TELEFONIA

Tariffe a 28 giorni, affondo di Calenda: “Serve una soluzione rapida”

Il ministro dello Sviluppo: “Inaccettabile”. Si muove anche il Parlamento: presentato un ddl ad hoc e approvata una mozione che impegna il governo ad intervenire a favore dei consumatori

Pubblicato il 18 Ott 2017

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La questione delle fatture a 28 giorni, invece che a 30, nel campo delle Tlc, “è una cosa che va messa a posto il più rapidamente possibile, perché è una cosa inaccettabile”. Così il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, a margine della cabina di regia per l’Italia internazionale. A chi gli chiedeva della possibilità di intervenire sulla questione con un emendamento in manovra, ha ribadito che occorre trovare una soluzione “il più rapidamente possibile”.

E anche il Parlamento si è mosso su questo fronte. E’ stata presentata nei giorni scorsi una proposta di legge per vietare le tariffe a 28 giorni non solo sulla telefonia fissa, ma anche su quella mobile e sui servizi tv a forma della deputata Pd Alessia Morani. Inoltre la Camera ha approvato una mozione del presidente della commissione Trasporti e Tlc della Camera, Michele Meta, che impegna il governo ad assumere iniziative normative, nell’ambito della manovra di bilancio per il 2018, per impedire che gli operatori telefonici e di telecomunicazione adottino una cadenza di fatturazione che non abbia come base il mese o un suo multiplo.

A marzo l’Agcom aveva abolito quelle a 28 giorni su rete fissa, telefono, Adsl o fibra ottica, imponendo canoni solo mensili. L’Autorità garante delle comunicazioni aveva chiesto a Vodafone e Wind di cambiare le proprie offerte, anche per gli utenti già attivi. A Fastweb e Tim di bloccare il passaggio annunciato (ma ancora non attivo) a offerte a 28 giorni. Tutti gli operatori, su fisso e mobile, sono passati o stavano passando, infatti, a questo tipo di tariffazione, che fa scattare l’addebito ogni quattro settimane invece che ogni mese.

A settembre il commissario Agcom Francesco Posteraro, ha avviato procedimenti sanzionatori nei confronti di Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb. I quattro operatori telefonici non hanno infatti rispettato la delibera di marzo. Gli obiettivi dell’Autorità sono garantire massima trasparenza e confrontabilità dei prezzi e permettere al consumatore il controllo dei consumi e della spesa.

“Se la pratica non verrà fermata in tempo – spiega infatti il deputato del Pd – c’è il rischio che altri settori la mutuino in fretta, perché la furbizia è purtroppo contagiosa: se è legittima l’aspirazione al profitto da parte delle aziende, lo è ancora di più il diritto dei cittadini alla trasparenza. Chi vuole aumentare le proprie tariffe lo faccia dunque alla luce del sole, sottoponendosi al giudizio del mercato, e non tramite accorgimenti ingannevoli che finiscono per danneggiare soprattutto i consumatori più indifesi”.

Secondo Sos Tariffe l’effetto della fatturazione a 28 giorni ha lasciato un’impronta chiara sull’andamento dei prezzi nei mercati della telefonia fissa e dell’Adsl, dove le tariffe sono cresciute in media, dal 2015, del 29%. Per attirare clienti, però, le compagnie mettono a punto offerte sempre più allettanti, che in canoni in promozione che nello stesso lasso di tempo sono scesi del 6,4%.

Dallo studio emerge che prezzo medio mensile è passato da 27,9 euro a 36,1 euro. Considerando però le medie delle offerte più economiche, con sconti più incisivi offerti il primo anno di attivazione, si vede nel 2015 queste costavano 26,6 euro, mentre oggi 24,9 euro: una diminuzione del 6,4%, sintomo che ad oggi esistono tariffe con promozioni in ingresso ancora più competitive.

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