Con occhi increduli assistiamo alle continue novità che stanno accompagnando la presa di possesso di Telecom Italia da parte di Vivendi, scrive in una nota Asati l’associazione dei piccoli azionisti Telecom.
“Come di consueto, negli anni passati, quasi contestualmente alla presentazione dell’ordine del giorno dell’Assemblea di Telecom Italia sul sito aziendale, anche nell’area “intranet” – ossia la parte del sito accessibile ai soli dipendenti, finalizzata a riportare tutte le comunicazioni dell’Azienda verso i dipendenti – veniva posta in evidenza la convocazione dell’assemblea e ampiamente comunicate le modalità di partecipazione e, in particolare, le “misure volte a facilitare il rilascio della delega ad associazioni costituite ai sensi dell’art. 141 D.LGS N. 58/1998, da parte di azionisti dipendenti (ex art.19, Comma 4, Statuto Telecom Italia)”.
“Quest’anno la novità – scrive Asati -: a 20 giorni dall’apertura della piattaforma aziendale per permettere ai dipendenti di presentare domanda di partecipazione e conferire delega, nell’area intranet non vi è alcuna comunicazione al riguardo“.
“Certo – risponderete – tutte le informazioni “a norma di legge” sono riportate sul sito aziendale accessibile a tutti (dipendenti e non). Ma sappiamo tutti molto bene che la quasi totalità dei dipendenti, confidando proprio sulla “vicinanza” del proprio manager, non consultano il sito aziendale ma si limitano ad accedere alla parte a loro riservata“.
“Un bel salto indietro rispetto all’anno scorso quando la presentazione dell’assemblea e l’invito a partecipare ai dipendenti era avvenuto addirittura con messaggi ad hoc, anche video, da parte dell’allora A.D. Dott. Marco Patuano e dell’allora (e ancora attuale!!) Presidente Ing. Giuseppe Recchi. Un salto ancor più “doloroso” e che ci lascia stupefatti considerato che, nell’attuale CdA, ci sono ben quattro membri che abitualmente danno spazio ai dipendenti: tutti conosciamo la governance di Vivendi nel rispetto della best practice Europea”.
“E, allora, chiediamoci: “come mai Vivendi, in Italia, mostra solamente l’altra faccia?”; “crede nella best practice di coinvolgere i dipendenti (e rispettarli) oppure la subisce, in patria, obtorto collo”?
Data la vostra professionalità, certo non vi potrà essere sfuggito come in Europa sia sempre più presente la partecipazione dei lavoratori alla governance aziendale, principio (e diritto) presente nella nostra Costituzione ossia, nel nostro ordinamento, da 60 anni: potete, allora, spiegarci come sia possibile non solo accettare ma anche solo “ipotizzare e preordinare” un simile arretramento in una Società che si vanta di voler diventare centro di riferimento per l’Europa intera?
Vedi il prossimo Convegno, a Bruxelles, del 19 maggio organizzato dall’European Federetion of Employee Share Ownership.
La mancanza di questa informativa, certamente, non avvicina i dipendenti-azionisti alla Società e non facilita la possibilità, ai 18.000 dipendenti azionisti di TI, di conferire delega alla nostra Associazione o a qualsiasi altra persona o soggetto. È un dato di fatto che i dipendenti-azionisti hanno avuto comunicazione dell’assemblea prima da AS.A.T.I. che dalla stessa TI, come si evince dall’ennesima email, ricevuta oggi una tra le centinaia pervenute in questi giorni alla nostra associazione, – che riportiamo in calce (con le dovute omissioni dei riferimenti personali).
Speravamo – avendo già vissuto problemi analoghi in occasione della presentazione della lista per il Collegio Sindacale, in cui pur possedendo lo 0.5% del capitale non abbiamo raggiunto il quorum per colpa del sistema bancario – che TI sarebbe stata, nel futuro, sempre più sensibile al coinvolgimento dei dipendenti e…invece, la svolta “Vivendi” sembra aver fatto cadere nel vuoto i buoni propositi del precedente assetto di governance.
Non abbiamo dubbi che tale turnaround non sarà minimamente apprezzato dai dipendenti, con evidenti potenziali pesanti ricadute sul clima aziendale.
La presente viene inviata anche ai dipendenti a noi legati, con l’invito a partecipare – anche direttamente – alla prossima assemblea per dimostrare al nuovo (e vecchio) manager dove risiede il valore dell’azienda e quale siano i diritti non calpestabili”.