L'OPERAZIONE

Privatizzazione di Poste, è scontro nel governo

Il sottosegretario Giacomelli sulla possibilità di cessione a Cdp della quota del Tesoro: “Favorevole ad ogni ipotesi che scongiuri un’ulteriore privatizzazione”. Sulla stessa scia il presidente delle commissione Trasporti e Tlc della Camera, Michele Meta: “Orientamento chiaro contro privatizzazione”. Ma il ministro Padoan va avanti sulla “de-statalizzazione” della Cassa

Pubblicato il 10 Mar 2017

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La cessione a Cdp della quota che il Tesoro detiene in Poste (pari a circa il 30%), da avviare in alternativa a una nuova tranche di privatizzazione, “è una delle ipotesi. Io sono favorevole a ogni ipotesi che scongiuri un’ulteriore privatizzazione, quale sia non tocca a me dirlo”. Lo ha dichiarato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, a margine di un convegno sul 5G, dopo che nelle scorse settimane si era più volte dichiarato contrario alla ulteriore privatizzazione della società di spedizioni. “Sono sicuro che i colleghi del Mef sapranno trovare la strada migliore”, ha concluso.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente della commissione Trasporti e Tlc della Camera, Michele Meta. “Sulla privatizzazione della seconda tranche di Poste avvieremo la discussione sulle risoluzioni che sono pervenute nella commissione che presiedo, dove chiameremo a confronto, naturalmente, Governo e organizzazioni sindacali – spiega Meta – Anche io, al pari del sottosegretario Giacomelli, auspico che il Governo sappia individuare la strada migliore per scongiurare l’ipotesi di un’ulteriore privatizzazione”.

“Colgo l’occasione -aggiunge- per ribadire la mia contrarietà e quella della commissione, emersa con un orientamento prevalente, anche alle voci relative ad altre eventuali privatizzazioni come quella di Ferrovie dello Stato. Del resto, il Presidente Gentiloni nel suo confronto con l’Ue ci saprà tutelare dalle ingerenze ossessive di quegli ambienti europei che con insistenza la stanno menando da troppo tempo sulla cessione di asset strategici del nostro Paese”, conclude Meta.

Dal Pd arriva dunque un deciso stop al piano di privatizzazioni messe in cantiere dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. A partire, appunto, dal progetto di “de-statalizzazione” di Cassa Depositi e Prestiti.

Cassa depositi e prestiti – società controllata all’80% dal ministero dell’Economia – non è stata privatizzata ma usata per privatizzare. Proprio alla Cassa sono stati ceduti un pezzo delle Poste o gli immobili del Demanio: operazioni indolori perché portavano soldi allo Stato mantenendo il controllo pubblico. Ma stavolta il vento potrebbe girare dall’altra parte.

Il ministero dell’Economia sta studiando un nuovo assetto di Cdp, diventata nel corso degli anni una sorta di banca d’affari pubblica con una dote da 250 miliardi di euro, il risparmio postale degli italiani. Siamo ancora nella fase istruttoria. Ma si ragiona sulla cessione di una quota del 15%, simile a quella già oggi posseduta dalle fondazione bancarie. L’operazione lascerebbe il controllo di Cdp nelle mani del ministero dell’Economia, che scenderebbe “solo” al 65%. E porterebbe nelle casse dello Stato, per essere destinati all’abbattimento del debito pubblico, circa 5 miliardi di euro, considerato che il patrimonio dell’intero gruppo supera i 33 miliardi. Il lavoro procede sotto traccia. Ma le voci cominciano a circolare. Resta da capire a chi potrebbe essere destinato quel 15%. Non è chiaro se al mercato oppure agli investitori istituzionali, a fondi o banche straniere. Di certo il rendimento sarebbe interessante: l’ultimo dividendo distribuito da Cdp ammontava a 850 milioni di euro.

Mettere sul tavolo la cessione di Cdp, la madre di tutte le privatizzazioni, significherebbe spingere sul pedale dell’acceleratore mentre gli altri frenano. Anche perché, se la partita Cdp è da giocare nel medio periodo, la seconda tranche di Poste ha tempi più stretti.

Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, non commenta: “Per quanto riguarda le privatizzazioni non vorrei dire cose che turbano i mercati, quindi non facciamo annunci, anticipazioni prima di prendere decisioni”.

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