“Il 5G? è ormai una realtà in movimento. L’ecosistema si è messo in moto più velocemente di quanto si immaginava anche solo un anno fa. Le prime sperimentazioni sono in corso mentre i trials su larga scala e lo sviluppo delle reti arriveranno già nella prima parte del 2019. Un anno prima delle vecchie previsioni. Già dal 2020 ci sarà la prima commercializzazione dei device di nuova generazione”: Enrico Salvatori, senior vice-president e presidente di Qualcomm Emea, è convinto che la nuova era delle comunicazioni mobili sia ormai arrivata.
Il suo, del resto, è un osservatorio privilegiato visto che l’azienda di chip di San Diego ha puntato moltissimo, e non da oggi, nel 5G. Basta, del resto, vedere gli annunci del chip maker americano al MWC2017 in corso a Barcellona. Non soltanto le future famiglie della fortunata serie degli Snapdragon pronte a lavorare con download superiori al gigabit/s ma anche la prima connessione 5G (con Snapdragon serie X50) che consente di operare in contemporanea su frequenze sub-6 GHz e in Multi-band mmWave ed è basata su New Radio in 3GPP, il probabile standard 5G globale .
Il 5G non è però soltanto velocità o bassa latenza per applicazioni mission critical. Visto che la sua “massa d’urto” saranno i dati, un’importanza fondamentale l’avrà la capacità di gestire una mole rilevantissimo di informazioni, in particolare con l’affermarsi dell’Internet of thing.
Avere chip in grado di gestire anche connessioni di tipo WiFi in situazioni di particolare congestione di traffico appare pertanto essenziale. Tanto che Qualcomm ha approfittato del meeting di Barcellona per lanciare la nuova versione della sua Network IoT Connectivity Platform, potenziata proprio per aumentare la capacità di portata delle reti su frequenza WiFi. “ Già oggi vendiamo un miliardo di componenti per lo IOT”, osserva Salvadori.
Quella del 5G sarà certamente una rivoluzione che aprirà la via a nuove industrie, nuovi servizi, nuovi modi di vita (si pensi, ad esempio, alle auto che si guidano sa sole). Ma le telco sono pronte ad investire nelle nuove reti e, soprattutto, nelle licenze per le frequenze indispensabili al funzionamento del 5G? Un po’ di dubbi è lecito averli, almeno sull’entusiasmo con cui gli operatori affrontano il tema 5G. Ma lo sviluppo tecnologico non si può fermare e le maggiori telco ne sembrano ormai convinte.
Tant’è vero che proprio da Barcellona è arrivato un “manifesto” siglato dai maggiori operatori mobili e dalle industrie tecnologiche che mira ad accelerare la standardizzazione del 5G New Radio (NR), già nel prossimo meeting plenario del 3GPP RAN che si terrà l’8 marzo a Dubrovnik.
Avere uno standard comune, come insegna tutta la storia della telefonia mobile, è una ragione di successo e di efficienza a vantaggio di tutto il sistema, dalle aziende ai consumatori. Senza uno standard comune è difficile che l’Europa, da un lato, ed Usa e Corea dall’altro (così sono oggi schierati i due fronti della tecnologia 5G) possano trovare una convergenza tecnologica oggi ancora mancante.
Ma la via pare tracciata, almeno a leggere l’elenco dei firmatari dell’appello, che messi insieme rappresentano una specie di Onu del settore. Tra le telco figurano AT&T, BT, Deutsche Telekom, Etisalat, KDDI, KT, LG Uplus, SK Telecom, Sprint, Swisscom, Telia, Telstra, Vodafone e l’italiana TIM. Alleanza intercontinentale anche fra i fornitori: Ericsson, Huawei, Intel, LG, Qualcomm e Zte. Come dire che il 5G è davvero alle porte.