Microsoft non placa le preoccupazioni europee sulla privacy. E Windows 10 torna nel mirino dei Garanti Ue della protezione dati: le modifiche annunciate dall’azienda sul sistema operativo non sono sufficienti a garantire la tutela dei consumatori. “Rimangono perplessità”, scrive il gruppo di lavoro di Article 29, il team degli “watchdog” dei dati personali, nonostante venga riconosciuta “la volontà di collaborare” della società. Microsoft non ha ancora commentato.
Una lettera era già stata spedita lo scorso anno all’azienda: venivano espresse preoccupazioni per alcune impostazione di default e per l’apparente assenza di possibilità di controllo della gestione dei dati da parte degli utenti. In prima fila la Francia che a luglio scorso aveva ordinato all’azienda uno stop alla raccolta selvaggia di dati personali.
Secondo il gruppo, nonostante le cinque nuove opzioni (per attivare o non attivare la raccolta dati) presenti nelle nuove impostazioni di installazione proposte, non è ancora chiaro in che misura gli utenti vengono resi edotti sull’utilizzo delle informazioni. Microsoft utilizza i dati raccolti tramite Windows 10 per diversi scopi, tra cui la pubblicità: “Microsoft – scrive il gruppo privacy – dovrebbe spiegare chiaramente quali tipi di dati personali vengono trattati e anche per quali scopi. Senza questo tipo di informazioni il consenso non può ritenersi ‘informato’, e quindi non l’autorizzazione non è valida”.