic management, inclusa l’opzione di alterare il traffico in alcune circostanze eccezionali, per esempio in caso di rischi per la sicurezza delle reti o congestioni.

Il testo segue un approccio basato su principi generali, rinviando alle authority nazionali la definizione e l’implementazione dei dettagli applicativi, nonché tutte le operazioni di montpraggio. In privato, le telco europee mostrano cauta soddisfazione. Di avviso diverso EDRi che non esita a parlare di “distruzione della net neutrality”. “Gli stati membri – attacca il presidente dell’associazione europea per i diritti digitali, Joe McNamee – permetterebbero agli operatori di erigere nuove barriere online creando corsie veloci e freepass per i loro partner commerciali”.

Ma trapela irritazione anche tra le fila del Parlamento europeo, il quale in aprile ha dato il via libera ad una versione più stringente e circostanziata delle stesse regole sull’Open Internet. In una lettera firma da oltre 150 eurodeputati in rappresentanza di tutti i principali gruppi politici si denunciano “regole deboli che vanno contro le ripetute richieste dell’Europarlamento di definizioni chiare”.

Strasburgo è sul sentiero di guerra anche sul roaming. Anche riguardo l’abolizione delle tariffe extra sul traffico intracomunitario l’accordo trovato oggi in Consiglio prevede infatti una linea più morbida, certamente più flessibile, rispetto a quella votata dal Parlamento europeo (che fissava la data di abolizione a dicembre 2015). L’equiparazione tra tariffe domestiche ed estere scatterebbe da giugno 2016 solo su un volume limitato di traffico. Una volta superata questa quantità, i costi aggiuntivi fatturati agli utenti non potranno comunque superare una certo tetto e gli operatori potranno proporre formule flat.

Tutto il resto è rinviato a data da definirsi, e comunque non prima del 2018 termine entro il quale la Commissione europea dovrà riferire al Consiglio e Parlamento sulla necessità di ulteriori misure, in particolare sul fronte delle tariffe wholesale sul quale il pacchetto non interviene. “Senza dubbio questa soluzione deluderà seriamente i cittadini”, scrivono i deputati di Strasburgo. Che definiscono “priva di ambizione” la proposta. E anche la Commissione europea non ha nascosto malumori, specialmente per bocca del vicepresidente al Mercato unico digitale Andrus Ansip.

Difficile quindi dire se le negoziazioni tra Consiglio e il Parlamento europeo possano trovare un terreno viste le distanze sia sul roaming che sulla net neutrality. Ma il tempo stringe, e a maggior ragione dopo lo scatto della Fcc, in Europa si preme per chiudere il fascicolo il prima possibile. “Non sono del tutto ottimista, ma sono ottimista”, ha dichiarato nei giorni scorsi Pilar del Castillo, la deputata spagnola che guiderà le negoziazioni per il Parlamento europeo.

Il pacchetto Connected Continent è stato presentato a settembre 2013 dall’allora commissario europeo per l’agenda digitale Neelie Kroes. Nonostante la proposta contenesse in origine un cospicuo novero di misure, ad esempio in materia di radiospettro, diritti dei consumatori e accesso, i governi hanno deciso di cestinarne circa l’80% scegliendo di concentrarsi solo sulle sezioni consacrate a net neutrality e roaming.

Soddisfazione da parte del commissario all’Economia digitale Guenther H. Oettinger: “Adesso è importante fare tesoro di questa spinta politica e raggiungere un rapido accordo in sede di trilogo [cioé tra Cosiglio, Commissione e Parlamento europeo]. Dopodiché potremo finalmente guardare avanti con la presentazione del piano sul Digital Single Market”.

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