IL DDL

Smart working, via libera dalla Camera alle nuove regole

Il ddl prevede che la modalità di lavoro agile sia regolata mediante accordo tra le parti. Trattamento economico non inferiore a chi lavora in azienda e diritto alla disconessione le novità. Di Raimondo (Asstel): “Ora approvazione veloce in Senato”

Pubblicato il 09 Mar 2017

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Nuove regole per lo smart working. È questa la novità maggiore del ddl sul lavoro autonomo, una sorta di Jobs Act destinato ai circa due milioni di lavoratori autonomi, che oggi ha ottenuto il via libera della Camera. Nel ddl, previste anche misure a tutela della maternità, dei professionisti iscritti ad albi e dei titolari di partite Iva.

Lo smart working non è una nuova tipologia contrattuale ma si configura come una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato” stabilita mediante accordo tra le parti, caratterizzata dall’utilizzo di strumenti tecnologici, eseguito in parte all’interno dell’azienda in parte all’esterno.

Nel provvedimento si chiarisce che il trattamento economico del lavoratore agile non dovrà essere inferiore a quello applicato ai dipendenti che svolgono le stesse mansioni in azienda. Previsto anche il cosiddetto diritto alla disconnessione, che altro non è che il classico giorno di riposo per chi si reca in ufficio ogni mattina.

“Dopo l’approvazione presso la Camera dei Deputati del Disegno di legge che mira, tra l’altro a disciplinare il fenomeno del lavoro agile, auspichiamo che l’iter del provvedimento possa ora completarsi presso l’altro ramo del Parlamento in maniera spedita – commenta Laura Di Raimondo, direttore di Assotelecomunicazioni-Asstel Da tempo Asstel è impegnata a sostenere lo sviluppo dello Smart Working sensibilizzando il legislatore sull’importanza di disciplinare l’utilizzo di queste nuove modalità di lavoro senza ingabbiarle con regole che stravolgano i valori di flessibilità su cui si basa il suo successo nelle aziende dove già è una realtà affermata.”.

Lo Smart Working, o lavoro agile, è la modalità di lavoro emergente che già sta rivoluzionando l’organizzazione di molte aziende, consentendo la restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare in ambito lavorativo, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. “E’ questa la chiave – conclude il direttore di Asstel – per consentire a tutte le categorie di persone di trovare un appropriato inserimento nella vita attiva. I riscontri presso i lavoratori di questa nuova modalità di lavorare, che nell’ambito della filiera delle Tlc si sta rapidamente diffondendo, sono stati sempre molto positivi”.

Con il termine “smart working” (lett.”lavoro agile”) s’intende la possibilità del dipendente di lavorare da casa, sfruttando a pieno gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia: pc, tablet ma anche piattaforme come skype ad esempio, con il quale si possono fare riunioni senza doversi recare fisicamente in ufficio.

In realtà, quella del “lavoro virtuale” è già una realtà per moltissimi lavoratori italiani, tanto è vero che l’emendamento contenuto nel Jobs Act non intende in nessun modo creare un nuovo tipo di contratto ma mira bensì a disciplinare un fenomeno già in atto che produce risultati positivi per le aziende che lo scelgono.

Il Politecnico di Milano ha stimato che sono circa 250.000 lavoratori dipendenti che fanno smart working in Italia in aziende con oltre 10 dipendenti. Il numero di grandi imprese che lo adottano è passato negli ultimi due anni dall’8% al 30%. Un passo verso lo smart working è stato fatto anche nella pubblica amministrazione, dove attualmente “si contano ancora poche iniziative”. Eppure, i benefici le aziende non sono pochi: aumenti della produttività dal 15 al 20%, riduzione dei costi di real estate e di gestione degli spazi dal 20 al 30%, drastica riduzione dell’assenteismo e miglioramento del clima aziendale e dell’employer branding.

Da appena un mese, il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia insieme al dipartimento per le Pari opportunità di Maria Elena Boschi sta cercando nuove soluzioni e alternative per il lavoratore pubblico, volte soprattutto a migliorare la conciliazione tra vita privata e l’ufficio, si pensi per esempio al caso delle madri lavoratrici. Tutto sta però nel come, praticamente, verrà attuata tale riforma. Sulla carta, essa potrebbe essere un modo per alzare il livello di qualità del pubblico impiego, che avrebbe effetti positivi non solo sul dipendente ma anche sui cittadini che usufruiscono del servizio. D’altra parte però, c’è il rischio che si creino delle sacche di nuovi “furbetti” digitali, andando ad alimentare il fenomeno dell’assenteismo che queste nuove norme dovrebbero colpire.

Tra le altre modifiche e novità introdotte nel ddl anche la Dis-coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori, anche a progetto, diventata strutturale ed estesa (è un’altra novità) ad assegnisti e dottorandi di ricerca con borsa di studio, a fronte di un incremento dell’aliquota contributiva dello 0,51 per cento. È affidata, invece, a una delega l’estensione delle tutele di malattia e maternità anche ai “non ordinisti” (vale a dire gli iscritti alla gestione separata Inps), rimettendo al governo la possibilità di prevedere un’aliquota aggiuntiva massimo di 0,5 punti percentuali.

Misure più severe contro i ritardi nei pagamenti, con l’abolizione di clausole che indicano i termini per saldare oltre i 60 giorni dalla consegna della fattura al cliente. Si allarga il perimetro delle spese deducibili (fino a 10mila euro per corsi di aggiornamento professionale, master e convegni – fino a 5mila per orientamento e ricerca di nuove opportunità); e se arriva un figlio si potrà ricevere l’indennità di maternità pur continuando a lavorare (non scatta l’astensione obbligatoria).

Infine, in caso di malattia, infortunio o gravidanza, il rapporto di impiego non si estingue (senza diritto a corrispettivo) e può essere sospeso fino a 150 giorni (salvo il venir meno dell’interesse del “datore”). Non solo: in caso di maternità, previo consenso del committente, la neo-mamma potrà essere sostituita da altri colleghi di fiducia, in possesso dei requisiti professionali.

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