E’ battaglia sul roaming Ue. I socialdemocratici: “Abolirlo subito”

Il capogruppo all’Europarlamento Guy Verhofstadt lancia l’appello in vista della plenaria del Consiglio Ue: “Rimediare agli errori fatti. No alle proroghe”

Pubblicato il 11 Mar 2015

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“La prossima settimana i capi di Stato avranno la possibilità di rimediare all’errore fatto dai loro ambasciatori e sostenere la posizione del Parlamento che chiede la fine dei sovraccosti del roaming alla fine di quest’anno”. A lanciare l’appello, durante il dibattito in plenaria a Strasburgo sul Consiglio europeo del 20 e 21 marzo, è Guy Verhofstadt, capogruppo dei socialdemocratici, che chiede così al Consiglio di avvicinare la propria posizione a quella già espressa dal parlamento Ue, invece che posticipare la fine del roaming almeno fino al 2018, come era emerso dal confronto dei giorni scrosi tra gli Stati membri nelle riunioni preparatorie del Consiglio Ue sulle Tlc.

Il via libera da parte da parte degli stati membri al pacchetto telecomunicazioni “Connected Continent” era arrivato nei primi giorni di marzo, quando i rappresentanti permanenti dei 28 avevano dato semaforo verde al compromesso della Presidenza lettone dell’Ue sulla proposta legislativa: compromesso che introduce una semi-abolizione del roaming da metà 2016 di fianco a norme sulla net neutrality che pur proibendo ogni forma di discriminazione sul trattamento del traffico al contempo lasciano agli operatori margini di manovra per gestire servizi speciali via internet.

Secondo diversi analisti, la posizione adottata dal Consiglio andrebbe nella direzione di una linea più accomodante in materia di neutralità della rete rispetto alle regole “forti” adottate giovedì dalla Fcc americana. Il compromesso lettone mette nero su bianco l’obbligo di “uguale trattamento” per “tipologie equivalenti di traffico”, sancendo che “bloccare, rallentare, alterare, degradare o discriminare contro contenuti, applicazioni o servizi specifici dovrebbe essere proibito”.

D’altra parte, benedice gli accordi tra content provider e telco, e tra quest’ultime e gli utenti, per la fornitura “di servizi che richiedono un livello specifico di qualità” – i famigerati servizi “specializzati” – a patto che “la disponibilità e la qualità dell’accesso a internet per gli altri utenti non sia compromessa in modo materiale”. Garanzia quest’ultima che non placa i più critici i quali accusano la norma di fare d’anticamera ad un internet a due velocità (ne è convinto anche l’FT). Gli operatori potranno anche implementare misure “ragionevoli” di traffic management, inclusa l’opzione di alterare il traffico in alcune circostanze eccezionali, per esempio in caso di rischi per la sicurezza delle reti o congestioni.

Il testo segue un approccio basato su principi generali, rinviando alle authority nazionali la definizione e l’implementazione dei dettagli applicativi, nonché tutte le operazioni di montpraggio. In privato, le telco europee mostrano cauta soddisfazione. Di avviso diverso EDRi che non esita a parlare di “distruzione della net neutrality”. “Gli stati membri – attacca il presidente dell’associazione europea per i diritti digitali, Joe McNamee – permetterebbero agli operatori di erigere nuove barriere online creando corsie veloci e freepass per i loro partner commerciali”.

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