Un gruppo di Ong di tutto il mondo lancia un’appello al presidente Jean-Claude Juncker perché non venga meno l’impegno della Commissione europea a difendere la privacy in base ai più alti standard. E l’appello non arriva a caso: l’Unione europea sta preparando una riforma completa del quadro normativo che regola la protezione dei dati in Europa.
Riconoscendo l’enorme significato e impatto della riforma, la stessa Commissione si era impegnata, al momento dell’avvio del processo di revisione dell’impianto normativo sulla data protection, a garantire che il livello di protezione dei dati individuali non sarebbe sceso sotto gli standard esistenti. Le norme sulla privacy sarebbero state portate nell’era digitale e unificate, ma non indebolite, aveva promesso Viviane Reding nel 2012. Tuttavia, secondo le associazioni firmatarie dell’appello, le prime indiscrezioni trapelate sul nuovo framework sulla data protection che Bruxelles ha messo a punto mostrano che la Commissione non ha tenuto fede al suo impegno. Per questo, 66 Ong dell’Unione europea, dell’America intera (Nord, centro e Sud), dell’Africa, dell’Asia e dell’Australia si sono unite per chiedere una conferma da parte del presidente Juncker che la promessa sarà rispettata.
“Senza che il presidente Juncker detti la direzione da seguire, il diritto alla privacy, non solo in Europa, ma in tutto il mondo, non sarà pienamente garantito”, afferma Joe McNamee, Executive director di European Digital Rights (Edri), l’organizzazione che ha promosso l’iniziativa che ha portato le Ong a unirsi e a mandare la lettera. “Speriamo e ci aspettiamo che il presidente della Commissione mantenga l’integrità e l’indipendenza di questa istituzione”.
“Le Ong che firmano questa lettera sono preoccupate per i cambiamenti al pacchetto di riforma della data protection fatti in sede di Consiglio dell’Unione europea”, si legge nella lettera. “Il quadro normativo europeo per la protezione dei dati è importante non solo per la protezione dei cittadini europei e per costruire la fiducia nelle aziende europee ma è cruciale perché fissa il più alto standard internazionale in materia di privacy“.
Nel 2012, la Commissione europea aveva avanzato una prima proposta legislativa per riformare e modernizzare il regolamento sulla privacy europeo. La proposta è stata emendata dal Parlamento europeo nel 2014. Secondo le Ong, un aggiornamento è necessario e urgente per le nuove sfide poste dalle tecnologie e anche per armonizzare la legislazione a livello europeo e assicurarne un’efficace attuazione in tutta l’Ue. Di fronte a pratiche come la profilazione e il tracciamento online e a innovazioni come la digitalizzazione dei dati sanitari, tutti gli ambiti delle nostre vite sono “invasi dai Big data“, nota Edri. “Data l’enorme quantità di dati che viene raccolta, aziende e governi sanno sempre più cose su di noi, forse più di quanto sappiamo noi stessi: le nostre preferenze, la nostra salute, le nostre relazioni, le nostre scelte politiche. Senza una regolamentazione credibile, i cittadini, le aziende e la società intera saranno sconfitti”.
“Scriviamo questa lettera ponendo una semplice domanda”, dicono le Ong riunite rivolgendosi al presidente Juncker: “Si prenderà la responsabilità per garantire che la promessa legale e politica fatta dalla Commissione verrà rispettata? Ci aspettiamo una risposta pronta, prima che il Consiglio completi il suo dibattito”. Tra i tanti firmatari figurano Privacy International, la World Wide Web Foundation, le europee Beuc e Free e le statunitensi Center for Digital Democracy, Consumer Federation of America, Consumer Watchdog e Electronic Privacy Information Center – Epic.