“Il valore del titolo in borsa ha perso il 30% rispetto marzo 2016 e questa perdita non è giustificabile solo con la chiusura del convertendo. È per questo che vi prego di richiedere i dati necessari a valutare con estrema attenzione il pessimo clima, ormai in crescendo in tutte le sedi Tim in Italia da Palermo a Bolzano, che il nuovo vertice insieme al nuovo responsabile del personale stanno creando dopo appena 8 mesi di attività”. Si apre con un appello preciso la lettera inviata dai piccoli azionisti di Telecom Italia e indirizzata al presidente Giuseppe Recchi, al vice presidente Arnaud De Puyfontaine e all’Ad Flavio Cattaneo.
La missiva firmata dal presidente di Asati, Franco Lombardi, chiede in generale di porre maggiore attenzione al sentiment aziendale. La richiesta specifica riguarda “la effettuazione della rilevazione del clima organizzativo, una tradizione di ascolto del personale fin dal 1999 e che veniva realizzato di prassi ogni due anni”.
L’ultima analisi, ricorda Asati, “è stata realizzata nel mese di maggio 2014 ed era stata programmata per la primavera di quest’anno”. Quando sono cambiati i vertici “la programmazione è stata sospesa, per ovvie e comprensibili ragioni” ma ad oggi “possiamo senz’altro affermare che la rilevazione di clima è saltata, non siamo a conoscenza di una programmazione prossima e non ne conosciamo i motivi”.
Un “significativo segnale” del clima descritto dai piccoli azionisti “è riferibile alla adesione di oltre il 60% dei lavoratori allo sciopero di ieri, con manifestazioni in tutte le sedi di Tim da Palermo a Bolzano”. Il prossimo 13 dicembre, ricorda la lettera, “è stata proclamata una intera giornata di sciopero e temiamo che l’adesione possa essere più consistente, raggiungendo potenziali adesioni mai viste nella storia recente di Telecom Italia”. Rivolgendosi al cda di Tim, Asati chiede di “intervenire al più presto”.
Nelle ultime righe viene citato l’annuncio del piano di ristrutturazione da parte di Cattaneo a fine novembre: “Senza mantenimento di un clima soddisfacente per una società complessa come Tim non c’è possibilità di un duraturo successo del business. Ne sono testimonianza le varie proteste in corso su tutto il territorio di tutti i dipendenti Tim e soprattutto dal popolo dei tecnici della Rete, uomini e donne, di open access, che non hanno un “ufficio” vero e proprio: la loro “sede” è il Territorio, si spostano operando a stretto contatto con i clienti – conclude Asati -. Rappresentano l’azienda, questi uomini e donne, con le giubbe rosse, che ieri erano per la maggior parte attori in queste manifestazioni”.